Paolo Marchetti: fotografia alle radici della rabbia

Paolo Marchetti: fotografia alle radici della rabbia

di Roberto Colombo , pubblicato il

“Abbiamo incontrato Paolo Marchetti, fresco vincitore di uno dei Grants for Editorial Photography 2012: grazie alla borsa offerta da Getty Images potrà continuare il suo progetto "FEVER" che va alla ricerca delle radici della rabbia che sta alla base della rinascita dei movimenti di estrema destra in tutta Europa”

Non serve il permesso di fotografare se crei una relazione con il soggetto


Dal progetto "CHIMERE"

6- Nelle ricerche antropologiche, ma soprattutto in quelle a tema politico ci si gioca in prima persona: come vivi questo rapporto tra la tua vita e le realtà che incontri e cerchi di raccontare con le immagini?

La fotografia nutre l'irreversibile ambizione di vivermi il mondo personalmente, per conoscerlo e per conoscermi e tornando ogni volta a casa con delle testimonianze fotografiche che rappresentano lo scambio umano che ho cercato sulla mia strada.

L'uomo è al centro delle mie ricerche, e ciò che accomuna le storie che racconto è il mio desiderio di spingermi sui bordi dell'esistenza umana e cercarne una "traducibilità" visiva, che sia emozionale ma soprattutto fedele alla realtà. Non c'è storia che mi interessi se non quelle col presupposto di scendere dalle mie strutture mentali e le mie consapevolezze, fare fotografia mi ha maturato molto.

Prima di tutto questo però, c'è la consapevolezza che fare dell'informazione è una pretesa altissima e che rappresenta una responsabilità che non può impastarsi con le smanie personali. Cerco dunque di investigare nelle storie e restituirle con la massima umiltà e con la consapevolezza che il desiderio di perdermi nel mondo è la diretta conseguenza di quello che faccio. Racconto la vita degli altri e questo, in nessun modo può essere il passaggio che cerco per arrivare dove voglio.

7- Come ti avvicini a realtà molto diverse dalla tua, quali strategie adotti per riuscire ad entrare in relazione con i tuoi soggetti?

Questo è il mio argomento preferito in merito a tutto questo e come ho tentato di spiegare, rappresenta il mio primo scopo. La mia chiave è scendere dalle mie convinzioni e destrutturare ogni mio pregiudizio dato dalla paura e dalla poca conoscenza, aprire il cuore e fidarsi soltanto di questo. Certamente ogni circostanza richiede un codice comportamentale differente, ma credo di aver ormai sviluppato una capacità inconscia di intuire da subito il linguaggio e i dettagli necessari per accedere al dialogo con il prossimo. Su questo argomento sono davvero centrali lo studio del linguaggio del corpo e le diverse tecniche di avvicinamento, ma tutto ciò può soltanto evaporare nel nulla se il presupposto non è l'amore per lo scopo che ci prefiggiamo.

8- Cosa c'è nella tua borsa quando sei sul campo? Quanto conta l'attrezzatura fotografica?

Nei tredici anni dell'esperienza cinematografica ho avuto, come una delle mie mansioni, la responsabilità delle macchine cinematografiche e di tutto ciò che ne consegue, lascio quindi immaginare quale maniacale attenzione pongo sull'argomento.

Detto ciò la prima regola che seguo è quella della semplicità e della leggerezza. Essere agili e meno vistosi possibile fa parte del linguaggio corporeo di cui parlavo in precedenza. Porto con me un buon corpo macchina e un'ottica, massimo due, le consuete schede ed un flash radiocomandato. Nell'alloggio tengo molto altro, ma è tutto materiale atto ad entrare in gioco in caso di guasti o situazioni fotografiche particolari. L'attrezzatura conta, ma come tutti sappiamo è solo una piccolissima parte.

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Commenti (3)

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Commento # 1 di: demon77 pubblicato il 24 Settembre 2012, 12:22
E' bravo sì!
Le inquadrature sono davvero belle, poi quando fotografi le persone è anche difficile "beccarle" nel momento giusto..
Commento # 2 di: Human_Sorrow pubblicato il 24 Settembre 2012, 13:04
Molto molto bello!
Commento # 3 di: diableros pubblicato il 25 Settembre 2012, 16:03
Incredibile... vi rendete conto di quant'è bello quello che fa? E soprattutto di quanto è difficile?