Cavalletti: la rivincita della "Serie B"

Cavalletti: la rivincita della "Serie B"

di Matteo Cervo , pubblicato il

“Quattro cavalletti messi a confronto. Benro e Vanguard si affacciano sul mercato italiano con modelli in alluminio e carbonio”

Introduzione

La nitidezza di un immagine fa la differenza tra uno scatto riuscito ed un ottimo scatto: per assicurarsi sempre la massima nitidezza, una delle condizioni necessarie è la stabilità. In fotografia possiamo tradurre questo aspetto rispettando i tempi di sicurezza ed avvalendoci di uno strumento essenziale che è il cavalletto.

Il cavalletto viene spesso considerato un accessorio, ed in quanto tale, riceve poca attenzione da parte del fotografo. Sia utilizzando un grandangolo per riprendere un paesaggio, che scaricando la massa di un pesante teleobiettivo, il cavalletto risolve molte situazioni. Non è necessario che le condizioni di ripresa siano critiche, le stesse vibrazioni che il corpo trasmette alla fotocamera in condizioni standard possono pregiudicare la nitidezza di immagine. Inoltre l'utilizzo del cavalletto aiuta, in particolar modo nel paesaggio, a ragionare l'inquadratura. Un altra situazione, come la fotografia macro in luce ambiente, rivoluziona il concetto di tempo di sicurezza a cui si aggiunge la problematica di riprese con rapporto di ingrandimento 1:1 spesso su focali medio lunghe.

Tutti questi aspetti dovrebbero far riflettere sulle personali necessità di acquisto e su di una valutazione oculata del modello. Se il concetto chiave è stabilità, diventa inutile acquistare un cavalletto in plastica da pochi euro o con la testa in plastica che fletterà per il solo peso della fotocamera. Le caratteristiche generali di un buon cavalletto si riassumono nella stabilità e robustezza generale e nella portata garantita che deve sostenere il peso della fotocamera e relativo obiettivo. Le gambe telescopiche sono oramai adottate nella grande maggioranza dei modelli ed è bene sceglierle a non più di tre sezioni, in questo modo ci si assicura una discreta altezza dal suolo senza perdere stabilità: maggiore è il numero di sezioni, maggiore sarà la flessione subita e quindi la vibrazione potenziale.

Non solo l'altezza massima è importante ma anche la dimensione da chiuso e l'altezza minima. Dimensioni contenute del cavalletto quando questo è chiuso sono da preferire per la praticità di trasporto che ne consegue. L'altezza minima da terra deve essere anch'essa la minore possibile per permettere riprese almeno a 30 cm. dal terreno, nel caso in cui la colonna centrale sia invertibile, si potrà arrivare anche raso terra.

Chi fotografa all'aperto od in montagna conosce bene le potenzialità offerte da un treppiede con le gambe apribili secondo diversi angoli; non sempre le caratteristiche del terreno consentono di posizionare la fotocamera in bolla  a causa di ostacoli od asperità.

Infine, il peso del cavalletto stesso è sinonimo di stabilità, a livello teorico dovrebbe essere il maggiore possibile ma di certo non sarebbe uno strumento molto pratico. Un buon cavalletto, con una solida costruzione meccanica, dovrebbe pesare almeno tra 1,5 e 3 Kg. Chi necessità di treppiedi più resistenti si scontrerà anche con dei pesi maggiori ma d'altra parte, saprà anche che è un compromesso che ripagherà la fatica con i risultati a livello fotografico.

La testa montata sul cavalletto apre un grandissimo capitolo che non tratteremo in questa introduzione, nè in seguito nella comparativa. Spendiamo solo poche parole per mettere in chiaro il fatto che un buon cavalletto senza una buona testa è del tutto inutile. Resistenza e rigidezza, accoppiamento perfetto con il treppiede e fluidità del movimento sono caratteristiche imprescindibili. E' la testa che vincola la fotocamera. Esistono molti modelli differenti di teste: a tre movimenti, a due movimenti, panoramiche, micrometriche a cremagliera, fluide, a sfera, con o senza frizione, ecc. Ognuna delle quali specificatamente studiata per dare il massimo della resa per il determinato genere di fotografia per il quale è stata progettata, valutate quale vi risulterà più utile magari anche con il vostro negoziante di fiducia.

Da pochi mesi a questa parte, si sono affacciati sul mercato italiano due nuove case produttrici: Benro e Vanguard. Entrambe producono cavalletti, monopiedi e teste. Benro è commercializzata per l'Italia da Rinowa e Vanguard da Pentax. Da sempre, i due produttori del settore più conosciuti sono Manfrotto e Gitzo che grazie alla indiscussa qualità dei loro prodotti dominano la scena e risultano punto di riferimento sia per i professionisti che per gli amatori.

Per questo motivo le case minori come Benro e Vanguard vengono considerate di "serie B", nonostante le soluzioni adottate e la qualità dei materiali siano competitive. In questa comparativa abbiamo messo a confronto due modelli della serie Tracker di Vanguard e due modelli, rispettivamente in alluminio e in carbonio, di Benro.