Fujifilm X-E1: un'APS-C che sfida le full frame?

Fujifilm X-E1: un'APS-C che sfida le full frame?

di Roberto Colombo , pubblicato il

“Fujifilm X-E1 con il suo sensore X-Trans CMOS da 16,3 megapixel dimostra di poter sfidare a viso aperto le refelx full frame, almeno sotto il profilo della qualità dell'immagine: in questa recensione luci e ombre della mirrorless sorella di X-Pro1”

Finalmente tutta la potenza del RAW

Uno dei motivi principali di dubbio nei confronti delle soluzioni mirrorless Fujifilm è stato nei primi mesi di lancio è stata la mancanza di supporto allo sviluppo dei file RAW da parte dei programmi Adobe, come Adobe Camera RAW, Lightroom e Photoshop, proprio a causa della natura del sensore. Non adottando un filtro Bayer, ma una matrice a differente e minore periodicità, il processo di demoisacizzazione è infatti più complicato e non è stato possibile adattare immediatamente ad esso le soluzioni di terze parti.

Fujifilm ha dotato i suoi prodotti del CD con il software Silkypix Developer Studio, ma questa soluzione, sebbene rappresenti un buon bagaglio tecnologico, si inserisce più difficilmente nel workflow di post produzione della maggior parte degli utenti. Fujifilm inoltre ha ammesso che le prime versioni del supporto ai RAW in arrivo dal sensore X-Trans non erano del tutto all'altezza della soluzione. Inizialmente quindi gli utilizzatori di X-Pro1 e X-E1 si sono affidati soprattutto al JPEG per i propri scatti.




La stessa immagine come uscita dalla macchina in JPEG e con l'applicazione della maschera di contrasto, che permette di evidenziare i dettagli più fini senza tuttavia vedere l'apparizione di artefatti

I JPEG in uscita dalla fotocamera sono degli ottimi file e le regolazioni in macchina sono molto flessibili e permettono spesso di arrivare a risultati molto buoni già al momento dello scatto, senza post produzione. Come avevamo sottolineato nella recensione di X-Pro1, ad esempio, alzando la nitidezza dalle impostazioni sulla fotocamera si ottengono immagini effettivamente più nitide, e non semplicemente lavorate esagerando il micro contrasto come invece avviene in molti altri casi.


Lo stesso scatto: a sinistra il JPEG molto sottoesposto ottenuto in macchina, a destra il recupero permesso dal RAW .RAF



Due particolari estratti dallo stesso punto della foto, dalla versione JPEG e da quella sviluppata utilizzando Adobe Camera Raw 7.3

Il supporto offerto allo sviluppo dei RAW da parte di prodotti Adobe, dopo alcune incertezze delle versioni beta, apre però nuove prospettive ai possessori di X-E1. A fronte di JPEG di grande qualità, i RAW sono file molto ricchi di informazioni, sui quali è possibile lavorare con grande flessibilità. In particolare è sulla gamma dinamica che i file RAW permettono un recupero che va ben oltre le aspettative. Scatti completamente sotto esposti permettono di ottenere, forzando la mano sul RAW, immagini inaspettatamente utilizzabili.




JPEG e RAW a confronto: il margine di recupero in ombre e alte luci è elevato, soprattutto nelle prime

La gamma dinamica registrata dal sensore è davvero elevata, in molte situazione anche ad elevato contrasto, un lavoro di fino sul RAW permette di non ricorrere a strumenti come la combinazione HDR di più scatti, soprattutto grazie ad ampi margini di recupero sia sulle alte luci, ma soprattutto, come abbiamo visto anche poco sopra nelle ombre. La fotocamera offre la possibilità di espandere la gamma dinamica scattando in JPEG utilizzando l'apposita funzione selezionabile da menu o quick menu. L'intervento del sistema (che innalza la sensibilità di base a 400 e 800 ISO per le impostazioni DR 200% e 400%) non è flessibile come lo sviluppo del RAW, ma in alcuni casi permette di mantenere in gamma meglio alte luci e ombre.