Prezzo medio rilevato: 250 Euro
L'XC 16-50mm nasce come zoom standard economico per affiancare corpi macchina entry-level quali X-A1 o X-M1 (corpo macchina con cui ha in effetti debuttato a metà 2013). Circa due anni dopo, nel giugno del 2015, hanno debuttato la X-A2 e l'attuale versione Mark II del 16-50mm, identica al precedente se non per la distanza di messa a fuoco in modalità Macro leggermente ridotta.
La sua focale equivalente di 24-75mm nel formato 35mm rinuncia a qualcosa lato tele ma guadagna 2 preziosi millimetri lato grandangolo rispetto al 18-55mm, che equivalgono ad ampliare l'angolo di campo da 76.5° a 83.2°.
Costituito da 12 elementi in 10 gruppi, utilizza al pari del 18-55mm tre elementi asferici e uno a bassa dispersione, nonché lo stesso diaframma a 7 lamelle arrotondate che si chiude fino a f/22, il che lascia presagire prestazioni ottiche analoghe.
La differenza con il 18-55mm, oltre ovviamente alla minore apertura massima, sta tutta nel corpo, che in questo caso è in plastica (flangia compresa, purtroppo), privo di switch e, soprattutto, privo della ghiera dei diaframmi. Questo genera qualche problema con corpi come la X-Pro1 o la X-E1, che ne presuppongono la presenza. Potrà essere necessario, per questi corpi, un aggiornamento firmware che abilita il controllo del diaframma tramite ghiera di comando - in ogni caso, l'esperienza d'uso risulterà incoerente con quella di altri obiettivi "R" e meno efficace/appagante.
Gli ingombri fisici sono analoghi a quelli del 18-55mm: circa 63mm di diametro e circa 65mm di lunghezza, che diventano 98mm in posizione tele; anche il diametro filtri è lo stesso (58mm). Il peso, invece, è percentualmente molto più ridotto - 195 grammi contro 310. In assoluto, però, 100 grammi di differenza non hanno praticamente nessun impatto sull'usabilità.
Pur essendo in plastica, e costruito in Cina anziché in Giappone, il corpo e i meccanismi appaiono precisi e fluidi, e complessivamente di buona fattura. Non sarà forse robusto come il 18-55mm, ma l'impressione è che non sia un obiettivo destinato ad avere problemi di scorrimento o a mostrare giochi eccessivi dopo pochi mesi di utilizzo, come capita ad alcune controparti per reflex.
La ghiera di zoom è ampia 24 mm e coperta da un piacevole materiale antiscivolo, mentre quella di messa a fuoco, frontale, misura 9 mm. Entrambe sono fluide e lavorano in modo impeccabile.
La minima distanza di messa a fuoco è pari a 60 cm, al pari del 18-55mm e della versione Mark I di questo stesso 16-50mm. Attivando la funzione Macro, però, questo 16-50mm Mark II guadagna qualche centimetro rispetto a entrambi, arrivando a 15-35 cm (wide-tele). Di conseguenza, anche il rapporto di ingrandimento massimo cresce leggermente, fino a 0,2x (posizione grandangolo).
Come nel caso del 18-55m, il portafiltri anteriore non ruota, facilitando l'uso di polarizzatori e digradanti.
Lo stabilizzatore ottico ha un'efficacia del tutto analoga a quella del 18-55mm, tanto che, pur non avendone conferma specifica, scommetteremmo che si tratta dello stresso prodotto. Anche in questo caso dunque si ottiene un vantaggio 3 stop o poco meno, non lo stato dell'arte ma un buon risultato assoluto.
La velocità di messa a fuoco, 5 decimi di secondo per l'intera corsa nel caso peggiore, è nella media e risulta, curiosamente, leggermente superiore a quella del più pregiato 18-55mm.