Panasonic Lumix G9, 20 fps e funzioni avanzate per aggredire le reflex APS di fascia alta

Panasonic Lumix G9, 20 fps e funzioni avanzate per aggredire le reflex APS di fascia alta

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Più foto che video. Grande velocità, buon mirino, e tanta elettronica per garantire lo scatto perfetto. Perlopiù eccellente, ma con un firmware da affinare. ”

Qualità d'immagine

Il livello di dettaglio garantito dalla G9 a bassa sensibilità, ovviamente del tutto analogo a quello offerto dalla GH5, è superiore a quanto le specifiche lascino supporre. Con il Leica DG Vario-Elmarit 1:2.8-4 / 12-60mm ASPH, la G9 conferma le circa 3000 LW/PH già ottenute con la GH5 (centro immagine @ 25mm); qui possiamo solo aggiungere, a conferma delle qualità dell'ottica, la buona tenuta fino a 60mm (poco meno di 2500 LW/PH), le ridotte aberrazioni e l'eccellente qualità costruttiva, tutte ragioni che ci portano a consigliare l'acquisto del kit DC-G9L.


Il sensore è come noto privo di filtri anti-alias, e questo, unito alla densità della griglia di pixel, porta all'insorgere di artefatti prima della completa estinzione dei pattern di risoluzione (circa tra le 2700 e le 2900 LW/PH). In altre parole, con la G9 l'aliasing si nota maggiormente rispetto ai sensori da 35mm, per i quali i difetti compaiono a frequenze maggiori. 

Interessante osservare, sempre a proposito di risoluzione, come in presenza di un'ottica fissa ancora più performante come il Leica DG Nocticron 1:1.2 / 42.5 ASPH si arrivi oltre le 3250 LW/PH non corrette (3114 con sharpening standard R=2) – un risultato davvero molto vicino al limite teorico di questo sensore.



Due particolri del target di risoluzione catturato con scatto multiplo ad alta risoluzione. Come si vede, non si osserva alcune estinzione del pattern né aliasing fino a 4000 LW/PH.

Parlando di dettaglio, questa fotocamera ha poi l'interessante "arma segreta" data dallo scatto multiplo ad alta risoluzione, che alla prova dei fatti si è dimostrato estremamente efficace: circa 4700 LW/PH massime registrate con il Nocticron, e una soglia di comparsa degli artefatti spostata oltre le 4000 LW/PH – del resto, basta osservare il dettaglio in queste pagine per rendersi conto della bontà dello strumento. Pur considerandone i limiti di applicabilità (soggetto immobile, fotocamera sui treppiedi), si tratta a nostro avviso di un interessante plus.


In termini di qualità d'immagine, l'inevitabile punto debole del sensore MQT è il rapporto segnale/rumore. Dobbiamo purtroppo segnalare, a questo proposito, come a dispetto dell'elettronica più recente, le affermazioni del costruttore secondo cui le immagini della G9 sarebbero più "pulite" ad alta sensibilità non hanno trovato riscontro nei nostri test: il SNR da noi misurato a 6400ISO è pari a 24,7 dB, vale a dire lo stesso della GH5 entro i margini di errore della misura.


100 ISO

Le immagini rimangono comunque ragionevolmente pulite fino a 1600 ISO compresi, e utilizzabili in bassa risoluzione fino a 6400 ISO compresi, il che non è certo un risultato disprezzabile, soprattutto considerato il divario con la precedente generazione di sensore (GH4).


1600 ISO


6400 ISO

Buono il comportamento cromatico, ma con un'importante eccezione già rilevata sulla GH5 (anche se in questo caso meno accentuata): in presenza di luce artificiale, il bilanciamento automatico del bianco può fallire miseramente, il che è ovviamente penalizzante soprattutto quando si scatta in JPEG. Abbiamo rilevato un errore sul punto di bianco fino a 4 punti dC94 – molto meno della GH5, ma comunque molto elevato. Un vero peccato, perché a livello di nitidezza il JPEG viene viceversa sviluppato ottimamente.

L'esposizione in condizioni controllate è pressoché perfetta nel caso del RAW, ma sul campo abbiamo notato una minore efficacia dell'esposimetro nell'interpretare correttamente i controluce. Da questo punto di vista, la G9 è un passo indietro rispetto ai migliori concorrenti, che garantiscono ormai risultati ottimali anche in condizioni di luce estremamente complesse.