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Pagina 1 - Non solo un esercizio di stile vintage in salsa PEN
Dalle immagini l'avevo catalogata come un semplice esercizio di stile vintage in salsa PEN, ma il primo contatto dal vivo con Olympus OM-D E-M5 mi ha visto cambiare nettamente idea. Più piccola e leggera di quanto mi aspettassi la nuova Compact System Camera di casa Olympus è più di un semplice richiamo vintage alla tradizone reflex del produttore giapponese, ma può rappresentare un interessante ponte per lo sbarco in digitale di tutti gli appassionati che in soffitta hanno archiviato il loro sistema analogico Olympus OM.
Le dimensioni della nuova mirrorless Olympus sono perfette per accompagnare i vecchi obiettivi OM, montabili tramite l'apposito adattatore e utilizzabili con messa a fuoco manuale, ma con i semiautomatismi come la priorità di diaframmi. Il mirino elettronico è sufficientemente grande, luminoso e ben definito da permettere una messa a fuoco manuale abbastanza precisa, con la possibilità poi di ingrandire con il tocco di un tasto l'area di fuoco selezionata e optare per una regolazione più precisa.
Ho provato la macchina in accoppiata a un'ottica Zuiko 50mm f/1.8 del vecchio sistema Olympus OM e la sensazione è stata quella di fare un tuffo nel passato, ma con tutte le opportunità messe a disposizione dalla fotografia digitale. Il corpo in metallo della macchina si associa bene anche a livello tattile con i vecchi obiettivi reflex, ma anche coi nuovi Micro Zuiko di qualità, come ad esempio il 12mm f/2.0 con cui abbiamo eseguito qualche scatto. GALLERY: Olympus OM-D E-M5 e nuovi obiettivi (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo) Pagina 2 - Un piede in due scarpe (comode)
Solitamente la locuzione 'avere un piede in due scarpe' è utilizzata con accezione negativa, in questo caso le due scarpe (il mondo digitale e la tradizione fotografica) sono calzabili comodamente nello stesso istante, unendo buona parte dei vantaggi. Le ottiche Zuiko per il sistema Olympus OM avevano guadagnato tra gli appassionati di fotografia una buona fama grazie alla le loro dimensioni contenute, alla leggerezza, alla buona qualità e alla interessante luminosità di alcuni esemplari. Ora, molto più che in passato con le PEN, il parco ottiche OM diventa facilmente traghettabile al digitale.
Ci sono tanti piccoli particolari ben riusciti su questa nuova macchina: uno di quelli che avevo decisamente sottovalutato leggendo il comunicato stampa al momento del lancio è la presenza tra gli accessori dell'impugnatura verticale: una volta montata dà alla macchina un'ergonomia inaspettata, sia nell'uso in orizzontale, sia nello scatto in verticale. L'ergonomia è buona soprattutto nell'uso della macchina con il mirino elettronico. Quest'ultimo é dotato di sensore di prossimità e passa automaticamente dalla visione live view a display a quella nel mirino quando si avvicina l'occho all'oculare. L'impugnatura replica il pulsante di scatto, la ghiera di regolazione e due pulsanti Fn, uno ad esempio assegnabile al blocco dell'esposizione.
La macchina è dotata di molti pulsanti funzione, sulle prime fin quasi troppi. Una volta che si ha però preso confidenza con i comandi la nuova Olympus OM-D diventa una macchina molto flessibile. Ad esempio con la pressione di uno dei tasti è possibile accedere alla regolazione rapida delle curve, per ottenere il massimo risultato già in formato JPEG rendendo meno necessario il passaggio di post-produzione dei RAW. Pagina 3 - Un sistema completo
Se uno dei difetti dei primi anni di presenza sul mercato delle New System Camera (nome con cui si è scelto di identificare le mirrorless) era rappresentato dalla poca scelta di ottiche messa a disposizione dei produttori, in questi ultimi tempi il panorama è cambiato. Non solo i produttori hanno ampliato molto il loro catalogo, ma il mercato comincia a vedere l'ingresso di ottiche di terze parti. Giocano poi un ruolo importante gli adattatori per utilizzare vecchie ottiche sui corpi mirrorless digitali, anche in virtù del loro ridotto tiraggio, che permette l'adattamento di un numero davvero elevato di ottiche. Con OM-D Olympus dovrebbe finalmente puntare molto anche sull'adattatore per ottiche OM che abbiamo utilizzato nel nostro breve contatto. Polyphoto, l'importatore e distributore per l'italia ci ha assicurato che il numero di pezzi ordinato andrà finalmente a soddifare le esigenze di chi vuole i diversi adattatori, diversamente dagli anni scorsi quanto il numero di essi sul mercato era abbastanza limitato.
Tramite adattatore è possibile utilizzare (in questo caso con tutti gli automatismi, anche nella messa a fuoco) le ottiche del sistema reflex Quattro Terzi. Durante il breve contatto con la nuova OM-D E-M5 ho avuto modo di utilizzare il corpo in accoppiata all'ottica Quattro Terzi 150mm F2, un vero e proprio piccolo 'cannone' dalla focale equivalente di 300mm. Anche grazie all'impugnatura verticale il grosso barilotto dell'obiettivo non stona a confronto con il corpo macchina e anche dal punto di vista ergonomico non fa segnalare grossi problemi.
Essendo un'ottica nata per lavorare coi i sistemi di messa a fuoco a rilevazione di fase non offre le stesse prestazioni degli obiettivi di ultima generazione nati per equipaggiare le mirrorless Olympus con sistema FAST AF ( (Frequency Acceleration Sensor Technology) e ottimizzati quindi per la messa a fuoco basata sul contrasto: qualche errore di troppo nella messa a fuoco ha inficiato quella che a livello qualitativo ed ergonomico rappresenta un'accoppiata decisamente riuscita. Pagina 4 - Immagini di buona qualità Olympus ha lavorato molto su questa nuova fotocamere: OM-D E-M5 guadagna ad esempio un nuovo stabilizzatore di tipo sensor shift in grado di operare su 5 assi. Buona parte del lavoro è stata dedicata al fine tuning del sensore e i risultati possono essere definiti molto convincenti. Solitamente le fotocamere con sensore Quattro Terzi non hanno mai brillato nei confronti coi concorrenti negli scatti ad alti ISO e la scritta 25600 ISO tra le specifiche tecniche della macchina mi aveva lasciato un po' perplesso.
Sebbene l'esemplare provato sia una versione beta non ancora definitiva, sul campo il sensore LiveMOS da 16 megapixel, in accoppiata al processore d'immagine TruePic VI, dimostra di saper produrre immagini davvero pulite e ben definite ai bassi valori di sensibilità, con la possibilità di spingersi fino a 800 ISO senza degradazione dell'immagine.
Anche spingendosi ai valori più alti la gestione 'standard' del rumore ad alta sensibilità dimostra di essere molto migliorata, con una conservazione abbastanza buona del dettaglio a fronte di una grana abbastanza sottile e un ottimo contenimento dei falsi colori. In alcuni frangenti la resa delle immagini vira verso l'effetto acquarello, ma in dose abbastanza contenuta.
Sensibilità di 6400 e 12800 ISO sembrano essere utilizzabili in condizioni difficili senza troppi patemi, soprattutto se l'intento finale è quello di arrivare alla stampa, anche di formato abbastanza grosso, come quello di un album di matrimonio.
La sensibilità massima di 25600 ISO resta un'ancora di salvezza per le peggiori situazioni di luce: sebbene tutti i difetti tipici delle alte sensibilità siano ben riscontrabili (grana, falsi colori, diminuzione del macro contrasto e della saturazione, intervento del filtro di denoising e perdita dei particolari più fini), le immagini hanno una resa accettabile, buona per diversi utilizzi.
In particolare, rispetto a quanto visto in passato, regge meglio la resa totale dell'immagine (macro contrasto, fedeltà e vividezza dei colori) con una migliore gestione anche nel dettaglio, con un contenimento della grana meno artificioso. Ricordiamo inoltre che l'esemplare messo alla prova era considerato 'definitivo', ma era etichettato ancora con la denominazione di sample pre-produzione. Si è notato che fosse un esemplare non definitivo ad esempio in un frangente ben preciso: la macchina oltre a offrire i diversi Art Filter tipici delle PEN mette a disposizione una modalità che con un solo scatto registra sulla scheda le immagini modificate con tutta la gamma di filtri creativi. Nel nostro caso la registrazione di tutte le immagini ha richiesto molti secondi, ben oltre il limite del semplice fastidio: sarà un punto su cui mettere alla prova gli esemplari definitivi. Pagina 5 - Un prodotto ben riuscito
Negli scorsi mesi l'abbiamo detto più di una volta: dopo aver contribuito alla prima evoluzione delle fotocamere mirrorless, Olympus con le sue PEN ha attraversato una fase di stanca, riuscendo a mettere sul piatto poche reali innovazioni. Guardando i semplici dati tecnici della nuova OM-D E-M5 avevamo temuto di essere di fronte a un ulteriore restyling di poca sostanza della serie PEN, ma al primo contatto ci siamo dovuti ricredere. Olympus con OM-D ha creato una nuova serie di EVIL nella sua gamma ed effettivamente la sensazione non è quella di impugnare una PEN. Il richiamo alla vecchia serie reflex OM è anche tattile oltre che visivo e sicuramente farà sentire a proprio agio quelli che decideranno di traghettare il proprio parco ottiche Olympus OM sul digitale con la nuova nata del produttore nipponico.
Il mirino da 1,440K punti svolge molto bene il suo lavoro ed è abbastanza definito anche per una messa a fuoco manuale precisa, con la possibilità di sfruttare l'ingrandimento per aggiungere precisione. Il sensore da 16 megapixel e il processore TruePic VI rappresentano un'accoppiata affiatata, tale da permettere un balzo di qualità alle immagini della nuova CSC Olympus nei confronti delle precedenti PEN. La disponibilità di ottiche di qualità, tra cui anche il M.ZUIKO DIGITAL ED 12-50-mm f3.5-6.3, che condivide la tropicalizzazione con il corpo macchina e rende l'accoppiata adatta all'uso in esterna senza patemi anche con tempo inclemente, si affianca ai diversi adattatori per utilizzare sulla EVIL non solo le ottiche del sistema reflex digitale Quattro Terzi, ma anche del vecchio sistema reflex analogico OM. Il prezzo la posizionerà laddove sembra essersi radicata la nicchia del new-vintage, attorno ai mille euro. Si tratta un prezzo di accesso elevato, ma che i prodotti Fuijfilm come X100 hanno saputo sdoganare. Inoltre l'utenza a cui si rivolge in prima istanza è quella nostalgica della vecchia tradizione fotografica e dotata di un potere di acquisto abbastanza solido. GALLERY: Olympus OM-D E-M5: primo contatto con la vintage digitale (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo) |
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