Il mondo della fotografia piange Gianni Berengo Gardin: il maestro della fotografia italiana si è spento a Genova all'età di 94 anni. Nato a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930, Berengo Gardin è stato uno dei più grandi fotografi e fotoreporter italiani della seconda metà del XX secolo. La sua carriera, iniziata ufficialmente nel 1954, si è sviluppata lungo l'arco di oltre sette decenni, caratterizzata da un'intensa attività documentaristica e sociale che ha raccontato l’Italia e il mondo con uno sguardo attento e profondamente umano.

Ritratto di Gianni Berengo Gardin da parte di Luca Nizzoli Toetti
Cresciuto e formato a Venezia, la sua città d’origine spirituale, Berengo Gardin iniziò il suo percorso fotografico da autodidatta, influenzato da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson, Willy Ronis e Robert Doisneau, ma anche dal clima culturale e artistico del dopoguerra. La svolta professionale arrivò nei primi anni Sessanta, quando, grazie a un contatto con il fotografo Cornell Capa e il supporto dell’amico e direttore della rivista Camera Romeo Martinez, decise di dedicarsi completamente alla fotografia. Nel 1954 pubblicò le sue prime immagini su Il Mondo di Mario Pannunzio, iniziando così una collaborazione con alcune tra le più prestigiose testate giornalistiche nazionali e internazionali, tra cui Domus, Epoca, L’Espresso, Time, e Stern.
La fotografia di Berengo Gardin si distingue per la capacità di cogliere con garbo la vita quotidiana e il lavoro, il paesaggio e l’architettura, ma soprattutto gli aspetti sociali spesso trascurati, come le condizioni dei malati psichiatrici, gli ambienti operai, le comunità emarginate. Il suo impegno civile è testimoniato dall’opera pionieristica “Morire di classe”, realizzata con Carla Cerati, che denunciò le condizioni disumane degli ospedali psichiatrici italiani e contribuì alla riforma basagliana del 1978.
Nel corso degli anni ha realizzato oltre 250 libri fotografici e più di 200 mostre personali sparse in tutto il mondo, da Arles a Milano, da Parigi a New York. La sua collaborazione con il Touring Club Italiano e l’Istituto Geografico De Agostini permise a Berengo Gardin di raccontare con immagini dettagliate le trasformazioni del territorio italiano e di molti paesi europei. Parallelamente, portò avanti una profonda ricerca sul mondo del lavoro, delle industrie e delle comunità, creando un archivio fotografico ricchissimo con oltre un milione e mezzo di negativi, oggi affidato alla Fondazione FORMA di Milano.

Venezia, il vaporetto, 1960
Tra i suoi lavori più celebri resta celeberrima la fotografia “Venezia, il vaporetto,1960”, un’immagine iconica che rappresenta la complessità della vita urbana veneziana con una composizione di riflessi e figure umane catturate sull’imbarcazione pubblica. Questo scatto, considerato uno dei più importanti della storia della fotografia italiana, mostra l’abilità unica di Berengo Gardin di coniugare arte e realtà, come sottolineato da critici e colleghi di fama internazionale.
La sua lunga attività lo vide anche collaborare con l’architetto Renzo Piano dal 1979, documentandone la realizzazione di grandi progetti architettonici, dimostrando una sensibilità particolare verso l’ambiente costruito e il paesaggio contemporaneo. Fino agli ultimi anni di vita, Berengo Gardin mantenne un’attività creativa e critica attenta, denunciando con i suoi scatti l’impatto ambientale del turismo di massa a Venezia, in particolare con un intenso reportage fotografico sulle grandi navi da crociera nella laguna, documentando in bianco e nero l'impatto visivo e ambientale devastante di questi "mostri" che attraversano quotidianamente il Canale della Giudecca e il Bacino di San Marco.
Berengo Gardin ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il World Press Photo, il premio Leica Oskar Barnack, il Prix Brassaï e l’Oscar Goldoni. La sua eredità rimane fondamentale per la storia della fotografia italiana e internazionale, testimoniata dalla ricchezza del suo archivio, dalle mostre celebrative, dalle sue pubblicazioni e dal riconoscimento unanime della critica e del pubblico.

