Canon PowerShot D10 per mondi sommersi

Canon PowerShot D10 per mondi sommersi

di Alessandro Bordin , pubblicato il

“PowerShot D10 è l'ultimo compromesso in casa Canon per quanto riguarda il mondo delle fotocamere compatte impermeabili, sebbene le caratteristiche vadano oltre a questa caratteristica. Quale migliore occasione di provarla se non nel periodo delle vacanze? Ecco una prova della PowerShot D10 alle prese con il suo elemento, ovvero l'acqua”

Impressioni di utilizzo, primo contatto

La destinazione di utilizzo della macchina è indubbiamente votata alla fotografia subacquea, sebbene è necessario fare subito qualche distinguo. I termini subacqueo, underwater, impermeabile, se riferiti ad un apparecchio fotografico, possono generare nell'utenza meno esperta alcuni dubbi. Il parametro da guardare, in questi casi, è la profondità alla quale la macchina può operare in tutta sicurezza, dato che indica senza alcuna possibilità di errore la destinazione d'uso più adatta. Il nostro modello può raggiungere la profondità di 10 metri, motivo per cui le attività acquatiche, siano esse sportive o prettamente ludiche, sono quelle indicate con il termine inglese di snorkeling.

Questa attività non prevede infatti il raggiungimento di grandi profondità, in quanto realizzata con un'attrezzatura limitata alla maschera e al boccaglio, lo snorkel appunto. Il motivo è presto detto: al crescere della profondità aumentano le pressioni che l'acqua esercita sui corpi immersi, mediamente un'atmosfera ogni 10 metri. Maggiore è la pressione esercitata dall'acqua sull'apparecchio, maggiore dovrà essere la tenuta e la qualità delle guarnizni. La PowerShot D10 quindi non è una macchina adatta per l'attività subacquea vera e propria, quella fatta con bombole e tutto il resto, in quanto la profondità raggiungibile è limitata a 10 metri.

Fatta questa premessa, posso subito dire che la PowerShot D10 si è rivelata una macchina intelligente per differenti motivi. Il primo non ha a che fare direttamente con la macchina, ma con l'utile accessorio costituito dal laccio da polso. In acqua il laccio permette di portarsi dietro la macchina senza quasi accorgersene, lasciando quindi libere le mani per nuotare. Il display è risultato perfettamente visibile anche sott'acqua, permettendo sia la composizione della scena che la visualizzazione dello scatto senza alcun problema.

Rimane in ogni caso valida la regola di sempre, ovvero che non basta una buona fotocamera per fare delle buone fotografie. Completamente digiuno di fotografia subacquea, ho presto scoperto che il mondo sommerso richiede qualche malizia, specie con una fotocamera che ricordiamo essere una compatta tuttofare. Innanzitutto ho notato che l'ambiente acquatico, per quanto in luce solare diretta, ha una luminosità molto più bassa rispetto a quanto ci si aspetti. Le differenze nell'elemento (acqua contro aria) e nelle tonalità dominanti mi ha portato ad un cambio drastico ed in corsa dei criteri a cui fare attenzione, venute meno alcune certezze valide in superficie.

Prima di tutto siamo con una compatta, è bene ricordarlo, e con la PowerShot D10 ritroviamo il diffusissimo comportamento tipico di questi apparecchi in situazioni di bassa luminosità in modalità automatica, per quanto con programma "underwater". Stiamo parlando dell'innalzamento dell'ISO, che fornisce immagini di qualità inversamente proporzionale al salire dell'ISO stesso, in maniera molto più marcata rispetto a quella degli apparecchi reflex.

Ho ritrovato inoltre un'altra caratteristica tipica del mondo compatte (mediamente), ovvero un certo ritardo nello scatto e nella messa a fuoco, motivo per cui occorre "rifarsi la mano", almeno per chi è ormai abituato all'immediatezza delle reflex anche entry-level. Dopo 5 minuti di training e fotografie oggettivamente brutte e mosse, tutto è diventato più facile, avendo capito bene o male come fare ad ottenere scatti che mai avrei pensato di fare con una macchina non certo professionale.