Qualche settimana fa scrivemmo della possibilità che il prossimo obiettivo di Donald Trump nella "guerra" contro la Cina, dopo Huawei, potesse essere DJI. Il noto produttore di droni e altri accessori sarebbe sotto osservazione da parte delle agenzie statunitensi per problemi legati alla sicurezza.
Secondo alcune agenzie infatti DJI potrebbe inviare dati in Cina sulle operazioni di volo dei droni causando così un potenziale pericolo (e fornendo informazioni utili). La società aveva già negato questa possibilità aggiungendo che comunque esiste la possibilità di bloccare completamente l'invio di dati in caso di operazioni sensibili.
Ora, sempre DJI, torna sulla vicenda con ulteriori chiarimenti. Durante una sessione della commissione del Senato USA, il produttore cinese ha negato fermamente che i propri prodotti inviino automaticamente informazioni sui dettagli del volo in Cina.
In un PDF firmato da un alto dirigente di DJI (Mario Rebello) si legge come le affermazioni circolate nelle scorse settimane non siano veritiere e che queste ultime danneggerebbero la società. Più precisamente i punti messi in chiaro sono stati:
- I droni DJI non condividono log di volo, foto o video a meno che il pilota di droni non scelga deliberatamente di farlo. Non inviano automaticamente i dati di volo in Cina o altrove. Non trasmettono automaticamente foto o video su internet. Questi dati rimangono esclusivamente sul drone e sul dispositivo mobile del pilota. DJI non può condividere dati del cliente che non riceve
- L'app per piloti professionisti di DJI ha un'impostazione integrata per disconnettere tutte le connessioni Internet, come ulteriore precauzione per i piloti che effettuano voli sensibili. A differenza di alcune aziende tecnologiche, DJI non vende né monetizza dati dei clienti
- DJI incorpora funzionalità di crittografia dei dati e password nella progettazione dei prodotti. Questo fornisce ai clienti accesso sicuro al drone e ai suoi dati di bordo. Nei casi in cui gli utenti di droni statunitensi scelgano di condividere i propri dati, questi vengono caricati solo sui server cloud negli Stati Uniti
- DJI gestisce un programma globale Bug Bounty in modo che i ricercatori di sicurezza nel Mondo possano scovare problematiche di di sicurezza e assumiamo esperti di sicurezza indipendenti per testare i nostri prodotti.
Il produttore ricorda anche il numero di persone che possiedono un drone. Secondo i dati riportati sarebbero un milione (civili) e 122 mila a livello commerciale. Nella lettera si legge inoltre come l'industria dei droni abbia un impatto positivo sull'economia USA, aiuti le persone anche salvando vite e migliori le condizioni di lavoro.
Sempre per evitare il "ban" è stato anche annunciato un nuovo sistema (chiamato Government Edition) che blocca automaticamente l'invio di dati anche nel caso fosse l'utente a richiederlo. Riuscirà il produttore a convincere Trump e le agenzie?