Instagram cambia le regole: c'è chi fugge e chi opta per la class action

Instagram cambia le regole: c'è chi fugge e chi opta per la class action

di Roberto Colombo, pubblicata il

“Nasce la class action contro il cambiamento dei termini d'uso di Instagram: intanto chi fugge deve fare attenzione alla proprietà intellettuale delle foto, ma tramite alcuni servizi può conservare gli scatti”

Il cambiamento dei termini d'uso, che apriva la strada alla possibilità per Instagram di vendere le foto degli utenti, ha suscitato un vero e proprio vespaio, tanto da richiedere una frettolosa marcia indietro, con tanto di blog del co-fondatore Kevin Systrom. Nella pagina Systrom si scusava per i termini, definiti fuorvianti, che aprivano la porta alla vendita delle immagini, sottolineando che l'intento di Instagram era quello di porre le basi per nuove forme di pubblicità e che non c'è mai stata la volontà di mettere in vendita le foto degli utenti.


Il co-fondatore di Instagram Kevin Systrom

Le scuse non hanno convinto tutti e noi facciamo parte della schiera: possibile che un colosso del calibro di Facebook (che possiede da mesi Instagram) faccia uno scivolone sui termini legali? In ogni caso il passo falso di Instagram ha determinato da un lato una fuga da Instagram da parte di quegli utenti che ancora temono che il servizio possa impadronirsi delle proprie foto, dall'altro scatenato la rabbia di un buon numero di utenti. Come spesso accade questi ultimi si sono organizzati e, a San Francisco, hanno messo in piedi una class action nei confronti di Facebook. Pur essendo scomparso l'accenno alla vendita delle foto ci sono due punti su cui gli utenti hanno intenzione di lottare. Uno è la possibilità di far apparire annunci assieme ai contenuti degli utenti, l'altro, ben più profondo è l'introduzione della clausola compromissoria nei termini d'uso.

La presenza della clausola compromissioria all'interno di un contratto obbliga le parti a risolvere eventuali controversie tramite arbitrato, rinunciando quindi ad azioni legali tramite la giustizia ordinaria: con l'introduzione a metà gennaio dei nuovi termini d'utilizzo, ad esempio, una class action non sarebbe più possibile. Il portavoce di Facebook Andrew Noyes ritiene che il reclamo non abbia una base solida e ha annunciato che la società darà strenua battaglia contro di esso.

Se appartenete alla prima categoria, ossia degli utenti che hanno deciso di fuggire dal servizio dovete comunque prestare attenzione a un punto: la proprietà intellettuale delle immagini che avete postato sul social network un volta che avete cancellato il vostro profilo. I nuovi termini d'utilizzo infatti in merito non sono chiarissimi e lasciano adito a diverse interpretazioni.

L'altro fatto è sicuramente il riuscire a conservare i propri ricordi anche una volta cancellato il proprio account: dopo l'annuncio del cambiamento delle regole da parte di Instagram in molti sono corsi a fare il back-up delle proprie foto. Avevamo già segnalato tempo fa il servizio Instaport, una web-app che crea uno zip di tutti i propri scatti di Instagram. Su IFTTT c'è invece una serie di servizi che permette di inviare tutte le foto memorizzate su Instagram a un altro servizio come Dropbox, Google Drive o Evernote, mentre Free Instagram Downloader è un programma che dà la possibilità di scaricare sul proprio PC tutte le foto pubbliche di un account, anche se non è il vostro.


Commenti (9)

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Commento # 1 di: Redvex pubblicato il 28 Dicembre 2012, 16:46
Ci hanno provato....gli è andata male.
Amen.
Commento # 2 di: kisono pubblicato il 28 Dicembre 2012, 18:55
Originariamente inviato da: Redvex
Ci hanno provato....gli è andata male.
Amen.


Mi chiedo solo perchè non abbiamo "proposto" agli utenti la possibilità di vendere le foto con una divisione dei ricavi tra utente e società -.-"
Commento # 3 di: Pakos6600 pubblicato il 29 Dicembre 2012, 09:54
Mi registrai appena arrivato su Android, ci caricai si e no 2 foto (ambientali, nessuna persona ritratta), appena ho saputo del cambio dei ToS ho cancellato definitivamente l'account.
Possono pure andarsene al diavolo...
Commento # 4 di: AleLinuxBSD pubblicato il 29 Dicembre 2012, 11:14
Considerando cosa ha fatto in precedenza la stessa Facebook, rendendo pubblici impostazioni private, con pesanti conseguenze per alcune persone (compreso licenziamento - mi riferisco ad es. al caso dell'insegnante inglese per sue certe osservazioni sul modo di comportarsi dei bambini), non mi stupisce affatto che il limite venga spinto sempre più in alto, per i loro interessi.

Purtroppo occorre mettersi in testa, una volta e per sempre, che qualsiasi società che gestisce un servizio è in grado di mettere in atto tutte le iniziative che vuole, e le conseguenze delle decisioni prese dai fondatori e/o top manager, risulteranno tanto più gravose tanto più il servizio viene usato.

L'unico modo per tentare di tutelarsi consiste nell'usare diversi servizi, quando esistono alternative. (1)
Tra l'altro più un servizio è grande, maggiore deve essere la sua infrastruttura, quindi le risorse economiche per gestire il tutto, quindi da un lato esiste la garanzia che rimanga in vita per un lungo periodo di tempo, ma esiste pure la possibilità dell'aggiunta di certe clausole, nel piccolo esiste meno questa problematica, però il servizio può sparire nel giro di poco tempo (perdendo tutti i dati e se chi lo propone non è onesto, vendendo i dati degli utenti senza dire niente).
Poi aggiungiamo che certi servizi, tipo quelli che includono i video, sono sempre onerosi da gestire, e si capirà che potranno essere in mano solo a grandi aziende, con le potenziali conseguenze negative che è solito aspettarsi.

Però sarebbe bello che l'utente finale disponesse di maggiori tutele, qui in Europa esiste qualcosa, ma esisterebbero ampi spazi di miglioramento.

(1) Cosa non sempre semplice né tanto meno comoda.
Commento # 5 di: Dark Schneider pubblicato il 29 Dicembre 2012, 15:50
appena in tempo..

Io mi ero registrato ad Istagram qualche mese fa quando uscì..uppai giusto un paio di foto, dopodiché lo disinstallai. Proprio l'altro giorno volevo reinstallarlo su device ed usarlo un po' più seriamente, che esce propria questa notizia della vendita delle foto. A quel punto mi è passata totalmente la voglia..e come vada vada..non credo proprio che lo userò mai!
Commento # 6 di: opelio pubblicato il 29 Dicembre 2012, 22:56
Ma quanto sono contento.
Il mondo 2.0 e' questo, la fotografia e' un'altissima forma d'arte che non deve essere vilipesa da giochini che puntano sull'etero follia.
Ed e' ciò che si merita l'umano medio dedito al social nothing.
Sono contento.
Commento # 7 di: agiabuba pubblicato il 30 Dicembre 2012, 01:50
Ragazzi, francamente far uscire il 28 dicembre un articolo del genere è IMBARAZZANTE...

Instagram non può e NON POTEVA vendere le immagini di nessuno. Dovreste vergognarvi per la disinformazione che avete contribuido a diffondere:
link -> No, Instagram can't sell your photos: what the new terms of service really mean
Commento # 8 di: lucaf pubblicato il 01 Gennaio 2013, 15:51
Questo è il "cloud" bellezza !!!


ps
e le reti sociali, e la "libertà" della rete (di essere preso in giro), e il generale e comune rimbambimento collettivo....
Commento # 9 di: djfix13 pubblicato il 01 Gennaio 2013, 22:08
io non sono d'accordo con il cloud a tutti i costi! le mie foto poi non capisco perchè dovrei spalmarle su internet (che se sfuggono al controllo girerebbero per sempre senza poterle fermare), meglio se stanno nel mio NAS o sui DVD a casa mia.