Guida alla fotografia - parte 4: profondità di campo e istogrammi

Guida alla fotografia - parte 4: profondità di campo e istogrammi

di Matteo Cervo , pubblicato il

“Nella quarta puntata della nostra guida fotografica tratteremo in modo esteso il concetto di profondità di campo, partendo da quello di circolo di confusione. La fine di questa puntanta si addentrerà poi nel concetto di istogramma, con alcuni consigli pratici su come utilizzare questo strumento”

Istogrammi

Dopo aver parlato di tempi e diaframmi chiudiamo questo primo approccio all’esposizione affrontando gli istogrammi. Quest’ultimi sono i grafici che riportano la distribuzione dei livelli di luminosità. Rappresentano i valori che vanno da 0, ombra assoluta, a 255, luce assoluta; tra questi due valori prendono posto le ombre, i mezzitoni e le luci. Valutare l’esposizione di una foto tramite istogramma è un metodo più sicuro, anche se meno intuitivo, che farlo tramite schermo lcd della macchina. Approssimando molto le cose si può dire che un'esposizione corretta viene rappresentata da un istogramma che copra tutti i valori di luminosità con una distribuzione che ricorda il profilo di una catena montuosa.


Istogramma esposizione corretta

Una foto sottoesposta sarà invece rappresentata da una coda sulla destra, mancano le componenti chiare dell’immagine.


Istogramma sottoesposizione

Una foto sovraesposta sarà un picco a destra oppure una profonda valle tra due picchi appuntiti, mancano le informazioni relative alle ombre.


Istogramma sovraesposizione

Valutare in questo modo gli istogrammi è veritiero quando ci si trova in condizioni standard, quando stiamo riprendendo una scena con una buona distribuzione di luci, ombre e mezzi toni.
Capita spesso di fare foto corrette con una forte percentuale di ombre, di luce oppure con il soggetto molto contrastato rispetto allo sfondo, allora l’istogramma potrà sembrare strano, come se si fosse esposto in modo scorretto; attenzione, non tutti i 255 valori di luminosità danno sempre un contributo discreto! Verifichiamolo attraverso un esempio:

Questa foto della luna, visualizzata tramite Photoshop è affiancata dal proprio istogramma ottenuto tramite il comando Livelli, guardando l’immagine noterete immediatamente che lo sfondo è scuro, nero, un’ombra piena. Difatti, in corrispondenza del valore zero è presente un picco estremamente appuntito, indica che la foto possiede una percentuale molto elevata di quel valore di luminosità, o se vogliamo giocare sulle parole, “una percentuale molto elevata di quel valore d’ombra”!!


E’ presente una discreta distribuzione di mezzi toni ma mancano pressoché totalmente le alte luci, se dovessimo valutare l’istogramma senza sapere a quale condizione è riferito si direbbe che la foto è stata sottoesposta e che le ombre sono state bruciate. In realtà l’esposizione è corretta, il fondo scuro spiega lo spike in corrispondenza delle ombre, le alte luci mancano poiché la luna riflette la luce praticamente come il grigio neutro al 18%; per esporre correttamente è bastato seguire la regola del 16: a 100 iso, f-16 ed il tempo di 1/100.
Come regola generale è bene evitare che l’istogramma della foto presenti delle code, uno dei primi passi da effettuare in post-produzione è proprio quello di tagliare queste code tramite il comando livelli, quello che succede è che si riduce la gamma dinamica dell’immagine, spesso questo è impercettibile ed anzi, migliora la qualità della foto aumentandone il contrasto ma è bene non abusarne per non incorrere nella posterizzazione. L’istogramma di una foto cui siano stati modificati i livelli di luminosità e contrasto è facilmente identificabile, per semplificare le cose si può dire che diventi più rado:

Confrontate con l’immagine precedente e notate l’aumento del contrasto. Le code sono state tagliate, il valore di luminanza di destra viene normalizzato a 255, quello di sinistra viene normalizzato a 0, l’immagine ha perso parte delle proprie sfumature.

Anche se verificare la foto visualizzandola sull’LCD può sembrare più comodo, è bene imparare ad interpretare l’istogramma poiché restituisce delle informazioni dettagliate che non avremmo modo di ottenere tramite un piccolo schermo da due o tre pollici affetto dai disturbi derivati dalla posizione e dalla luce ambiente.

In conclusione, un esercizio utile per rendersi conto del limite al quale ci si può spingere è quello di fare diversi scatti dello stesso soggetto variando la profondità di campo oppure cercando di utilizzare tempi di scatto sempre più lunghi. Utilizzate l'istogramma per verificare l'esposizione ed esercitatevi a scattare a mano libera cercando di ridurre il mosso ed il micromosso.