NASA, Nikon D2Xs, coperte termiche e temperature spaziali

NASA, Nikon D2Xs, coperte termiche e temperature spaziali

di Roberto Colombo, pubblicata il

“La reflex Nikon D2Xs è il modello più utilizzato dalla NASA per fotografare durante le missioni spaziali: ecco i segreti per far funzionare fotocamere e flash nel vuoto e con le temperature estreme che caratterizzano lo spazio”

Negli ultimi giorni hanno suscitato grande curiosità in rete alcune immagini di Nikon 'spaziali', in particolare l'attenzione degli appassionati si è focalizzata sull'attrezzatura accessoria e le coperture delle Nikon D2Xs utilizzate negli scatti. Da un lato troviamo l'autoritratto scattato da Mike Fossum durante una passeggiata spaziale: la forte curvatura della sua visiera a specchio regala un effetto fish-eye che cattura le mani dell'astronauta, la macchina fotografica, lo shuttle Atlantis agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale e sullo sfondo il nostro pianeta. La macchina è coperta da un particolare incolucro bianco.

Involucro bianco che ricopre anche il flash utilizzato dall'astronauta Rex Walheim durante una seduta per familiarizzare con l'attrezzatura. All'interno della copertura bianca troviamo un flash Nikon SB-800 racchiuso da una custodia costruita appositamente per lo spazio, necessaria per far lavorare il flash a pressione normale, visto che nel vuoto dello spazio non potrebbe lavorare in modo corretto. Il flash è collegato alla macchina con il cavo Nikon SB-29 sync cord, che abilita anche l'uso del flash esterno come illuminatore ausiliario per la messa a fuoco in condizioni di bassa illuminazione.

La copertura bianca che si vede nelle foto è una coperta termica per mettere al riparo oggetti e astronauti dalla temperatura di contatto: sebbene nel vuoto non si possa applicare il concetto di temperatura ambiente, lo stesso non è vero per le superfici degli oggetti, che a seconda che vengano o meno colpite dalla radiazione solare possono raggiungere temperature davvero estreme.

La coperta termica è in grado invece di limitare (se così si può dire) lo sbalzo termico delle superfici in temperature tra -129°C e +120°C. Sul tema 'Temperature nello spazio' il sito della NASA offre un interessante approfondimento a questo indirizzo. Le macchine utilizzate generalmente per le missioni spaziali degli ultimi anni sono Nikon D2Xs molto simili a quelle uscite dai negozi. Le modifiche si limitano ad alcuni ritocchi al firmware e ai lubrificanti utilizzati nella meccanica.


Commenti (37)

Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - Info
Per contattare l'autore del pezzo, così da avere una risposta rapida, si prega di utilizzare l'email personale (vedere in alto sotto il titolo). Non è detto che una domanda diretta inserita nei commenti venga verificata in tempi rapidi. In alternativa contattare la redazione a questo indirizzo email.
Commento # 1 di: demon77 pubblicato il 29 Luglio 2011, 15:33
Alla faccia della prova estrema..
Commento # 2 di: Paganetor pubblicato il 29 Luglio 2011, 15:52
usano le nikon perchè al rientro in atmosfera le bruciano

http://www.corriere.it/scienze_e_te...8c5a7b9b0.shtml
Commento # 3 di: Roberto Colombo pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:02
Originariamente inviato da: Paganetor
usano le nikon perchè al rientro in atmosfera le bruciano

http://www.corriere.it/scienze_e_te...8c5a7b9b0.shtml




La NASA dice che l'esposizione alle radiazioni nello spazio le rovina talmente tanto (bruciano un sacco di pixel) che spesso al ritorno sarebbero comunque inutilizzabili
Commento # 4 di: Paganetor pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:14
è un problema di tropicalizzazione, allora!
Commento # 5 di: the_joe pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:16
Originariamente inviato da: Paganetor
è un problema di tropicalizzazione, allora!


Direi più un problema di "sideralizzazione"
Commento # 6 di: Takuya pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:18
@Roberto Colombo: non basterebbe sostituire il sensore?
Commento # 7 di: the_joe pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:24
Originariamente inviato da: Takuya
@Roberto Colombo: non basterebbe sostituire il sensore?


Penso che anche il resto della circuiteria sottoposta alle radiazioni cosmiche, al ritorno di una missione nello spazio, non goda di ottima salute, inoltre forse costa meno lasciarle bruciare piuttosto che portarsi dietro del peso inutile....

Tanto in una missione che costa centinaia di milioni di dollari che vuoi che sia qualche migliaio di dollari di attrezzatura guasta se non zavorra inutile?
Commento # 8 di: Paganetor pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:27
a parte che secondo me Nikon gliele regala, le reflex, in cambio di un logo da qualche parte nello shuttle o di un po' di pubblicità

comunque la zavorra al rientro non è un problema, il problema ce l'hanno alla partenza
Commento # 9 di: MacLinuxWinUser pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:27
Direi che l'esposizione di hardware normale alla radiazione cosmica di fondo è talmente estremo da rendere inutile ogni riparazione (parlo della componentistica al silicio)

(una volta che il silicio è stato esposto a sorgenti così forti si può solo buttare via...)

(o è utile per studiare gli effetti sui singoli componenti, a livello dei singoli transistor)
Commento # 10 di: moklev pubblicato il 29 Luglio 2011, 16:30
La Hasselblad che usarono nello sbarco lunare del 1969 non aveva nessuna copertina termica, nessun lubrificante speciale e "nessun firmware" apposito. E scattava benissimo.

A dimostrazione che dentro gli studi cinematografici della CIA la tropicalizzazione estrema non serve...
« Pagina Precedente     Pagina Successiva »