Il primi passi del progetto erano stati mossi qualche anno fa e qualche giorno fa è arrivato l'annuncio: nel 2024 Pentax ha sfornato una fotocamera a pellicola.
Ha senso nel 2024 una fotocamera a pellicola?
La risposta più adeguata è certamente un 'dipende', ma probabilmente ha più senso di quanto di possa superficialmente credere. Parlando con Andreas Kaufmann, l'uomo che ha ricreato Leica e l'ha riportata ai fasti di un tempo, avevo scoperto come per il marchio tedesco le macchine fotografiche a pellicola sia tornate a essere molto importanti anche dal punto di vista del fatturato, con la produzione che era tornata a cubare migliaia di pezzi all'anno.
Il mercato dunque c'è e non è solo quello dei nostalgici. Molti giovani stanno riscoprendo la pellicola come medium espressivo, per molte delle sue caratteristiche, tra cui irripetibilità dello scatto, che non può essere rifatto subito se venuto male, perché per sapere se è venuto bene o meno è necessario attendere lo sviluppo dell'intero rullino.
Naturalmente la scelta più semplice potrebbe essere quella di rivolgersi al mercato dell'usato, ma chi ha ancora in soffitta una vecchia reflex sa bene come gli anni (che possono ormai essere decine) si fanno sentire molto su alcuni componenti. Il meccanismo di otturazione, la tendina, ma anche particolari che sembrerebbero minoritari (come la spugnetta contro cui va ad appoggiarsi lo specchio in fase di alzata: nella mia vecchia Minolta - ad esempio - si sta sbriciolando, spargendo particelle nere ovunque, alcune delle quali si sono attaccate alla lente interna del mirino).
Chi ha una vecchia fotocamera a pellicola in soffitta può naturalmente fare qualche prova e vedere se è ancora utilizzabile, salvo poi magari trovarsi in panne presto e con grande difficoltà a trovare oggi qualcuno che sia in grado di effettuare una riparazione ad opera d'arte e con la giusta esperienza. Spendere dei soldi per una fotocamera di decine di anni fa, senza avere le competenze per capire se davvero è in buono stato, potrebbe invece essere solo una perdita di denaro.
Considerato il fatto che per acquistare una fotocamera a pellicola nuova oggi è necessario rivolgersi o a Leica (sborsando qualcosa come 5.000 €) o a toy-camera, la scelta di Pentax di andare a presidiare con un nuovo prodotto questa nicchia è molto interessante. Lo è anche considerando alcuni aspetti:
- I costi di produzione (sebbene la produzione in serie sia piccola) possono essere più contenuti di una fotocamera digitale
- Non c'è dipendenza dal mercato dei chip e dei sensori
- Il post vendita può essere molto più facile
Oggi siamo abituati a pensare al successo di un prodotto in chiave consumistica, parlando di milioni di pezzi, ma è buona cosa tornare a prodotti che possano avere successo anche se prodotti in piccola serie (e di nuovo l'esempio di Leica è maestro).
Certo, non deve essere stato facile per una marchio come Pentax, che ai tempi del picco delle bolla delle fotocamere digitali (trainato dalle compatte) era uno dei marchi di primo piano, scegliere di puntare su un prodotto di nicchia. Considerando però che la base utenti del marchio ha uno zoccolo duro di nostalgici dell'analogico, l'operazione pare cucita bene addosso all'azienda giapponese.
Pentax 17: la nuova mezzo formato
La nuova Pentax 17 è una compatta a pellicola a ottica fissa, che lascia poco spazio all'elettronica. Sfrutta rullini in formato 135, noto oggi ai più come 35mm, ma i tecnici giapponesi hanno deciso di sfruttare un'idea che aveva avuto grande successo, ad esempio con prodotti come Olympus Pen negli anni '60 che erano definite 'fotocamere mezzo formato'. In queste fotocamere il caricatore formato 135 viene esposto mezzo fotogramma alla volta rispetto alle fotocamere 35 millimetri, raddoppiando così il numero di pose per rullino. Il classico rullo da 36 pose può essere utilizzato per riprendere 72 scatti.
Partendo dal fotogramma standard 36x24 del formato 35mm, si ottengono, considerando un paio di millimetri di spaziatura tra un fotogramma mezzo formato e l'altro, fotografie da 17x24 mm, esposte in verticale.
Facendo l'equivalenza tra le diagonali, l'ottica da 25mm della nuova Pentax 17 equivale a un 37mm (non lasciatevi trarre in inganno dalle solite equivalenze coi sensori digitali Quattro Terzi e Micro Quattro Terzi che sebbene equiparati idealmente al mezzo formato di una volta sono più piccoli, misurando 18x13,5 mm).
L'ottica 25mm f/3.5 è un semplice tripletto (3 lenti in 3 gruppi) ed è - naturalmente - a messa a fuoco manuale. Particolare la scelta di Pentax di dotare l'ottica di messa a fuoco a passi fissi: la rotazione della ghiera di messa a fuoco è infatti programmata su 6 posizioni, da Macro, a oggetti vicini (un piatto ad esempio), per poi passare a mezzobusto, figura intera, foto di gruppo e infinito.
La scelta è comprensibile, visto che - forse anche per semplicità costruttiva - è stato scelto un mirino galileiano, che quindi non permette la visione diretta attraverso l'ottica e la messa a fuoco con sistemi quali i vetri smerigliati. Per chi ha maggiormente l'occhio ed è abituato a misurate le distanze con uno sguardo, sull’obiettivo sono anche riportate le corrispondenti distanze in metri e piedi di ogni passo di messa a fuoco. Nella zona di messa a fuoco Macro, l'utente può catturare una foto ravvicinata da circa 25 centimetri di distanza.
L'utilizzo del formato verticale costringe a mettere la macchina in verticale per scattare foto orizzontali e all'uopo è possibile agganciare la tracolla in mondo che sia questo l'orientamento standard della fotocamera. All'interno del mirino la cornice verticale aiuta a decidere l'inquadratura. Il mirino è inoltre dotato di una griglia di compensazione del campo visivo ravvicinato per facilitare la composizione di immagini ravvicinate, ossia con una correzione della parallasse. Più ci si avvicina al soggetto, più nei mirini galileiani vi è differenza l'inquadratura che si vedere nell'oculare e l'immagine ripresa dall'ottica.
In controtendenza con la messa a fuoco totalmente manuale e il mirino a traguardo, l’esposizione è praticamente automatica. Una ghiera dei modi un po' da 'digitale' vede la presenza della posizione Auto e di due due macro zone. Una di esse accende di fatto il flash a ogni scatto (numero guida 6 a 100 ISO), mentre l'altra è dedicata alle riprese senza flash, includendo la modalità Bokeh, programmata per mantenere il diaframma alla sua massima apertura, visto che altrimenti esso non è controllabile dal fotografo.
Tra queste due zone, una modalità AUTO che stabilisce esposizione ed eventuale intervento del flash, ma disattiva la messa a fuoco manuale, bloccandola su una sorta di iperfocale allo scopo di ottenere la massima profondità di campo possibile. Troviamo poi un ghiera per la compensazione dell’esposizione con ampiezza di 2 stop nei due sensi.
Non c'è riconoscimento automatico della pellicola, ma la sensibilità va impostate con l'apposita ghiera concentrica al meccanismo di riavvolgimento della pellicola. Anche questo è un modo per permettere ai più esperti di giocare con la possibilità della pellicola e di sottoesporre per poi 'tirare' in sviluppo o il contrario. Non manca l'alloggiamento per il talloncino della scatola del rullino a promemoria della sensibilità della pellicola. Come detto il riavvolgimento della pellicola è totalmente manuale, cosa che permette di non stressare la batteria al litio CR2, che ha un'autonomia stimata di circa 10 rulli.
La Pentax 17 sarà disponibile sul mercato italiano a partire da metà giugno rispettivamente ad un prezzo suggerito al pubblico di 549,99€.
Una fotocamera a pellicola nel 2024, voi cosa ne pensate?
Qual è il vostro parere in merito? pensate che la mossa di Pentax abbia un senso o sia solo un'operazione nostalgia? Comprereste una fotocamera a pellicola nuova, oggi nel 2024?