Fujifilm X-H2S, la prima (vera) ammiraglia mirrorless APS-C. La recensione

Fujifilm X-H2S, la prima (vera) ammiraglia mirrorless APS-C. La recensione

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Fujifilm X-H2S aggiorna la precedente H1, ma il divario tecnico tra le due è tanto abissale da fare della H2S un modello a sé stante. La prima, vera ammiraglia mirrorless in formato APS-C. ”

Ergonomia ed efficacia

Già la H1 aveva avviato una sorta di transizione verso un'operatività che, in quella recensione, abbiamo definito in "stile moderno". Già quel modello, infatti, consentiva (previa opportuna personalizzazione dei comandi) di gestire tempi e diaframmi attraverso le due ghiere di comando anteriore e posteriore.

In quel caso, però, era una scelta, mentre per la X-H2S non esistono alternative: sparita la ghiera meccanica dei tempi, la disponibilità della ghiera dei diaframmi sulle ottiche R perde di significato fino ad apparire ridondante. Specie per gli zoom ad apertura variabile, sui quali non può ovviamente essere a posizione fissa. Meglio allora fingere che non esista, impostarla sulla posizione Auto e utilizzare le due ghiere di comando, in modo analogo a quanto avviene su pressoché qualunque altra fotocamera: la ghiera anteriore, principale, regola il parametro libero (o il tempo di posa se si lavora in Manuale); la ghiera posteriore, secondaria, effettua la compensazione esposimetrica (o regola il diaframma se si lavora in Manuale).


La X-H2S è ovviamente resistente a polvere e pioggia.

Come giudicare questo cambio di rotta?!? Beh, a titolo personale l'approccio Fujifilm ci è sempre piaciuto, ed emotivamente ci spiace vederlo sparire dall'ammiraglia. Per essere oggettivi, però, l'approccio classico si presta più a corpi macchina come la X-Pro (su cui contiamo rimanga per sempre), magari equipaggiati con ottiche fisse. Nel caso delle fotocamere per uso sportivo, viceversa, avere tempi e diaframmi costantemente sotto la punta delle dita riduce i tempi di reazione.

Insomma, se nostalgicamente ci spiace un po', razionalmente non possiamo che valutare positivamente il cambio di rotta. Soprattutto se si considera la H2S calata in uno scenario sport/natura ed equipaggiata con un super-tele.   


Quello su cui non abbiamo alcun dubbio è il significativo passo avanti in termini di ergonomia dovuto alla riorganizzazione dei pulsanti sul dorso, in particolar modo del joystick e del pulsante AF-On (i più usati in assoluto). Sulla H1, il layout era tutt'altro che ottimale. Sulla H2S non è perfetto (l'AF-On è ancora un po' sacrificato tra joystick e ghiera di comando posteriore), ma ora i due sono disposti ad arco anziché in verticale, e il joystick ha dimensioni corrette, così il movimento della mano è molto più naturale e sicuro.

Peccato che, ancora una volta, Fujifilm non abbia curato la disposizione degli stessi pulsanti sul vertical grip, che idealmente dovrebbero replicare perfettamente quelli sul corpo principale, per dimensione e posizione. In realtà, sul vertical grip, questo terzetto è disposto verticalmente, così, ruotando la fotocamera, è come passare a un diverso corpo macchina! Ci si abitua, per carità, ma su corpi del livello della X-H2S andrebbero curati anche questi "particolari".


Nulla sfugge alle cicogne... né alla X-H2S, la cui raffica da 40 fps è sovrabbondante per pressoché qualunque esigenza di scatto (qui, ad esempio, ne sono bastati 8).

Altro grande passo avanti è stato compiuto dal sistema autofocus, soprattutto in termini di riconoscimento dei soggetti (grazie anche ai nuovi algoritmi che includono ora, oltre agli umani – occhi e viso – anche animali domestici, uccelli, automobili, moto, aerei e treni), ma anche in termini di capacità di inseguimento vera e propria, di tenacità con cui la X-H2 rimane ancorata al soggetto originale rispetto ai precedenti modelli.

Operativamente, il sistema AF è rimasto pressoché invariato. Anche in questo caso abbiamo le opzioni Punto singolo (6 dimensioni), Zona (3 dimensioni, con scelta automatica del punto entro la zona) e Wide/Tracking, a seconda che si stia lavorando in modalità AF-S o AF-C. Nel primo caso, la macchina sceglie il soggetto più prominente tra quelli con buon contrasto, nel secondo mette a disposizione un punto iniziale di origine con cui agganciare il soggetto da inseguire.

Anche in questo caso troviamo la pratica modalità ALL, che consente di passare ciclicamente in rassegna tutte le opzioni sopracitate. Basta muovere il joystick per attivare la scelta del punto AF e ruotare la ghiera di comando posteriore. Ottima idea!

Anche in questo caso, inoltre, abbiamo il menu di impostazione fine della risposta AF-C basata sui parametri Sensibilità tracciatura (0-4), che determina la cadenza di ricalcolo, Sensibilità Tracc. Veloc (0-2), che tiene conto dell'accelerazione del soggetto, e Commutazione area (Auto/Centrale/Anteriore), che determina la zona privilegiata entro cui focheggiare.


Il riconoscimento del soggetto - umano o animale che sia - è sicuro e affidabile anche in situazioni non banali, come nel caso di parti del corpo più prominenti rispetto al volto.

Il riconoscimento facciale è efficace e piuttosto ben gestito. Se attivo, prevale nettamente sul punto AF selezionato, andando ad agganciare correttamente gli occhi della persona anche se questa è molto lontana dal punto stesso. Magari, una futura personalizzazione in questo senso potrà favorire una maggiore precisione in presenza di gruppi di atleti, ma per il ritratto va benissimo così com'è. Consigliamo di associare l'accensione/spegnimento del riconoscimento umano a un pulsante funzione, per tornare rapidamente, quando necessario, ad avere pieno controllo sulla posizione del punto AF. Il riconoscimento degli altri soggetti deve essere gestito da Menu o Quick menu, per scegliere il tipo di soggetto desiderato, e per quanto ci è stato possibile testare (animali domestici, moto e uccelli) funziona altrettanto bene.

Sul campo, abbiamo avuto la sensazione che ora Fujifilm competa nella stessa categoria di Sony A1, Nikon Z9, e Canon EOS R3. Probabilmente, queste ultime due sono leggermente superiori e, per qualche ragione che non sappiamo individuare per certo – ma che ha a che fare con l'aggancio del soggetto – garantiscono una percentuale di successo leggermente superiore.

Ci è in effetti capitato di notare, in qualche occasione, come la macchina avesse individuato correttamente l'area da mettere a fuoco, ma alla verifica dello scatto, la messa a fuoco non fosse corretta. In ogni caso, competere ad armi quasi pari con Z9 ed R3 è già molto. Per essere chiari: nessun'altra Fuji, oggi, ne è lontanamente capace.


Un esempio di malfunzionamento dell'inseguimento AF durante una raffica lenta (3 fps): la fotocamera perde stranamente il soggetto già agganciato, poi lo recupera nello spazio di 2 fotogrammi .

Del mirino abbiamo già parlato nella pagina di approfondimento tecnico, e non c'è molto da aggiungere: è ampio, confortevole, e soprattutto mostra un'immagine fluida e in tempo reale durante lo scatto continuo. Come già detto per altre concorrenti, un mirino di questo tipo non è più penalizzante rispetto al mirino ottico, e tanto basta. Vale semmai la pena spendere qualche parola per la funzione "Mirino sport", che è in effetti un'opzione di ritaglio 1,25x. Per effetto del ritaglio, nel mirino compare una cornice di inquadratura e si ha modo di osservare anche parte della scena fuori quadro, cosa che – siamo certi – troverà i suoi fan.

Lo stabilizzatore conferma, anzi migliora, la sua già buona efficacia, mentre la funzione anti-flickering continua a essere penalizzante e, con otturatore elettronico, non del tutto efficace. A titolo di esempio, abilitandola su tutti i fotogrammi (necessario per avere perfetta efficacia), la cadenza di scatto con otturatore elettronico è caduta dai 40 fps impostati a poco più di 12 fps, con presenza di banding residuo.


Con otturatore meccanico, la cadenza è scesa dai 15 fps nominali a poco più di 8. Certo un passo avanti rispetto ai 5,5 della H1, ma per altri marchi, attivare questa funzione ha un impatto trascurabile sulle prestazioni.

Spendiamo infine qualche parola per il nuovo XF150-600mmF5.6-8 R LM OIS WR, un obiettivo davvero degno di attenzione e, certamente non a caso, presentato contemporaneamente al corpo macchina X-H2S: è l'obiettivo perfetto per lo sport in esterni e la caccia fotografica, così come la H2S è il corpo macchina Serie X più adatto a questi scopi.

Non è luminosissimo, è vero: f/5.6-8, ma lo scopo di questo obiettivo è evidentemente quello di offrire agli appassionati uno strumento compatto e non troppo dispendioso. Scopo, del resto, perfettamente coerente con un corpo macchina come la H2S che, anticipando un po' le conclusioni, possiamo definire come l'unica mirrorless APS-C professionale oggi sul mercato.
La focale di 150-600mm equivale a circa 225-900mm e, per gli incontentabili, segnaliamo la compatibilità con i teleconverter 1,4x e 2x, anche se perdere un ulteriore stop o due di apertura massima risulterebbe probabilmente troppo penalizzante.

La dotazione funzionale è completa: limitatore di corsa AF, funzione preset e immancabile anello dei diaframmi tipico delle ottiche R. Lo schema ottico, dal canto suo, non risparmia elementi pregiati, per un totale (tra gli altri) di 7 elementi a bassa dispersione. Ciò che abbiamo più amato, però, è la sua costruzione. È leggero ma ben rifinito, le ghiere sono di una fluidità impeccabile, ma soprattutto si tratta di un obiettivo con zoom e messa a fuoco interna, due caratteristiche che difficilmente si trovano sui superzoom di questa categoria. La rapidità di messa a fuoco, attuata da due motori lineari, è la ciliegina sulla torta.

La nitidezza è buona sull'intera gamma focale, la vignettatura accettabilissima, le aberrazioni cromatiche sotto controllo e, date le focali in gioco, le distorsioni geometriche sono irrilevanti. Il rapporto qualità/prezzo, insomma, è molto buono. Il rapporto qualità/peso, ancora migliore…