Il sensore 'organico' è uno degli sviluppi tecnologici su cui Fujifilm punta per il suo futuro, per rilanciare la sfida dopo quella lanciata con il suo sensore X-Trans, caratterizzato da una matrice colore ridisegnata con una periodicità inferiore a quella del classico reticolo Bayer. Il sensore organico è così chiamato per l'utilizzo di materiali basati sulla chimica del carbonio e non sul silicio per la cattura della luce. In pratica al posto dei fotodiodi che troviamo negli attuali sensori CMOS nel nuovo tipo di sensore la raccolta dei fotoni è demandata a uno strato in materiale organico che converte l'informazione luminosa in elettrica, la quale viene poi processata nel modo convenzionale da un circuito basato sul silicio.
I vantaggi della nuova tecnologia risiedono in una maggiore 'apertura' dei fotodiodi, capaci di raccogliere luce incidente con angoli maggiori di quelli attualmente alla portata dei sensori convenzionali basati sul silicio, oltre a una conversione più efficiente dei fotoni in informazioni elettriche, con indubbi effetti sulla gamma dinamica e sulla sensibilità nativa del sistema. Pare però che sulla strada dello sviluppo del sensore organico si sia frapposti ostacoli che ne stanno ritardando l'arrivo sul mercato. Stando ad alcune fonti citate da FujiRumors i problemi risiederebbero attualmente nella voracità energetica del sistema, nell'eccessivo calore generato - aspetti questi probabilmente accomunati dalla stessa radice - e dalla difficoltà a trovare un processore in grado di gestire correttamente le informazioni generate dal sistema.
Secondo l'autore dell'articolo potrebbe essere questa la ragione del ritardo accumulato da X-PRO2, fotocamera di cui ultimamente si sono un po' perse le tracce. In Fujifilm parla da tempo dello sviluppo del sensore organico, ma come piano futuro e non per lo sbarco immediato su prodotti pronti per il mercato.