Sony FE 16-35mm F2.8 GM II, anteprima della seconda generazione del zoom grandangolare luminoso

Sony FE 16-35mm F2.8 GM II, anteprima della seconda generazione del zoom grandangolare luminoso

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Sony aggiorna il 16-35mm GMaster. Più nitidezza ai bordi, maggiori performance AF e più leggerezza allo stesso prezzo. Prezzo non basso in assoluto, ma qualità ottica e costruttiva sono ai vertici.”

Contemporaneamente alle nuove fotocamere mirrorless full frame compatte A7C II e A7C R, Sony annuncia oggi anche lo zoom grandangolare ad elevata apertura FE 16-35mm F2.8 GMaster II. Al momento in cui scriviamo, parliamo ormai del 72° obiettivo con attacco E-Mount, 18 dei quali appartengono alla più pregiata famiglia GMaster.

Si tratta di un particolare zoom che copre le focali che vanno dall'ultra-grandangolare al quasi-standard, e si adatta per questo particolarmente bene alla fotografia di viaggio e di paesaggio, passando per il reportage e, magari, per qualche ritratto ambientato al suo estremo "tele". Un solo obiettivo per il viaggiatore, insomma, in alternativa al più estremo 12-24mm che dovrà essere, molto più frequentemente, accompagnato da un 24-70mm o similare. In questo contesto "di viaggio", lo stop extra garantito dall'apertura massima f/2.8 può far comodo in interni e nelle ore serali.

A 7 anni di distanza dall'introduzione della prima serie, le ragioni dell'aggiornamento sono quelle già menzionate più volte nella storia recente, che di fatto hanno motivato il passaggio alla seconda generazione per molte altre ottiche Sony G e GM: maggiore qualità fotografica, in particolare maggiore nitidezza ai bordi dell'immagine; migliori performance AF, compresa una migliore propensione alla ripresa video; contenimento di peso e dimensioni.

Fisicamente, il Sony FE 16-35mm F2.8 GM II misura poco meno di 88mm in diametro, 111,5mm in lunghezza (circa 10mm meno del predecessore) e pesa 547g (133g meno del predecessore), pur continuando a utilizzare gli stessi filtri frontali da 82mm di diametro. 

Non si tratta certo di differenze abissali, capaci di cambiare radicalmente l'esperienza d'uso, ma è giusto mettere in luce un paio di aspetti specifici. Innanzitutto, anche se il nuovo obiettivo continua a essere a zoom esterno, cioè con lente frontale che si sposta avanti/indietro di circa 8mm durante lo zoom, il baricentro rimane pressoché inalterato, il che ne facilita l'uso su teste cardaniche motorizzate (gimbal), che non devono essere ricalibrate in funzione della focale.

Per chi, poi, ama viaggiare con l'intero arsenale nello zaino, qualora questo arsenale dovesse comprendere 24-70mm GM II, 70-200mm GM II e il nuovo arrivato 16-35 GM II, il risparmio di peso complessivo rispetto alla prima generazione sarebbe di circa 760g (2287g contro 3046). Qualcosa che si inizia a percepire…

La ghiera dei diaframmi, che va da f/2.8 a f/22 in passi da 1/3 EV, è come di consueto estremamente sottile e può muoversi a step o in modo continuo (click on/off). Inoltre, come spesso accade sui recenti obiettivi Sony di fascia alta, è presente il selettore IRIS Lock che, se ingaggiato, impedisce il passaggio dalla posizione Auto ai valori fissi e viceversa.
Dimensionalmente generosa, invece, la ghiera di zoom, seguita dal doppio pulsante personalizzabile e dalla ghiera di messa a fuoco, precisa e fluidissima come da tradizione Sony GMaster.

Completa la dotazione il selettore AF/MF, mentre non è presente lo stabilizzatore ottico. Per i fotografi non si tratta di una mancanza rilevante, considerate le focali in gioco. Chi si dedica invece alla ripresa video, e certamente beneficerebbe di stabilizzatore anche con corte focali, potrà contare sullo stabilizzatore in-camera delle mirrorless A7 / A7C (compatibilità assicurata anche con la nuova modalità Active / Dynamic Active).

Lo schema ottico prevede 15 elementi in 12 gruppi, e comprende più elementi speciali che lenti standard: 3 lenti XA (eXtreme Aspherical) come primo, secondo e ultimo elemento; un'ulteriore lente "semplicemente" asferica; 3 lenti a bassa dispersione, tra ED (2) e Super ED (1); infine, un'ulteriore lente che è sia a bassa dispersione sia asferica.

La messa a fuoco è interna, flottante, e proprio dalla combinazione della messa a fuoco flottante e dall'uso estensivo di lenti XA di ultima generazione (con l'aiuto del trattamento antiriflesso Nano AR Coating II) nascono le migliori qualità ottiche di questo obiettivo: elevata risoluzione anche ai bordi, aberrazione cromatica e flare ridotti, elevato rapporto di ingrandimento (0,32x a 22cm di distanza, a qualsiasi focale – un bel passo avanti rispetto allo 0,19x del 16-35 GM di prima generazione).

Il diaframma è a 11 lamelle circolari, e i motori di messa a fuoco sono 4 XD Linear, capaci di mantenere il tracking dei soggetti fino a 30 fps nel caso fotografico, e fino al 4k 120p nel caso della ripresa video (il 16-35 F2.8 GM di prima generazione utilizzava i motori di Direct Drive SSM).

Il focus breathing, già utilmente ridotto dal gruppo di messa a fuoco flottante, può essere ulteriormente ridimensionato elettronicamente in presenza di corpi macchina compatibili con la funzione breathing compensation.

Chiudiamo la panoramica sulle caratteristiche dicendo che si tratta di un obiettivo DMR, cioè resistente a polvere e umidità, e che la lente frontale è rivestita con fluorite per una più facile pulizia in caso di necessità. 

Per questa anteprima, abbiamo ricevuto l'obiettivo contestualmente alla nuova A7C II e lo abbiamo provato necessariamente con quel corpo macchina, prima che fosse disponibile il supporto RAW. Per questa ragione, come nel caso del corpo macchina, abbiamo potuto lavorare solo sui JPEG prodotti in-camera, e adotteremo per questo un approccio meno "numerico" (dato che i numeri non sarebbero confrontabili con quelli dei test completi) e più "visivo" del consueto.   


Estremo tele, centro. Dall'alto: f/2.8, f/8, f/22. Ingrandimento 200%.

Premesso questo, iniziamo col dire che, in termini di nitidezza, il nuovo FE 16-35mm F2.8 GMaster II sembra proprio soddisfare tutte le promesse fatte da Sony. È possibile infatti osservare un livello di dettaglio pressoché costante dalla massima apertura fino a f/11 compreso, salvo poi notare il fisiologico degrado dovuto alla diffrazione che, per questo sensore da 33 Mpixel, diventa visivamente significativa solo a f/22.


Estremo tele, f/8. In alto: centro immagine. In basso: angolo inferiore sinistro. Ingrandimento 200%. Come si può vedere, la differenza in termini di risoluzione è contenuta. Si nota un pizzico di astigmatismo (differenza tra risoluzione verticale e orizzontale) nel particolare inferiore.

Molto buona, inoltre, la resa ai bordi, dove si osserva un comportamento visivamente indistinguibile dal centro almeno fino a 2000 LW/PH. Siamo dunque certamente di fronte a un obiettivo che offre grande libertà d'azione, assicurando prestazioni ottiche di altissimo livello a prescindere da focale, distanza dal centro e – nei limiti della fisica – diaframma di lavoro. Da sottolineare, a quest'ultimo riguardo, come l'obiettivo si trovi a suo agio con diaframmi anche piuttosto chiusi (f/4, f/5,6 e f/8 i diaframmi ottimali), il che è coerente con l'utilizzo che verosimilmente ne verrà fatto (paesaggio, reportage).


Sopra: 16mm. Sotto: 35mm.

Il livello di distorsione è nella media per un'ottica di questo tipo. In effetti, non apprezzabilmente diverso da quello di un altro 16-35mm Sony, l'F4 Power Zoom che, però, costa poco più della metà. Sotto questo aspetto, era forse lecito attendersi qualcosa in più, ma le immagini di esempio mostrano che non si tratta di un problema insormontabile: visibile distorsione a barilotto a 16mm, che si trasforma in un moderato cuscinetto a 35mm.

Purtroppo, la forma irregolare ("a baffo") della distorsione a barilotto rende il difetto più visibile, e rende opportuna una correzione specifica tramite profilo dedicato. I RAW converter più affermati lo integreranno certamente a poche settimane dal rilascio dell'ottica, in ogni caso meglio verificare.

16mm F2.8
16mm F2.8

16mm F8
16mm F8

16mm F2.8
16mm F2.8

35mm F8
35mm F8

Anche la vignettatura è piuttosto simile a quella mostrata dal 16-35mm F4 PZ, e nella fattispecie molto elevata a 16mm. Negli angoli estremi, può sfiorare i 5 EV a f/2.8 (oltre 4 EV il valore medio, poco meno di 2 EV il valore medio ai lati). L'aspetto a nostro avviso più grave è che tale livello di perdita di luce ai margini si mantiene quasi costante al chiudere del diaframma. Ad esempio, ancora a f/8 abbiamo registrato agli angoli 4,2 EV di perdita come peggior risultato e 3,69 EV di perdita media, con una perdita media ai lati ancora superiore a 1,5 EV. Il problema si risolve davvero solo allungando la focale: a 35mm, anche a f/2,8 non si va oltre il singolo stop di perdita agli angoli, con circa mezzo stop di perdita media ai lati.

16mm MAF
16mm, MAF

16mm Astigmatismo
16mm Astigmatismo

35mm MAF
35mm, MAF

35mm Astigmatismo
35mm Astigmatismo

Torna il bel tempo stabile passando alle prestazioni. La messa a fuoco è veloce, molto silenziosa e soprattutto ha una ripetibilità chirurgica. Insignificante l'aberrazione cromatica, e l'analisi visiva non ha evidenziato altri difetti degni di nota.

L'FE 16-35mm F2.8 GMaster II sarà disponibile a brevissimo – da settembre – al prezzo di listino di 2700 Euro. Apprezzabile il fatto che sia stato mantenuto esattamente il prezzo della versione precedente, anche se si tratta di un prezzo non trascurabile in assoluto. D'altro canto, per questo particolare zoom non esistono moltissime alternative: la già citata versione F4 PZ (1500 Euro), e lo Zeiss SEL1635Z, anch'esso F/4 (1250 Euro). In quest'ultimo caso, però, generazione e prestazioni ottiche non sono le stesse.

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