Senza pretesa di esaustività, riportiamo di seguito alcuni consigli utili per la fotografia naturalistica. Non tutti sono applicabili a ogni contesto, e nessuno deve essere inteso alla lettera - si tratta, semplicemente, di spunti e riflessioni che possono servire per affinare i propri scatti.
Le ore della giornata più favorevoli quelle a ridosso dell'alba e del tramonto. Quando il sole è basso, i colori sono più ricchi, le ombre si allungano creando piacevoli effetti e la luce di taglio esalta la "texture" dei soggetti. Da non sottovalutare il fatto che subito dopo l'alba la maggior parte degli uccelli (rapaci esclusi) saranno più attivi, e sarà quindi più facile catturare immagini dinamiche.
In primavera e in autunno, l'intervallo utile di scatto si amplierà - in queste stagioni, infatti, quasi tutte le ore sono proficue.
Nelle giornate coperte, caratterizzate da luce diffusa, il piumaggio degli uccelli bianchi risulterà più ricco di dettaglio.
Non limitatevi a fotografare col sole alle spalle. Scatti in controluce alle prime ore del giorno o in prossimità del tramonto possono dare risultati spettacolari.
Giocare con lo sfocato. Di fronte a un soggetto statico, lavorare in Priorità di diaframma con elevate aperture per isolare il soggetto è spesso una buona soluzione. Anche il punto di vista è molto importante: scattare dal basso, con la fotocamera quasi a livello del terreno, accentua l'effetto sfocato - in questo caso infatti risulteranno fuori fuoco sia lo sfondo sia il terreno in primo piano, e il soggetto risulterà "incorniciato" dalle due aree fuori fuoco.
Scattando dal basso, le immagini appariranno anche più dirette e "intime".
Ogni regola è fatta per essere infranta. A cominciare da quella di scattare dal basso. Di fonte a uno specchio d'acqua, è sempre utile provare una ripresa dall'alto per giocare con il riflesso.
Composizione: la foto apparirà più bilanciata se l'animale guarda, o si muove, verso il centro della scena anziché verso il bordo. Inutile poi ritagliare il soggetto in modo troppo chiuso, a meno che non ci sia una valida ragione per farlo (ad esempio, per eliminare un elemento di disturbo) - lasciare un po' di spazio entro cui l'animale possa "muoversi" garantisce normalmente i migliori risultati.
Posizione e sensazione. La posizione dell'animale all'interno del fotogramma influenza molto la sensazione che l'immagine genererà nell'osservatore. Posizionarlo verso il basso evocherà una sentimento di innocenza e fragilità, mentre posizionarlo verso l'alto lo farà apparire più forte e imponente.
Anche nella fotografia naturalistica vale la regola dei terzi, per cui un terzo dal basso o dall'alto sono punti ideali, mentre un soggetto al centro farà apparire la foto un po' statica.
Meno è meglio. Per quanto possibile, è bene evitare sfondi confusi e altri elementi di disturbo che distrarrebbero l'osservatore dal soggetto principale.
Con i gruppi è difficile ottenere buoni risultati: quasi mai si riescono a evitare ostruzioni o comportamenti particolari di uno dei membri. Concentrarsi sul singolo animale facilita le cose.
A fuoco occhi o testa. Vale la stessa regola del ritratto: occhi, o comunque testa dell'animale, sono i punti da privilegiare in termini di nitidezza, quindi la messa a fuoco va fatta in quei punti. Lavorare in AF continuo con selezione manuale di uno (o pochi) punti di messa a fuoco garantisce i risultati migliori.
Leggere i segnali. È importante imparate a riconoscere i messaggi che gli animali inviano prima di compiere qualche azione interessante. Ad esempio, anatre, oche e cigni comunicano l'intenzione di prendere il volo muovendo la testa in un modo particolare. Altri uccelli increspano le piume. Quelli di taglia maggiore, per spiccare il volo tipicamente si posizionano controvento.
Pazienza. La fotografia naturalistica richiede pazienza, lunghi appostamenti o, nel caso di "caccia", uno spostamento lento intervallato da lunghe pause. In effetti, anche la caccia - apparentemente antitetica rispetto all'appostamento - è un passaggio da un appostamento al successivo. È normale dover tornare più volte in uno stesso luogo per catturare l'immagine desiderata, com'è normale che, specie ai primi tentativi, si ottengano solo scorci di animali in fuga.
Dato che, quando si è in caccia, il pericolo maggiore è quello di mettere in fuga l'animale, consigliamo questa metodologia: tenere la fotocamera montata sul cavalletto, con gambe chiuse già regolate in modo che la fotocamera sia all'altezza degli occhi, e muoversi con macchina e cavalletto appoggiati alla spalla; all'avvistamento, appoggiare cautamente il cavalletto a terra senza aprirlo, usandolo come monopiede per i primi scatti; se l'animale non fugge e si abitua alla presenza del fotografo, spiegare il cavalletto per scatti più studiati.
Se l'animale non è impaurito dalla presenza umana, e riprende le sue normali attività di ricerca del cibo, qualche piccolo rumore può persino essere utile, per richiamare la sua attenzione e ottenere una sguardo in camera.
Particolari. Non è obbligatorio catturare l'animale a figura intera. A volte, le immagini sono molto più "potenti" se si lascia qualcosa all'immaginazione dell'osservatore. Quando non si vede l'intera scena, in effetti, il nostro cervello tenta di ricostruire la parte mancante, e l'immagine tende a rimanere più impressa.
Virate. Nel caso specifico degli uccelli, quando questi virano c'è un momento in cui la coda di allarga e le ali sono spiegate - un'ottima occasione di scatto, che è possibile cogliere se si è stati bravi nell'inseguire il soggetto in volo.