Fujifilm X-Pro 3, approccio minimal, qualità maxi

Fujifilm X-Pro 3, approccio minimal, qualità maxi

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Fujifilm aggiorna la linea X-Pro, che con la 3° generazione diventa ancora più essenziale. Qualità fotografica incontestabile, ma piccolo passo falso nella rivisitazione del mirino ottico. ”

Ergonomia ed efficacia

Essendo ormai l'operatività delle Fujifilm X-Pro arcinota, non ci soffermiamo sulla funzione delle ghiere (vedi recensione X-Pro 2 per dettagli), preferendo affrontare immediatamente la principale questione in gioco: come giudicare il display "nascosto"? Soluzione funzionale, idea geniale, o scelta un po' snob e fine a sé stessa?!?

Iniziamo col dire un'ovvietà: la X-Pro 3 è una fotocamera destinata a soddisfare un pubblico di nicchia, come già erano X-Pro 1 e X-Pro 2. Che il mirino (anche) ottico sia motivo di preferenza per questa famiglia è scontato, e partendo da questo presupposto è facile ipotizzare che gli amanti del mirino ottico abbiano sempre utilizzato molto poco il display posteriore a fini compositivi (ipotesi confermata dalla stessa Fuji in base ai feedback dei clienti).

A questo bisogna aggiungere che, come già accennato, nella X-Pro 3 il display comunque esiste, e che in ogni caso il mirino (anche) elettronico può fungere da display per le impostazioni di menu o per la revisione delle immagini. Nelle occasioni in cui la fotocamera si trova su un cavalletto, e la soluzione più comoda per la composizione dell'immagine diventa il display posteriore, basta un gesto (anche se la piastra di fissaggio può facilmente impedire l'apertura del display oltre i 90°).


Data la cerniera orizzontale, con fotocamera su cavalletto risulterà probabilmente impossibile aprire il display oltre i 90°. Questo è l'unico neo da noi sperimentato per ciò che riguarda la soluzione del display a scomparsa.

Complessivamente, troviamo dunque che la soluzione del display a scomparsa non tolga molto alla funzionalità della fotocamera, che riesce sempre a offrire al fotografo la soluzione migliore in funzione dell'esigenza. Aggiunge qualcosa? Abbiamo effettivamente notato come la nuova struttura del dorso ci abbia indotto a utilizzare il menu ancor meno del solito. Da utilizzatori della X-Pro 1, possiamo dunque dire che il display a scomparsa ha condizionato il nostro modo di usare la fotocamera, portandoci un passo in direzione dell'analogico. Se questo sia da considerarsi un vantaggio o meno, è ovviamente una valutazione molto personale.

Per quanto ci riguarda, sì, lavorare con la X-Pro 3 ci è piaciuto, ma possiamo anche facilmente immaginare l'obiezione di chi, già con la X-Pro 1, 2 o altre mirrorless, utilizza il display posteriore come semplice schermo LCD secondario, mostrando i soli parametri di scatto. In questo scenario, al cosiddetto sub-display rimane il vantaggio di essere più piccolo e meno dispendioso in termini energetici.
L'unica cosa che non abbiamo capito è il motivo per cui la luminosità di questo schermo non sia regolabile. Certo, c'è l'esigenza di ridurre il consumo, ma nella fattispecie la retroilluminazione è talmente fioca da rendere il sub-display illeggibile in penombra. Esattamente come il talloncino della pellicola. Effetto voluto?!?


La retroilluminazione del display è molto fioca, e non regolabile.

Molto bene il mirino EVF, mentre abbiamo delle riserve sul mirino ottico, per il quale troviamo la scelta dell'ingrandimento fisso 0,52x complessivamente penalizzante. Che il mirino galileiano preveda un ingrandimento fisso e cornici di inquadratura non è certo una novità, così come non è una novità che, al crescere della focale, la cornice si riduca tanto da rendere questo tipo di mirino presto inutilizzabile.

Con il suo doppio ingrandimento, però, la X-Pro 1 ha saputo rendere il mirino galileiano più godibile, e questo ritorno a una soluzione classica ha sapore di downgrade.

La cornice compare a poco più di 23mm (circa 35mm equivalenti) – ciò significa che, al di sotto di tale focale, il mirino ottico esclude inevitabilmente parte della scena. Sul versante opposto, a 80mm la cornice è davvero minuscola, a nostro avviso oltre il limite dell'usabilità, ma già a 56mm è piuttosto ridotta. In termini di ingrandimento, 0,52x è un valore davvero modesto per gli standard attuali. Le Leica M (altro prezzo, certo, ma si tratta delle uniche altre fotocamere a utilizzare un mirino analogo), sono passate da 0,68x a 0,73x con la M10.


Alcuni particolari della versione Titanium Silver.

In definitiva, l'utilizzo del mirino ottico si è rivelato (almeno per quanto ci riguarda) meno godibile del previsto, così nel corso della prova ci siamo scoperti a utilizzare molto spesso il mirino EVF e, di conseguenza, a chiederci quale fosse, al di là del suo fascino, il reale valore aggiunto di questo strumento.

La semplificazione del dorso, potenzialmente critica, non ha a nostro avviso minimamente intaccato la funzionalità in fase di scatto. Per loro natura, infatti, le X-Pro si gestiscono quasi esclusivamente tramite ghiere meccaniche, così la mancanza di qualche scorciatoia via PAD passa sostanzialmente inosservata. Anche nella navigazione tra i menu, il joystick sostituisce egregiamente il PAD.

La carenza di comandi diretti sul dorso si avverte però in fase di riproduzione, frangente in cui è necessario ricorrere ai gesti touch almeno per l'ingrandimento delle immagini. Nulla di drammatico, ovviamente, ma l'uso del touch mal si accorda con lo spirito della macchina e, dato che molto nell'eventuale scelta della X-Pro 3 si basa sul feeling e l'emozione piuttosto che su misure e valutazioni scientifiche, riteniamo che anche questi dettagli possano avere una seppur piccola importanza.       

Per ogni altro aspetto vale quanto già detto per altre Fujifilm Serie X recenti, X-T3 sopra tutto. Il sistema AF è ora reattivo e affidabile, anche in modalità AF-C, e offre opzioni di personalizzazione "da sportiva". È sempre doveroso ricordare come all'interno del Sistema X esistano molti obiettivi qualitativamente eccellenti ma non velocissimi – in altri termini, può facilmente essere l'obiettivo il collo di bottiglia.

In ogni caso, per questa tipologia di macchina, le prestazioni complessive sono sempre sovrabbondanti. In un momento storico in cui le fotocamere hanno ormai raggiunto prestazioni stellari, vale in effetti la pena richiamare l'attenzione sui ben 11 fps (!) che questa macchina può garantire per una quarantina di RAW, pur essendo in estrema sintesi un'alternativa alle telemetro nata per il reportage…

Ci ha fatto infine piacere notare come l'autonomia, additata nella recensione della X-Pro 2 come "unico vero limite a livello operativo", sia cresciuta del 48% utilizzando il mirino EVF. 370 scatti (CIPA) non sono un record, ma si arriva tranquillamente a fine giornata.