Foto creata con l'IA premiata e poi ritirata ai SWPA 2023: un commento da parte di chi c'era

Foto creata con l'IA premiata e poi ritirata ai SWPA 2023: un commento da parte di chi c'era

di Roberto Colombo, pubblicata il

“L’artista tedesco Boris Eldagsen ha vinto il primo premio nella categoria “Creatività” della sezione Open del Sony World Photography Award con la sua immagine “PSEUDOMNESIA | The Electrician”. Tuttavia, ha rifiutato il premio dopo aver rivelato che l’immagine era stata generata dall’intelligenza artificiale. Eravamo alla cerimonia, ecco le nostre considerazioni”

Io ho un pensiero bilaterale. Di fronte a qualsiasi questione un emisfero del mio cervello pensa una cosa e l'altra forma un'opinione spesso opposta. Il pensiero finale è spesso la sintesi tra questi due poli, una sorta di punto di equilibrio tra le due tensioni. A volte la sintesi è immediata, quasi senza passare dalla consapevolezza del processo di doppio pensiero, a volte invece l'idea finale continua a oscillare tra i due capi, senza trovare un punto di equilibrio.

La vicenda della foto generata con gli strumenti di intelligenza artificiale, prima premiata e poi ritirata dalla mostra dei Sony World Photography Awards, appartiene sicuramente alla seconda lista, per cui ci ho messo qualche giorno a trovare una sintesi.

Ma facciamo prima il punto su cosa è successo.

Il caso “PSEUDOMNESIA | The Electrician”

L’artista tedesco Boris Eldagsen ha vinto il primo premio nella categoria “Creatività” della sezione Open del Sony World Photography Award con la sua immagine “PSEUDOMNESIA | The Electrician”. Tuttavia, ha rifiutato il premio dopo aver rivelato che l’immagine era stata generata dall’intelligenza artificiale. Lo ha fatto con una 'piazzata' durante la cerimonia di premiazione: alla ripresa degli annunci dei vincitori delle varie categorie, infatti, il 'fotografo' è salito sul palco in modo imprevisto e con un fuori programma ha lanciato la sua dichiarazione di rifiuto del premio, lasciando in visibile imbarazzo lo staffe e le presentatrici sul palco.

"They are different entities. AI is not photography. Therefore I will not accept the award."

Questo uno dei passaggi cruciali del suo intervento, nel quale diceva anche che aveva intenzionalmente inviato la foto alla giuria per vedere quanto i concorsi fotografici siano oggi preparati per il fiume di immagini generati dall'IA che potrebbe travolgerli. Il gesto dell'artista aveva lo scopo di far nascere una discussione sul tema, cosa che in realtà per diversi motivi non è avvenuta.

Creo sapeva

Creo, l'entità che ora racchiude al suo interno la World Photography Organisation, era stata avvertita in anticipo, secondo quanto rivelato dal fotografo, ma sembra non aver fatto nulla per disinnescare il caso, probabilmente anche per qualche intoppo nella comunicazione interna.

La boutade

A questo punto il fotografo ha deciso di fare la sua piazzata in pubblico alla cerimonia di premiazione cercando di sollevare sull'argomento un gran polverone. Qui sopra un'immagine del suo intervento ripresa da Petra Gerwers.

Giusto lo scopo, non efficace il metodo

I Sony World Photography Awards sono il concorso fotografico con la più larga partecipazione a livello mondiale: quest'anno sono state inviate alla giuria più di 415.000 immagini. Come dicevo anche nel mio pezzo relativo all'annuncio del vincitore, spesso la quantità mal si sposa con la qualità e in mezzo a centinaia di migliaia di immagini guardate una in fila all'altra capiti che emergano lavori di minore qualità e vengano scartati portfolio di rilievo. Il processo di giudizio è complesso e presta il fianco a tutti i bias della mente umana, 'priming' incluso. I lavori che vengono prima in qualche modo influenzano quelli che vengono giudicati dopo e a volte è più la 'scintilla' che un'immagine può suscitare nei giudici a essere premiata.

In mezzo a così tante immagini probabilmente è difficile, nei pochi minuti a disposizione per ogni lavoro, distinguere il falso dal vero. D'altra parte un occhio ben allenato vede subito i difetti tipici delle immagini generate dall'intelligenza artificiale: basta guardare gli occhi e le mani. Quindi una volta selezionata, l'immagine è stata riguardata per finire in shortlist e poi essere premiata.

Da qui il mio duplice e contrastante pensiero. Il primo è stato subito: 'Ha ragione, non è possibile aver premiato quest'immagine senza accorgersi dell'inghippo'. Dall'altro la categoria sotto cui ricade la foto - quella Creativa - accetta immagini pesantemente ritoccate e a volte lontane anni luce dalla realtà. Da un certo punto di vista che sia un'immagine generata da zero dall'intelligenza artificiale o derivata da una reale, ma modificata coi moderni strumenti di ritocco (molti dei quali fanno ampio uso delle reti neurali, come avviene nel caso dei software che sostituiscono del tutto il cielo) la differenza sembrerebbe minima. Il confine tra fotografia e creazione artistica in questa categoria è molto labile.

Ecco quindi che da un certo punto di vista la mossa dell'artista ha perfettamente senso e mira a far discutere sul fatto che un concorso come i SWPA ponga o meno dei limiti e dove, in caso, decida di porli.

Fino alla piazzata anche la modalità era corretta e ha cercato di far nascere una discussione, anche se forse non esattamente con il canale giusto, quello del supporto del concorso.

La boutade alla cerimonia, invece, sebbene a prima vista abbia dato grande visibilità alla vicenda, proprio per la stessa ragione l'ha anche ridimensionata. Porre un confine tra un atto di protesta e una ricerca di protagonismo vuol dire inoltrarsi in una zona grigia quanto quella che divide ritocco pesante e generazione IA delle immagini.

L'imbarazzo sul palco è stato grande e quasi tutto sulle spalle di chi si è trovato al podio e al microfono in quel momento. I Sony World Photography Awards sono per molti fotografi un importante punto di arrivo, per alcuni un fondamentale trampolino di lancio: i premiati vivono con grande emozione la serata e l'organizzazione lavora dietro le quinte alacremente per far funzionare tutto a dovere. La piazzata dell'artista ha sicuramente fatto filare meno liscia la serata e anche sottratto visibilità ai fotografi che hanno visto i loro lavori premiati. Da questo punto di vista l'azione di Eldagsen è ampiamente criticabile e i dubbi che possa essere stata mossa da una voglia di protagonismo legittimi.

Soprattutto per il grande contrasto con l'emozionante discorso del vincitore, Edgar Martins, che ha meritatamente vinto il titolo di Fotografo dell'Anno 2023 dei Sony World Photography Awards con un lavoro di grande pregio, dedicato alla memoria di un fotoreporter rapito e ucciso mentre faceva il suo lavoro, provare a raccontare con le immagini la verità, nel caso specifico quella della guerra civile libica.

Il suo percorso era inizialmente votato a fare luce sulla vicenda e a provare a trovare i resti dell'amico, il cui cadavere era stato abbandonato nel deserto, ma si è subito scontrato con la difficoltà di mettere in atto una vera e propri indagine. “Come si racconta una storia senza testimoni, tracce, prove o protagonisti?” - questa la frase che il fotografo ha ripetuto durante la conferenza stampa e la premiazione. L'indagine mancata è diventata però l'occasione per incontrare le persone che per ultime erano venute in contatto con Hammerl e si è trasformata in una sorta di terapia, per il fotografo, ma anche per i soggetti delle foto.

Copyright: © Edgar Martins, Portugal, Photographer of the Year, Professional competition, Portraiture, Sony World Photography Awards 2023

Ogni foto tra quelle premiate è nata da un incontro tra persone e mossa da uno scopo nobile, che traspariva chiaramente dalle parole emozionate con cui Martins ha ritirato il premio.

L'intelligenza artificiale avrebbe potuto creare miliardi di ritratti, magari addirittura esteticamente più d'impatto, ma non avrebbe mai potuto incontrare le persone e nemmeno prendere la propria attrezzatura e farsi settimane nel deserto per cercare un amico scomparso.

È qui forse che sta la grande differenza ed è qui che va posto l'accento. Sebbene 'creativa', l'intelligenza artificiale ripete modelli acquisiti, fa convergere prompt verso schemi derivati da enormi database, ma al momento è scevra dal concetto di amicizia e sicuramente non può utilizzare la generazione di immagini per metabolizzare un lutto, come avvenuto invece per il fotografo portoghese. Siamo persone in quanto esseri in grado di relazionarci con gli altri e in grado di provare emozioni e la fotografia non è altro che un modo per esprimere queste emozioni e per suscitarne di nuove in chi osserverà quelle immagini.

Certo, anche le immagini generate dall'intelligenza artificiale possono assolvere allo stesso scopo e alcuni lavori visti in questi mesi si avvicinavano molto (per scopo e risultato) a dei progetti fotografici, ma in questo caso il contrasto è tra le foto premiate per il loro valore umano e un'immagine creata a uso e consumo di una polemica, risultata nei modi più sterile del previsto.

Voi cosa ne pensate?


Commenti