L'emergenza umanitaria del Mediterraneo al centro dei Pulitzer 2016 per la fotografia

L'emergenza umanitaria del Mediterraneo al centro dei Pulitzer 2016 per la fotografia

di Roberto Colombo, pubblicata il

“Gli scatti sono accomunati da diversi tratti e raccontano molte fasi del difficile cammino delle persone in fuga dal loro paese. Le barche strapiene, padri che cercano di portare in salvo i bambini dopo il ribaltamento del mezzo, la marcia verso i confini dell'Europa, i respingimenti della polizia, i passaggi di confine di intere famiglie sotto il filo spinato e, purtroppo, anche le foto di quelli che non ce l'hanno fatta e vengono ormai cadaveri dal mare sulle spiagge delle isole greche”

La crisi dei profughi nel Mediterraneo è un tema che purtroppo continua a riempire le pagine di cronaca. È facile immaginare che alcuni tra i lavori giornalistici di stampo fotografico più importanti dell'anno ce ne siano molti che hanno raccontato proprio questa emergenza umanitaria.

Avevamo già visto come al World Press Photo avesse trionfato uno scatto che aveva immortalato il difficile passaggio di confine di alcuni migranti. Anche i premi Pulitzer hanno seguito la stessa scia e i due lavori premiati nelle categorie fotografiche sono andati ai fotografi del New York Times Mauricio Lima, Sergey Ponomarev, Tyler Hicks e Daniel Etter nella sezione Breaking News Photography e in quella Photography Staff al team di Thomson Reuters, che avevano trattato nei loro scatti lo stesso tema.

Gli scatti sono accomunati da diversi tratti e raccontano molte fasi del difficile cammino delle persone in fuga dal loro paese. Le barche strapiene, padri che cercano di portare in salvo i bambini dopo il ribaltamento del mezzo, la marcia verso i confini dell'Europa, i respingimenti della polizia, i passaggi di confine di intere famiglie sotto il filo spinato e, purtroppo, anche le foto di quelli che non ce l'hanno fatta e vengono ormai cadaveri dal mare sulle spiagge delle isole greche.

In campo fotografico è stato premiato anche il lavoro di Jessica Rinaldi del Boston Globe nella sezione Feature Photography per il racconto in immagini della difficile vita di un bambino statunitense del Maine, alla ricerca della sua strada dopo aver subito violenze da parte dei familiari più stretti.


Commenti (22)

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Commento # 1 di: adapter pubblicato il 19 Aprile 2016, 16:38
Belle. Tutte!
Immagini forti e piene di significato.
Mi fanno tornare in mente i miei trascorsi nell'esercito dove ho vissuto situazioni analoghe...
Commento # 2 di: Nui_Mg pubblicato il 19 Aprile 2016, 16:59
Originariamente inviato da: adapter
Mi fanno tornare in mente i miei trascorsi nell'esercito dove ho vissuto situazioni analoghe...

Ma sparati...
Commento # 3 di: adapter pubblicato il 19 Aprile 2016, 17:16
Commento # 4 di: Noir79 pubblicato il 19 Aprile 2016, 17:22
Originariamente inviato da: Nui_Mg
Ma sparati...


Scusa... hai sbagliato a scrivere? É un errore vero?

Un utente con 3.000 post... scrive un commento del genere..?
Commento # 5 di: adapter pubblicato il 19 Aprile 2016, 19:03
Originariamente inviato da: Noir79
Scusa... hai sbagliato a scrivere? É un errore vero?

Un utente con 3.000 post... scrive un commento del genere..?


Non credo che ha sbagliato...

Io l'ho segnalato, vediamo che succede.
Commento # 6 di: Nui_Mg pubblicato il 19 Aprile 2016, 20:18
Originariamente inviato da: adapter
Non credo che ha sbagliato...

Torna alle medie, "che abbia".

Originariamente inviato da: adapter
Io l'ho segnalato, vediamo che succede.

E' un onore, grazie.
Commento # 7 di: adapter pubblicato il 19 Aprile 2016, 20:48
Originariamente inviato da: Nui_Mg
E' un onore, grazie.


Ma quanti anni hai?
Su una notizia come questa, hai scritto 2 post una peggio dell'altro.
Ti mancano gli argomenti? Sei invidioso del fatto che qualcuno ha vissuto sulla sua pelle emergenze simili?
Odi la gente disperata che si vede il quelle foto?
No dai, siamo curiosi di sapere cosa ne pensi della notizia in se piuttosto di invitarmi a spararmi. Quello che ho vissuto io, te lo puoi solo immaginare...
Commento # 8 di: AleLinuxBSD pubblicato il 20 Aprile 2016, 07:41
Peccato che "emergenze" interne siano sottovalutate, a favore di quelle esterne, con tutte le conseguenze che andranno a portare.
E' facile prevedere strumentalizzazioni al riguardo.
Del resto drammi non visibili o non evidenziati hanno meno peso/impatto.
Commento # 9 di: gimmy74 pubblicato il 20 Aprile 2016, 08:09
Prima si fermano questi barconi di clandestini che poco hanno a che fare con la povertà dei luoghi di partenza e prima si fermano le mafie, le coop, le onlus, i 25 euro a clandestino, i costi del mantenimento di un apparato di difesa per traghettare l'impossibile dalle coste della Libia, la Chiesa, i politici che si fanno le campagne elettorali sulle disgrazie altrui e gli inutili premi Pulizer.

Fatevi un giro per le periferie francesi, londinesi, napoletane, romane, dell'est europeo....e capirete che l'africa l'abbiamo già in casa, non c'è bisogno di incrementare ulterioremte lo stato di indigenza della società civile.

Fuori tutti i clandestini dal suolo italiano e completa attenzione ai cittadini italiani i cui nonni hanno combattuto e sono morti per avere questo pseudo stato che ci ritroviamo
Commento # 10 di: GTKM pubblicato il 20 Aprile 2016, 08:25
Originariamente inviato da: gimmy74
Fuori tutti i clandestini dal suolo italiano e completa attenzione ai cittadini italiani i cui nonni hanno combattuto e sono morti per avere questo pseudo stato che ci ritroviamo


Sono siciliano. La mia storia, la storia della mia terra, racconta di invasioni e dell'influenza culturale che hanno avuto. Nella mia Regione puoi trovare esempi di architettura greca affiancati da altri di origine araba.

I nostri nonni hanno combattuto per un tale, molto nazionalista, che li ha spediti in Russia con le pellicce delle mogli, non certo per fare questo stato. Smettiamola con 'ste troiate, perché i 40€ a clandestino li intasca gente italiana e italianissima, visto che, se non ricordo male, i centri d'accoglienza non sono mica gestiti da somali.

Poi mi viene da ridere leggendo certe cose: credo che fin dai tempi di Giolitti gli italiani siano con le pezze al culo.
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