(Anteprima) Hasselblad X1D II 50C, medio formato svedese atto secondo

(Anteprima) Hasselblad X1D II 50C, medio formato svedese atto secondo

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Hasselblad migliora la sua mirrorless con sensore 44x33, rendendola più reattiva, decisamente più piacevole da utilizzare e, non ultimo, ritoccando sensibilmente il prezzo di listino verso il basso. Basterà per affrontare l'assalto portato da Fujifilm? ”

La prima versione, introdotta nel 2016, ha suscitato molto interesse, essendo stata la prima mirrorless con formato di sensore superiore al 35mm. Ora Hasselblad propone una seconda versione "rivista e corretta": X1D II 50C.

Come si può intuire dalla sigla, rispetto al modello precedente non si tratta di una rivoluzione (identico sensore 44x33mm da 50 Mpixel); Hasselblad ha voluto concentrarsi soprattutto sull'esperienza d'uso, correggendo alcuni difetti del primo modello (evidenziati a suo tempo in questo articolo), tra cui una reattività complessiva non eccelsa.


Non si tratta poi di un difetto tecnico in senso stretto, ma i 7900 Euro + IVA richiesti per la prima versione hanno certamente contribuito a tenere a distanza una buona fetta di appassionati e di professionisti di nuova generazione, che pur non provenendo dal mondo Hasselblad, hanno guardato con interesse a una medio formato capace di uscire agevolmente dallo studio, e quindi di assecondare un metodo di lavoro più dinamico e in mobilità – scenario che, per inciso, è la principale ragione di esistere della X1D.

La Hasselblad X1D II 50C scioglie questi due nodi. Innanzitutto, viene proposta a un prezzo di listino di 5000 Euro + IVA. Non pochi in assoluto, certo, anche perché le ottiche sono altrettanto costose (ad esempio, 4500 Euro + IVA per il contestualmente annunciato zoom XCD 3,5-4,5/35-75). Altrettanto certamente, però, si tratta di un taglio sostanzioso, che consente alla X1D II 50C di porsi in diretta concorrenza con le rivali Fujifilm GFX 50S e GFX 50R. Forse DJI, attuale proprietario del marchio, ha portato un po' di sano pragmatismo in casa Hasselblad…   


Bianco/Nero ad alto contrasto con la X1D II 50C - Con flash, f/11, 1/125s, 100ISO. Obiettivo: XCD 2,8/135.

Per quanto riguarda invece i nodi ergonomico/funzionali, siamo stati alla presentazione ufficiale italiana presso il distributore ufficiale, Fowa, dove abbiamo avuto modo di provare la macchina con diverse ottiche e in diverse situazioni, confrontandoci con gli ambassador Angelo Ferrillo, Max&Douglas, Roberto Savio e Fernando Cerrone, per farci una prima idea dei passi avanti compiuti  negli ultimi 3 anni.

Il primo impatto è sicuramente positivo. La X1D II 50C mantiene infatti struttura (e fascino) del primo modello, ma si utilizza con maggior piacere. Il nuovo mirino EVF si basa su un OLED da 3,69 milioni di punti (1280x960 pixel) – non un record, ma un buon passo avanti rispetto al precedente 1024x768 pixel; inoltre offre un ottimo ingrandimento (0,87x), maggiore fluidità grazie al refresh-rate portato a 60 Hz e il menu, così come le impostazioni rapide (ad esempio la scelta ISO) sono ora visibili anche dentro il mirino.


Classico still-life in studio. Il livello di dettaglio, per questo sistema, non è mai stato in discussione. Oltre al dettaglio, abbiamo però apprezzato la qualità delle texture e la tridimensionalità delle immagini ottenute.

Più importante, il display posteriore è cresciuto in dimensione (da 3" a 3,6", e questo sì è un record), risoluzione (da 640x480 a 1024x768) e reattività – aspetto cruciale, quest'ultimo, dato che l'approccio minimal del corpo macchina demanda molte impostazioni proprio allo schermo posteriore, analogamente a quanto accade anche per i dorsi digitali.

L'ampia dimensione del display può favorire anche il lavoro in studio, dando al fotografo uno strumento più efficace per la regolazione manuale della messa a fuoco (ben implementato, a proposito, il focus peaking) durante uno still-life. A questo proposito, però, dobbiamo dire che la "killer application" è lo scatto in tethering via USB-C con iPAD Pro, reso possibile dal recentemente aggiornato Phocus Mobile 2.


La soluzione Phocus Mobile 2.

Purtroppo, al momento sono supportati solo iPAD Pro (meglio 2° o 3° generazione) e iPAD Air mod. 2019 con almeno 3 GB di RAM, via Wi-Fi o USB-C (con, peraltro, solo il primo a poter utilizzare il cavo USB-C). Ciò non di meno, la notevole velocità di trasferimento (bastano pochissimi secondi per vedere la foto su grande schermo) e la resa cromatica degli schermi iPAD, non inferiore a quella del tipico notebook, ne fanno una soluzione operativamente molto valida.   

Si tratta evidentemente di un'applicazione perfettamente allineata allo spirito della fotocamera, che potremmo sintetizzare in "medio formato on the go" – il professionista abituato a questo modo di lavoro potrà alleggerire la sua attrezzatura, le nuove generazioni che intendono sperimentarlo potranno farlo in modo più snello.


A sinistra: scatto originale. A destra: Esposizione +3,5 EV e recupero ombre. La malleabilità del RAW certo non manca, anche se...

Siamo stati poi lieti di scoprire, grazie all'ambassador Roberto Savio (che cogliamo l'occasione di ringraziare per la sua grande disponibilità), della prossima implementazione di interessanti funzioni come il focus-stack semi automatico (scatto automatico, composizione a carico del fotografo) tramite aggiornamenti firmware attualmente in fase di perfezionamento.    

Meritano infine di essere citati anche la disponibilità di un JPEG a piena risoluzione (il primo modello restituiva solo provini in bassa risoluzione in questo formato), l'aggiornamento degli slot di memoria allo standard UHS-II e l'integrazione del modulo GPS.


... "tirando" molto le ombre, si nota un pizzico di banding e di rumore cromatico di troppo. C'è spazio per un'ottimizzazione del firmware. In alto: immagine originale. Al centro: recupero con Lightroom (Ombre = 100). In basso: recupero con Phocus v3.4.3 (Riem. Ombre = 100). Clicca sui particolari per ingrandimento 100%.

Anche le performance complessive sono cresciute: tempo di accensione quasi dimezzato (-46%) e cadenza di scatto portata da 2 a 2,7 fps. Purtroppo, senza sostituire il sensore Hasselblad non ha potuto aggiornare un elemento chiave qual è il sistema autofocus, che ricordiamo essere a rilevazione di contrasto.

Come tutti i sistemi dello stesso tipo, anche quello della X1D II 50C non brilla in condizioni di luce mediocre, situazioni in cui si sperimentano rallentamenti e propensione al focus hunting. E questo è esattamente lo scenario in cui si trovano a operare molti professionisti che lavorano in studio con luce flash, dato che la messa a fuoco viene fatta in questo caso con la scena illuminata dalle sole luci pilota.    


In alto: immagine originale. In basso: crop 100% (clicca per ingrandire).

Lo stesso metodo di selezione della zona AF (117 disponibili) non ci ha convinto, mancando un apposito controllo sul dorso. È possibile utilizzare allo scopo lo schermo posteriore come PAD ma, lo ripetiamo nelle recensioni di qualunque fotocamera utilizzi lo stesso metodo, la praticità di un joystick da azionare col pollice rimane a nostro avviso ineguagliata. La "pulizia" del corpo macchina va dunque, in questo caso, a penalizzarne la funzionalità.

Più in generale, la valutazione delle performance può essere condotta secondo due chiavi di lettura. Da un lato, non si possono che apprezzare i tangibili miglioramenti rispetto al modello precedente e, prendendo a termine di paragone altre medio formato più tradizionali, la X1D Mark II può a buona ragione essere considerata una medio formato evoluta e ad alte prestazioni.


Non solo luce flash: ecco un paio di scatti effettuati con sola luce pilota, a 400 ISO con ottica XCD 1,9/80 @ f/2. Grazie alla buona apertura di questo obiettivo (il più luminoso della famiglia), ci è stato possibile lavorare con un tempo di tutta sicurezza (1/250s) senza alzare troppo la sensibilità.

D'altro canto, Fujifilm ha recentemente mostrato, con la GFX100, come anche in questo mondo le evoluzioni possano essere più significative: il sistema AF di quel modello, ibrido, è funzionalmente analogo a quello delle mirrorless APS-C dello stesso marchio, vale a dire più reattivo e capace di funzioni avanzate come un eye-tracking ben implementato.

Non si tratta, a onor del vero, di prodotti confrontabili: la GFX100 costa più del doppio… Ciò non di meno, resta un po' di amaro in bocca per un'evoluzione che, a tre anni di distanza, avrebbe forse potuto essere più incisiva.


Un po' di backstage con ottica XCD f/21 (meno di 17mm equivalenti nel formato 35mm), che ci ha stupito per il minimo livello di "barilotto" e deformazione prospettica, nonostante la focale estrema.

Nella stessa giornata, Hasselblad ha alzato il sipario su altri due prodotti importanti per il suo portfolio. Il primo, ancora riferito al Sistema X, è il già citato lo zoom XCD 3,5-4,5/35-75. Nona lente e primo zoom del sistema Hasselblad X, equivale a circa 28-60mm nel formato 35mm, pesa 1115g, focheggia a partire da 60cm di distanza e integra un otturatore centrale con tempi che vanno da 68 minuti a 1/2000s.

Il suo schema ottico prevede 15 elementi in 13 gruppi, tra cui 2 elementi asferici. La messa a fuoco interna è un elemento progettuale qualificante, mentre meno qualificante è il design ad apertura variabile; inoltre, facendo un parallelo con il mondo 35mm, l'escursione focale è un poco limitata rispetto al classico 24-70mm. Purtroppo, problemi di gioventù ci hanno impedito di provarlo adeguatamente.


Il secondo prodotto, ancora non definitivo (ci è stato possibile usarlo, ma non pubblicare immagini) è un vero e proprio oggetto del desiderio per gli appassionati e i clienti storici Hasselblad. Si tratta in realtà dell'unione di due pezzi di un unico puzzle: dorso digitale CFV II 50C e corpo macchina 907X.   

Supponete di avere a disposizione un corpo macchina V-System e relative ottiche. Si, anche l'iconica 500C del 1957, capostipite di questo sistema. Il dorso digitale CFV II 50C, che come si può intuire dal nome è tecnicamente identico alla X1D II 50C, permette di dare nuova vita a questo sistema in un unico, semplice gesto come la sostituzione del magazzino pellicole.


Dal 1957 al 2019 - Il dorso CFV II 50C, ora completamente autonomo, è compatibile con i modelli del Sistema V a partire dalla capostipite 500C, e si installa con la stessa facilità di un magazzino pellicole.

Non serve alcun accessorio o collegamento esterno. La batteria (la stessa utilizzata dalla X1D II 50C) è integrata e può essere ricaricata tramite cavo USB-C. Il suo display posteriore inclinabile, ovviamente touch, mima il pozzetto, assicurando un metodo di lavoro davvero molto simile a quello storico. In questo momento, in cui il vintage è molto di moda in ambito fotografico, crediamo che una simile soluzione possa interessare più di qualcuno…

Da parte nostra, troviamo incredibile come la precisione meccanica di una fotocamera prodotta oltre 60 anni fa consenta, ancora oggi, di installare un dorso digitale senza ripercussioni qualitative…


CFV II 50C + 907X fotografati con X1D II 50C, a mano libera e con sola luce pilota. 1/60s, f/4, 800ISO. Obiettivo: XCD 2,8/135. In condizioni normali non scenderemmo sotto 1/125s, ma certamente il micromosso non è un grosso problema per questo corpo macchina.

Ma non è tutto. Il dorso CFV II 50C può essere connesso al corpo macchina 907X, il più sottile mai prodotto da Hasselblad – grazie a lui, è possibile utilizzare nativamente tutte le ottiche dell'attuale Sistema X. Noi abbiamo effettuato qualche scatto in questa configurazione, e dobbiamo ammettere di aver provato un'emozione particolare.

Non sappiamo ancora quale sarà il prezzo di questa piccola meraviglia (immaginiamo, senza alcun reale fondamento, uno street price prossimo a quello della X1D II C, essendo l'elettronica identica). Sappiamo però che, qualunque sia il prezzo, per i pochi fortunati che potranno far rivivere una 500C, ne varrà la pena.    


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