Sony World Photography Awards 2016: la fotografia italiana è grande protagonista

Sony World Photography Awards 2016: la fotografia italiana è grande protagonista

di Roberto Colombo , pubblicato il

“Quest'anno la giuria ha eletto come miglior lavoro quello del fotografo iraniano Asghar Khamseh che ha documentato nella sezione contemporary issues il crescente numero di attacchi con l'acido che sta sfregiando sempre più donne in Iran. I Sony World Photography Awards sono un concorso che ogni anno richiama molti fotografi sparsi per tutto il mondo e che con più di 230.000 scatti da 186 Paesi lavori sottoposti al giudizio dei giudici può fregiarsi del titolo di più grande concorso fotografico a livello mondiale.”


La premiazione dei Sony World Photography Awards è sempre anche momento di incontro conviviale tra i fotografi, qui vediamo Christian Massari, vincitore del National Award per l'Italia, tra i due vincitori Alberto Alicata (a sinistra) e Francesco Amorosino

I Sony World Photography Awards sono un concorso che ogni anno richiama molti fotografi sparsi per tutto il mondo e che con più di 230.000 scatti (da 186 Paesi) sottoposti al giudizio dei giudici può fregiarsi del titolo di più grande concorso fotografico a livello mondiale. Ogni anno è folta la partecipazione di fotografi italiani, con un costante apprezzamento del lavoro dei nostri connazionali da parte dei giudici. In questi anni il concorso ha sempre cercato di seguire i trend fotografici più importanti a livello mondiale, rimodellando le sue categorie tanto da far perdere a volte la bussola da un anno con l'altro. Negli anni passati abbiamo visto introdurre la categoria video, che poi è sparita, e apparire e scompare categorie particolari. Quest'anno, ad esempio, è stata introdotta la categoria "Candid", che nel sito della World Photography Organisation è descritto come quella dedicata agli scatti di fotografia spontanea.

"Joy for all ages..." che riprende scene di vita quotidiano vacanziera si è piazzato al terzo posto della categoria Candid

Candid è la fotografia di scene di vita quotidiana con occhio artistico e buon risultato estetico. Alcuni scatti di street photography sono ascrivibili alla categoria Candid, ma non tutti, così come Henri Cartier-Bresson può essere considerato il maestro dell'arte della fotografia spontanea. Spesso la chiave per scalare le posizioni all'interno di un concorso internazionale è proprio quella di interpretare al meglio le categorie, sottomettendo i propri scatti all'analisi dei giudici all'interno del giusto contenitore; operazione ben riuscita all'italiano Andrea Rossato proprio nel caso della categoria Candid. Il vincitore del National Award per l'Italia nel concorso Open dell'anno passato, quest'anno ha provato a fare il salto di qualità nel campo dei professionisti, dove è richiesto un portfolio completo per la partecipazione. Il suo lavoro "Joy for all ages..." che riprende scene di vita quotidiano vacanziera si è piazzato al terzo posto della categoria.


Gli scatti di Filippo Venturi fotografati da un (illustre) visitatore della mostra alla Somerset House

Discorso simile per gli scatti koreani di Filippo Venturi, che ha guadagnato il secondo gradino del podio nella categoria "Persone" (People). Alcuni degli scatti sconfinano quasi nella categoria Candid, anche per l'occhio artistico che le immagini lasciano trasparire. Grande anche l'attenzione per le geometrie e la simmetria, che fanno di alcuni scatti quasi dei quadretti di still life. Ma nel progetto di Venturi c'è molto di più e traspare chiaramente anche la ricerca quasi sociologica sulla società attuale della Corea del Sud, paese che in poche decine di anni è passato dall'essere una nazione quasi medievale a una delle più avanzate e tecnologiche del mondo. Dietro Venturi si è classificato Alessandro D’Angelo, per la sua serie di scatti dell'Elefantentreffen, particolarissimo raduno di motociclisti che si tiene in pieno inverno ogni anno in Baviera. Anche in questo caso non siamo di fronte a semplici ritratti, ma in ognuno troviamo ottimo occhio per la composizione, ricerca di situazioni particolari e soprattutto uno stile chiaramente identificabile.

Irving Penn, Richard Avedon, Guy Bourdin, David Lachapelle, Mario Testino, Oliviero Toscani: alcune delle loro foto più famose rivivono negli scatti di Alberto Alicata

Il talento italiano emerge in modo netto anche dalla serie di scatti "Le donne di Picasso" di Cristina Vatielli: sette fotografie che rappresentano ognuna una delle sette donne fondamentali della vita del pittore spagnolo. Ogni foto porta con sé la carica artistica di un quadro, andando a formare una serie che è certamente anche un omaggio alla pittura di uno dei più famosi pittori a livello mondiale. Le foto della Vatielli hanno conquistato il secondo posto della categoria "Messo in scena" (Staged), dove al primo posto troviamo uno dei nostri connazionali che si può fregiare del titolo di vincitore, Alberto Alicata. Anche le sue foto sono un omaggio, in questo caso ai grandi fotografi di moda del nostro tempo, quelli che hanno influenzato la loro epoca. Irving Penn, Richard Avedon, Guy Bourdin, David Lachapelle, Mario Testino, Oliviero Toscani: alcune delle loro foto più famose rivivono negli scatti di Alicata, che ha costruito tutto il progetto utilizzando non delle modelle, ma delle Barbie. I giudici hanno certamente apprezzato il lavoro di ricerca e di perfetta ricostruzione, ma sicuramente si sono lasciati anche contagiare dal divertimento del gareggiare a riconoscere lo scatto originale, divertimento che abbiamo visto contagiare anche tutti quelli che hanno visitato la mostra alla Somerset House.


Una delle donne di Picasso di Cristina Vatielli

Altri italiani sul podio sono Simona Ghizzoni, seconda nella categoria "Questioni Contemporanee" (Contemporary Issues) e Andrea e Magda, categoria "Attualità" (Current Affairs). La Ghizzoni ha strappato il secondo gradino del podio con una serie di scatti sul lavoro delle associazioni di donne che si battono contro le mutilazioni genitali femminili nelle comunità di Pokot in Kenya. Questa serie fa parte di un progetto di lungo termine che la fotografa porta avanti dal 2015 focalizzato sulla condizione della donna. Andrea e Magda sono invece un duo italofrancese che opera da anni in Medio Oriente (al momento sono in Libano) e ha presentato nella categoria attualità un lavoro che punta lo sguardo su quello che resta dell'industria turistica del Sinai egiziano, ormai in pieno declino a causa del terrorismo e dell'instabilità politica del paese. Questo lavoro fa parte del filone che seguono dal 2008 e che punta l'obiettivo della fotocamera sugli effetti della globalizzazione su società, economia e territori mediorientali.

La serie “Ebola Survivors” è stata scattata nel centro Emergency della Sierra Leone

Fanno compagnia ad Alberto Alicata nella Hall of Fame dei vincitori Francesco Amorosino e Marcello Bonfanti. Quest'ultimo ha vinto nella categoria "Ritratto" (Portraiture) con la serie “Ebola Survivors” è stata scattata nel centro Emergency della Sierra Leone. Debellata nell’ottobre del 2015, l’epidemia di Ebola ha fatto registrare 14.122 casi e mietuto 3.955 vittime. Bonfanti ha scelto di visitare la struttura dell’ONG per documentare il traumatico ritorno dei pazienti alla normalità, in un limbo tra solitudine e speranza, sentimenti che il fotografo è stato molto bravo a cogliere all'interno di tutta la serie.


Anche la natura morta può raccontare una storia, i pomodori di Franscesco Amorosino raccontano quella dei raccoglitori di pomodori

Francesco Amorosino ha colpito la giuria per essere riuscito a parlare di contemporary issues anche nella categoria "Natura morta" (Still Life). Effettivamente il suo lavoro è molto particolare, anche se non del tutto immediato senza la spiegazione dei retroscena. Tutto nasce dalle cassette di pomodori acquistate dalla nonna per fare la tradizionale salsa: i pomodori portano sulla superficie, nelle incrostazioni di terra, la storia di coloro che li avevano raccolti, il segno delle loro mani, in alcuni casi delle vere e proprie impronte digitali. Da qui è nato in Amorosino il desiderio di provare a far parlare quei pomodori, raccontando le storie che hanno visto nei campi, mettendoli in posa. Anche la scelta del numero di scatti non è casuale: le foto sono tredici come i 13 morti (registrati e accertati, è ignoto il numero di quelli effettivi) tra i bracciati nei campi durante la raccolta dei pomodori.

I nostri tre vincitori hanno concorso assieme a quelli delle altre categorie per l'Iris D'Or, il premio al fotografo dell'anno dei Sony World Photography Awards. Quest'anno la giuria ha eletto come miglior lavoro quello del fotografo iraniano Asghar Khamseh che ha documentato nella sezione contemporary issues il crescente numero di attacchi con l'acido che sta sfregiando sempre più donne in Iran. Gli attacchi, rivolti quasi sempre verso donne e bambine, sono un fenomeno in crescita e sono un modo per sfigurare oltre che per fare male, per lasciare un segno indelebile di vergogna e spesso sono l'epilogo della violenza all'interno delle faide familiari, delle proposte di matrimonio rifiutate e una vendetta per le richieste di divorzio. Per questa serie il fotografo ha scelto lo sfondo nero per dare il maggiore risalto possibile alla figura umana sfigurata e certamente ha richiesto un profondo lavoro per riuscire a portare le persone davanti all'obiettivo in tutta la loro fragilità.

Durante la serata sono stati premiati anche il miglior fotografo della categoria Open e di quella dedicata ai giovani. Nel primo caso avevamo otto fotografi nella shortlist dei finalisti, nel secondo la giovanissima Anais Stupka concorreva al premio finale avendo guadagnato il primo posto nella sezione dedicata all'ambiente. Kei Nomiyama (Giappone) è eletto Fotografo dell’anno nella categoria Open, mentre in quella Giovani Sam Delaware, 18 anni, si è aggiudicato il titolo di Fotografo dell’anno con un ritratto della sorella. Sempre nell'ambito dei premi dedicati alla singola immagine ricordiamo che il National Award per l'italiana è andato al ricercatore del CNR Christian Massari per il suo particolare scatto in bianco e nero dei pinguini di Magellano. Per chiunque volesse vedere dal vivo una selezione dei migliori scatti che hanno partecipato al concorso, ricordiamo l'esposizione delle fotografie premiate e finaliste presso la Somerset House di Londra dal 22 aprile all’8 maggio 2016, sebbene con qualche dubbio sull'allestimento, è una mostra che vale la pena di essere visitata.



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Commenti (10)

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Commento # 1 di: djfix13 pubblicato il 28 Aprile 2016, 10:21
o sono foto che chiunque può fare (e qui premiarle fa strano) o sono foto con dietro storie assurde come ebola, guerre, sbarchi ecc, e queste almeno avevano premi dedicati per il giornalismo.

il dubbio è che se quasi tutte le foto in concorso fossero bruttine chi premierebbero? quelle normali ovviamente.
Commento # 2 di: demon77 pubblicato il 28 Aprile 2016, 10:47
Originariamente inviato da: djfix13
o sono foto che chiunque può fare (e qui premiarle fa strano) o sono foto con dietro storie assurde come ebola, guerre, sbarchi ecc, e queste almeno avevano premi dedicati per il giornalismo.

il dubbio è che se quasi tutte le foto in concorso fossero bruttine chi premierebbero? quelle normali ovviamente.


Ok, anche a me alcune foto dicono davvero poco.. ma non tiriamo conclusioni troppo affrettate. Bisogna anche vedere quali sono i parametri di valutazione della giuria.
Commento # 3 di: matsnake86 pubblicato il 28 Aprile 2016, 10:54
Alcune sono molto belle.
Altre non mi dicono proprio nulla.. . Anzi le avessi scattate io le avrei cestinate.
Commento # 4 di: avvelenato pubblicato il 28 Aprile 2016, 15:05
Quali sono le foto che non vi dicono niente? A me paiono tutte molto forti.
Certo, ce ne sono alcune che preferisco rispetto ad altre.

Quella della barbie ad esempio mi tocca tantissimo. Non saprei spiegare perché, ma la trovo veramente d'impatto.
Commento # 5 di: matsnake86 pubblicato il 29 Aprile 2016, 08:18
Commento # 6 di: AlexSwitch pubblicato il 29 Aprile 2016, 09:14
Mah, rispetto ad altre edizioni, questa ha una deriva che va dallo scontato al banale... Con qualche eccezione. Mi sono piaciuti i lavori su Ebola e l'acido, come gli scatti di Venturi... Il lavoro sulla raccolta dei pomodori, in natura morta, lo trovo scontatissimo con un sapore di " già visto " sia per l'uso del soggetto che per la tecnica di rappresentazione.
Insomma c'è un ripetersi del ripetere, poca originalità...
Commento # 7 di: demon77 pubblicato il 29 Aprile 2016, 10:21
Originariamente inviato da: matsnake86


Effettivamente è brutta. E banale.
Poi boh, c'è dietro tutto un significato che io non vedo ma messa così mi dice davvero poco.
Commento # 8 di: LordPBA pubblicato il 29 Aprile 2016, 11:55
con il digitale vedo che i fotografi cercano la "perfezione"

quando c'era la pellicola i fotografi cercavano l'emozione

IMHO
Commento # 9 di: LordPBA pubblicato il 29 Aprile 2016, 11:56
Originariamente inviato da: matsnake86


Commento # 10 di: demon77 pubblicato il 29 Aprile 2016, 12:14
Originariamente inviato da: LordPBA
con il digitale vedo che i fotografi cercano la "perfezione"

quando c'era la pellicola i fotografi cercavano l'emozione

IMHO


no dai, questo no.
l'emozione la si cerca anche adesso e molto spesso la si becca pure.

L'evoluzione tennologica ha reso molto più facile fare ciò che prima era decisamente più complicato.