Nikon D600: la full frame 'entry level' alla prova

Nikon D600: la full frame 'entry level' alla prova

di Roberto Colombo , pubblicato il

“Abbiamo messo alla prova Nikon D600, la reflex Full Frame che Nikon posiziona in cima alla sua gamma consumer: nella nostra recensione analizziamo il comportamento della macchina, dell'autofocus e soprattutto del sensore formato pieno 35mm da 24,3 megapixel”

Prova sul campo - Le potenzialità del RAW rispetto al JPEG

Nikon D600 appartiene certamente a quella categoria di macchine che è necessario 'fare proprie' per poter essere sfruttate a fondo. Non solo una mirata personalizzazione dei comandi permette di rende l'operatività la più fluida possibile, ma anche dal punto di vista della qualità dell'immagine è necessario conoscere a fondo il proprio esemplare per poter ottenere il massimo della soddisfazione. Lo sottolineiamo in quanto, ad esempio, l'esemplare di Nikon D600 provato durante il nostro primo contatto alla presentazione italiana ci ha nei primissimi scatti JPEG convinto maggiormente di quello arrivato per la recensione in redazione. Con un minimo di regolazione fine (ad esempio sui Picture Style) anche quest'ultimo è stato in grado di restituire un feeling migliore, anche se è nello sviluppo RAW che i file di Nikon D600 danno il loro meglio.



Due particolari al 100% - Il file JPEG prodotto dalla macchina e quello elaborato applicando la maschera di contrasto

Come spesso accade i file JPEG prodotti dalla macchina di default non sfruttano al massimo le sue possibilità, presentandosi come il compromesso scelto dal produttore per adattarsi a una ampia gamma di esigenze. La risoluzione è elevata, ma a livello di dettaglio le immagini sono un po' morbide. Già applicando la semplice maschera di contrasto ai file JPEG è possibile elevare il livello del dettaglio, ma basta anche una breve opera di tuning dei Picture Style per ottenere direttamente dalla macchina risultati migliori.

Sempre limitandosi ai file JPEG si può dire che la gamma dinamica del sensore è molto buona e anche le scene ad alto contrasto vengono riprodotte con il giusto equilibrio tra ombre e alte luci, in particolare se viene attivata da menu la ormai ben collaudata tecnologia Active D-Lighting. I file rappresentano una buona base di partenza per l'elaborazione in post produzione: con lo strumento Ombre/luci (o simili) è possibile recuperare molti particolari, soprattutto dalle zone più scure dell'immagine. Soprattutto aprendo le ombre si incontra maggiore rumore, ma è sempre possibile trovare il giusto compromesso.


Lo stesso scatto: in alto la versione memorizzata dalla macchina su scheda SD, al centro questo file elaborato in Adobe Photoshop con lo strumento Ombre/Luci, in basso la versione ottenuta a partire dal file RAW .NEF

Agli alti valori di ISO lo scatto in RAW è certamente un'arma in più, permettendo di adattare meglio il contenimento del rumore alle esigenze finali della foto (stampa, grande formato, pubblicazione sul web, ritaglio). Anche a ISO 6400 la capacità di recupero di particolari fini, ombre e luci, permessa dal RAW è grande.

 

 
A sinistra il JPEG memorizzato dalla macchina su scheda SD, a destra la versione sviluppata con ACR a partire dal RAW - Lo sviluppo in Adobe Camera RAW dei file .NEF della fotocamera permette ampi margini di recupero di dettagli e particolari in ombre e alte luci anche ai ad elevati valori di sensibilità - ISO 6400

Come sempre l'intervento sul file RAW permette di bilanciare meglio secondo le proprie esigenze e il propio gusto personale l'equilibrio tra grana (presenza e dimensione) e resa dei particolari. La macchina comunque prevede di poter regolare l'algoritmo di denoising su più livelli, in modo da poter avvicinare tale risultato anche in JPEG.