La frase che abbiamo scelto come titolo per questa notizia è una di quelle che forse spicca maggiormente nel breve documentario che il New York Times ha dedicato a Kodak e al suo attuale momento. Dopo la bancarotta del 2012 la storica compagnia statunitense, quella che ha messo la fotografia alla portata di tutti, sta cercando di reinventare il proprio futuro. Per ripartire la compagnia ha fatto leva su quelli che erano gli asset rimasti nelle sue mani: da un lato il portafoglio di brevetti, dall'altro le proprietà immobiliari di quello che fu un sito produttivo capace di ospitare 30.000 persone.
Grazie alle tecnologie brevettate nel corso degli anni Kodak punta a giocare un ruolo di primo piano anche nei prodotti di oggi e di domani. Un esempio su tutti: le pellicole dei dispositivi touchscreen, che vengono prodotte un po' come venivano create le pellicole fotografiche.
Per il resto parte dei vecchi edifici è stata abbattuta per fare posto a nuovi insediamenti, mentre alcuni di quelli ancora esistenti sono stati utilizzati per ospitare attività di tipo diverso, come avvenuto nel capannone che ospitava la produzione di corpi macchina, dove ora viene prodotta e confezionata salsa di pomodoro. Ci sono ancora circa 16.500 persone al lavoro nell' Eastman Business Park (Ex-Kodak Park), ma tre quarti non lavorano per Kodak. Dei 30.000 attivi quando era al culmine la produzione delle pellicole ne rimangono solo 300 ad occuparsi della divisione che produce le pellicole cinematografiche.