È la domanda che tutti si pongono guardando il piccolo quadricottero DJI MINI 2: "È veramente il drone per tutti?". Domanda che molti si ponevano per il primo DJI Mavic Mini, ma che è ancor apiù di attualità alla luce dei cambiamenti del regolamento a livello europeo e delle rinnovate caratteristiche tecniche del velivolo.
Dal punto di vista delle specifiche tecniche il nuovo DJI MINI 2 è decisamente più interessante del primo modello, che i tecnici cinesi avevano deciso di 'castrare' per non farlo entrare troppo in concorrenza con i fratelli maggiori. DJI su MINI 2 ha invece sbloccato le possibilità del sensore, permettendo ora di scattare foto anche in formato RAW, con maggiori possibilità in post produzione. Rispetto ad avere a che fare con il solo JPEG, avere a disposizione il file .DNG permette maggiori margini di recupero su luci e ombre, sull'esposizione e soprattutto sul bilanciamento del bianco, in caso quello allo scatto fosse errato. La funzione è decisamente utile anche nell scatto delle panoramiche, dove è possibile salvare le singole immagini in formato .DNG, da dare poi in pasto ai software di composizione per una post produzione personalizzata.
Tra le funzioni fotografiche anche la ripresa in bracketing, che unita al supporto RAW permette di creare facilmente foto HDR di grande effetto. Qui sotto un esempio creato in Photoshop partendo da tre file JPEG a tre esposizioni differenti.
DJI ha anche sbloccato la possibilità del sensore CMOS in formato 1/2,3" da 12 megapixel di registrare filmati in formato 4K a 30p e 100Mbps, mentre il modello precedente si fermava a 2,7K. Grazie alla registrazione 4K, quando si utilizza il formato Full HD 1080p è possibile accedere allo zoom digitale 2x senza perdita. Sebbene resti un gradino sotto la massima qualità dei fratelli maggiori, che offrono 4K 60p a maggiore frame rate e nei modelli top di gamma anche la registrazione a 10 bit, il salto qualitativo dei video è immediatamente percepibile rispetto al modello precedente.
DJI ha anche deciso di equipaggiare MINI 2 dell'ultimo e più performante radiocomando con tecnologia OcuSync 2.0: rispetto al modello precedente ripiegabile il nuovo controller offre migliore ergonomia, migliore fissaggio dello smartphone, ma soprattutto una connessione Dual Band decisamente più stabile, caratteristica sulla quale Mavic Mini aveva fatto emergere qualche dubbio di troppo. Il nuovo radiocomando dichiara un raggio utile di 4 chilometri, ma ricordiamo che in Italia è necessario volare a vista e che, viste le dimensioni ridotte del drone e la presenza di una sola luce al posteriore (e non sui 4 bracci come nei modelli più grandi) la distanza in cui il quadricottero diventa invisibile a occhio nudo è di qualche decina di metri. Per altro una distanza alla quale il primo Mavic Mini denota invece perdite di segnale frequenti.
DJI ha lavorato anche sui rotori, portando l'autonomia a 31 minuti e rendendo ancora più silenzioso il drone. Gli aggiornamenti all'avionica rendono il piccono MINI 2 ancora più facile da pilotare: i motori potenti permettono di alzarsi in volo anche nelle giornate ventose e il peso contenuto rende davvero minimo anche l'abbrivio. In caso di manovre errate le correzioni sono facili e immediate e anche se si calcola male una virata e lo spazio di arresto è facile intervenire per correggere, anche grazie all'impugnatura molto più salda del telecomando.
Il volo stazionario, grazie al GPS e ai sensori orientati verso il basso è abbastanza stabile, anche se non al livello dei fratelli superiori. Il divertimento in modalità sport, visto il peso ridotto è davvero massimo, con una velocità massima di 58 km/h (pari a 16 m/s). L'app DJI Fly è la stessa dei fratelli maggiori e offre tutte le manovre automatizzate e le opzioni di ripresa. A differenza dei fratelli maggiori però, l'assenza di sensori di evitamento ostacoli posteriori e laterali richiede maggiori precauzioni nell'avvio delle manovre automatiche: in caso di avvicinamento ad ostacoli il drone dietro e di lato è cieco e non può fermarsi automaticamente in caso di possibile collisione. Serve quindi avere un occhio esperto sulle manovre automatiche e sul loro raggio d'azione, calcolando di conseguenza una generosa distanza di sicurezza dai possibili ostacoli. In questo senso tra tutti quadricotteri della famiglia Mavic, MINI 2 è il più 'difficile' da guidare, in quanto quello con la minore capacità di evitare in modo autonomo gli ostacoli.
Il peso ridotto a 249 grammi rende più semplice anche il futuro di DJI MINI 2 in questa fase di transizione verso il regolamento europeo EASA. Quest'ultimo doveva entrare in vigore il luglio scorso e con esso il nuovo sistema di categorizzazione europea dei droni con la divisione in 5 classi (0, 1, 2, 3 e 4), che ne determina anche i requisiti per l'utilizzo. L'entrata in vigore però stata posticipata al 1° gennaio 2021, a causa dei ritardi dovuti alla pandemia da Covid-19. DJI MINI 2 quindi non entra in commercio con la targhetta della categoria, necessaria per poter volare secondo il nuovo regolamento. Quest'ultimo individua una fase di transizione fino al gennaio 2023 in cui i droni non marchiati (considerati 'non conformi') potranno volare in deroga: dopo quella data non potranno più alzarsi in volo. Buone notizie però per chi acquista DJI MINI 2 già oggi: il regolamento europeo esclude dalla necessità dell'etichettatura i droni al di sotto dei 250 grammi, che potranno volare anche dopo il 1° gennaio 2023, senza problemi. Questo è il motivo per cui DJI ha messo in commercio il drone nonostante non potesse essere etichettato con la categoria C0, in quanto il peso ridotto ne evita problemi normativi per il futuro anche oltre il 2023.
Il drone, comunque, per essere utilizzato in Italia deve essere immatricolato sulla piattaforma d-flight e assicurato. Per quanto riguarda la necessità o meno dell'attestato, l'articolo 14 del Regolamento di esecuzione (UE) 2019/947 della commissione del 24 maggio 2019 relativo a norme e procedure per l'esercizio di aeromobili senza equipaggio recita
5. Gli operatori UAS sono tenuti a immatricolarsi:
a) Quando operano nell'ambito della categoria «aperta» utilizzando uno dei seguenti aeromobili senza equipaggio:
i. Aeromobili senza equipaggio aventi MTOM pari o superiore a 250 g o che, in caso di impatto, possono trasferire al corpo umano un'energia cinetica superiore a 80 Joule;
ii. Aeromobili senza equipaggio dotati di un sensore in grado di rilevare dati personali, a meno che non sia conforme alla direttiva 2009/48/CE;
Stando anche all'interpretazione enunciata da alcuni funzionari di ENAC in diversi convegni, la presenza della telecamera ad alta risoluzione, in grado di riprendere persone in modo riconoscibile, richiede che l'operatore sia 'patentato' , anche se il peso del drone è al di sotto dei 250 grammi, a meno che non sia esplicitamente considerato un giocattolo e ricada nelle categorie individuate dalla direttiva 2009/48/CE. Il vantaggio del peso ridotto sotto i 250 grammi è il fatto che le operazioni vengono considerate 'non critiche' in tutti gli scenari operativi.
Secondo il regolamento ENAC 'Mezzi aerei a pilotaggio remoto ED 3 del 11 novembre 2019' vengono definite come 'Non critiche' le "operazioni condotte ad una distanza orizzontale di sicurezza di almeno 150 m dalle aree congestionate, e ad almeno 50 m dalle persone che non siano sotto il diretto
controllo del pilota di APR".
Per operare in queste condizioni con un drone è richiesto l'attestato base, conseguibile online con un corso e con un esame dal costo di 31 euro, quindi molto più accessibile rispetto al passato e ora davvero alla portata di tutti. Con un drone come DJI MINI 2 è possibile quindi volare anche non stanti le condizioni sopra citate, con il solo attestato base e senza la necessità del patentino per operazioni critiche, ben più complesso e costoso da ottenere.
In sintesi per far volare DJI MINI 2 servono l'assicurazione, l'immatricolazione, l'attestato base, ma non serve il patentino per le operazioni critiche anche nei contesti che lo richiedono per i droni al di sopra dei 250 grammi.
A livello di costi, il prezzo è leggermente cresciuto rispetto al primo modello, ma visto l'aggiornamento delle specifiche tecniche è giustificato e DJI MINI 2 resta uno dei droni più accessibili sul mercato. DJI Mini può essere acquistato tramite due opzioni. Il pacchetto standard include il drone, un radiocomando e una batteria al prezzo di 459 €. Anche il Mavic Mini 2 Fly More Combo è disponibile ed include il drone, il radiocomando, 3 batterie, una borsa per il trasporto e una stazione di ricarica delle batterie al prezzo di 599 €.
Come raccontiamo anche nel nostro video in apertura, l'opzione Fly More Combo è certamente quella più consigliabile, anche solo per la comodissima borsa per il trasporto fornita nel kit, perfetta per portare con sé tutti gli accessori. Avere tre batterie è poi un punto importante: certamente l'autonomia maggiorata su singola batteria permette di fare molte cose con una sola carica, una volta che si è in volo ci si prende gusto e ci si ritrova spesso fare fuori le batterie una in fila all'altra. Il caricatore multiplo, poi, permette di caricare tre batterie a cascata.
Considerato il peso, il prezzo e la relativa facilità d'uso DJI MINI 2 è certamente un drone alla portata di molti. Bisogna ricordare che non è un giocattolo, necessità alcune attenzioni per l'uso (anche per la mancanza di alcuni sensori per evitare gli ostacoli), la registrazione del prodotto, la conoscenza delle regole dell'aria e l'assicurazione. Detto questo è più facilmente utilizzabile in diversi scenari rispetto ai fratelli più grandi e pesanti.