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Pagina 1 - Introduzione
Le ultime uscite Canon in ambito reflex hanno costretto gli appassionati del marchio a rivedere le storiche categorie, identificate chiaramente dal numero di cifre del modello, con cui era segmentato la gamma della casa biancorossa. In particolare sono i modelli EOS 550D e EOS7D ad aver portato scompiglio, assumendo posizionamenti prima inediti. In particolare la Canon EOS 50D si è trovata schiacciata dal basso dalla EOS 550D, che ha innalzato l'asticella del segmento entry-level di casa Canon, dall'altra ha visto crearsi un nuovo gradino tra sé e le proposte professionali, con EOS 7D al top della gamma APS-C, con un corredo davvero di rilievo. In questo scenario la serie delle decine di casa EOS si è trovata a cambiare vocazione. Nell'intervista che abbiamo realizzato al lancio della Canon EOS 60D Matteo La Torre ha messo in evidenza quali sono gli aspetti su cui Canon ha messo l'accento: VIDEO: Canon EOS 60D: parola d'ordine creatività (per vedere il video, guardare la versione completa dell'articolo) Creatività anche per i fotografi non troppo esperti, quelli che desiderano fare un salto evolutivo rispetto al segmento entry level, che aspirano a foto di qualità, ma che ricercano anche la semplicità e una macchina in grado di essere 'formativa'. Senza dimenticare tutta quella fascia di fotografi che non sente il bisogno di una macchina come la 5D MarkII o la 7D, ma che non trova sufficiente sostanza nelle entry level. Con queste basi di partenza siamo partiti nell'analisi accurata della Canon EOS 60D. Pagina 2 - Canon EOS 60D - Specifiche tecniche
Una delle novità più evidenti che caratterizzano la nuova reflex Canon EOS 60D è il corpo. Sottoposto a una cura dimagrante risulta più piccolo delle generazioni predecenti di EOS X0D e si colloca circa a metà tra la entry-level EOS 600D e la prosumer EOS 7D. Novità anche nel tipo di costruzione, che abbandona le leghe di magnesio a favore di materiali plastici rinforzati. In particolare troviamo ora una struttura portante in policarbonato con rinforzi in fibra di vetro e alluminio. Si tratta di una scelta meno 'nobile', ma non per forza peggiorativa: le prestazioni dei materiali plastici sono ormai molto avanzate. Nel corso della recensione comunque questo particolare sarà al centro dell'attenzione. Abbiamo raccolto le principali specifiche tecniche della Canon EOS 60D in una tabella, mettendole a confronto con il precedente modello EOS 50D, per avere uno sguardo d'insieme sulle differenze che caratterizzano i due modelli:
Pagina 3 - Canon EOS 60D - Descrizione
La nuova struttura ha permesso di risparmiare diversi grammi rispetto al modello precedente e anche le dimensioni si sono ridotte, anche per il passaggio alle schede di memoria SD: un passaggio che sarà gradito a chi arriva a EOS 60D dal basso, ma che forse chi si è costruito un corredo di Compact Flash potrebbe gradire molto meno. Il display cresce in risoluzione e guadagna lo snodo, molto utile nell'uso del Live View. Cambia naturalmente il sensore: il nuovo elemento dal 18 megapixel mette a più dura prova il processore DIGIC 4, tanto che la raffica scende di un frame al secondo.
Molte delle caratteristiche fondanti non sono cambiate, ma troviamo alcuni grandi assenti, come ad esempio la presa sincro flash, controbilanciata però dalla possibilità di gestire due flash in modalità wireless (erano tre con la 7D), e la mancanza della microregolazione della messa a fuoco per i singoli obiettivi. Nuovo il mirino che offre un punto percentuale in più di copertura. Novità importante il supporto video, di cui alcuni avevano sentito la mancanza su un prodotto come EOS 50D. Dal punto di vista dell'interfaccia sono cambiati alcuni comandi e pulsanti: l'ampio selettore circolare che da tempo caratterizza il dorso delle proposte pro e prosumer trova su EOS 60D una nuova declinazione. Il selettore è un elemento che resta, ma diminuisce leggermente di dimensioni e ora integra al suo interno un joypad a 8 vie concentrico al tasto SET. In questo modo Canon ha mandato in pensione il piccolo joystick delle uscite precedenti, optando per una soluzione che risparmia spazio, ma che forse non ha tutta l'ergonomia dei comandi separati: in particolare ora la ghiera è da ruotare con più attenzione per non azionare inavvertitamente il joypad, con un ragionamento simile che vale reciprocamente. Alla modifica della ghiera corrisponde anche un cambiamento nel selettore di blocco/sblocco, ora affidato a un pulsante.
La presenza del display snodato ha portato a una razionalizzazione dei pulsanti prima posti sotto lo schermo, o nelle generazioni precedenti ai lati di esso: posizionati a sinistra del display troviamo l'avvio della riproduzione e i tasti Info e Menu. Il comando di eliminazione degli scatti trova ora spazio a sinistra del mirino, mentre sul lato opposto è integrato il pulsante di avvio della visualizzazione Live View e della registrazione di filmati (registrazione che inizia però solo quando la ghiera dei modi è posizionata sull'apposita funzione).
Novità, appena sopra il selettore circolare, il tasto "Q" che avvia il Quick Menu per la modifica a display dei principali parametri di scatto. Questo tasto è molto comodo e soprattutto si è reso necessario dopo la modifica dei tasti vicini al display monocromatico posto sulla calotta, che perdono la doppia funzione a favore di una sola più semplice da gestire per i non avvezzi all'interfaccia delle reflex della casa biancorossa. Ora sovraintendono solo a modo autofocus, modo di scatto, ISO, tipo di lettura esposimetrica, retroillumiazione del piccolo display sulla spalla.
Sul lato opposto del pentaprisma troviamo l'altra piccola novità: la ghiera dei modi è ora dotata di pulsante centrale di sblocco, per evitarne l'azionamento accidentale, ad esempio quando si porta la fotocamera a tracolla ed essa sfrega contro il corpo. La novità è stata accolta da alcuni con scetticismo, ma deve aver conquistato invece il favore di molto appassionati Canon, tanto che il marchio nipponico ha deciso di offrire come aggiornamento a pagamento l'installazione di un elemento dalle stesse caratteristiche sulle reflex EOS 7D ed EOS 5D Mark II.
Di fascia superiore è l'accumulatore, che è lo stesso della EOS 7D e che offre opzioni avanzate di visualizzazione dello stato di carica. Passando oltre la pelle plastica della 60D e spostandoci all'interno del corpo troviamo le caratteristiche che un utente che fa un upgrade da 40D e 50D si aspetta: otturatore che si spinge fino a 1/8000 di secondo, pose programmate fino a 30 secondi, posa B, sincro flash fino a 1/250 di secondo. Un passo avanti non indifferente è quello fatto sul fronte dell'esposimetro con l'adozione del modulo a 63 zone iFCL inaugurato sulla 7D. Niente evoluzioni in chiave autofocus, con il modulo a 9 punti già visto nelle uscite precedenti. Rispetto a EOS 50D scende la cadenza della raffica ora al massimo a 5,3 fps per 58 fotogrammi (contro 6,3 per 90): non essendo cambiato il processore il flusso di lavoro del sensore a maggiore risoluzione risulta più pesante da gestire. Pagina 4 - Impressioni d'uso
Le dimensioni leggermente ridotte certamente aiutano chi arriva dai segmenti inferiori a perdere il classico timore reverenziale, mentre possono dare l'impressione a chi arriva dai precedenti modelli x0D di trovarsi di fronte a un modello un gradino più in basso. A parte le mancanze che abbiamo segnalato nella pagina precedente, di cui probabilmente solo i più esperti percepiranno l'assenza, potendosi indirizzare con una spesa di non troppo maggiore verso il modello 7D, la sostanza tipica delle prosumer Canon c'è tutta. In generale l'ergonomia della macchina è buona: l'impugnatura è comoda e salda, anche grazie ai materiali utilizzati per le finiture gommate. I tasti sono ben disposti e dopo un minimo di familiarizzazione i comandi risultano intuitivi. Il display è certamente uno dei punti di forza di questa reflex. Lo snodo posto sulla parte sinistra della macchina lo rende utilizzabile in una ampia gamma di situazioni, ad esempio anche negli autoritratti, oltre che nei classici modi sopra la testa o rasoterra. La qualità del display è ottima, ci sentiremmo di dire quasi eccessiva: alcuni scatti che danno un'impressione di massima qualità sul display della macchina risultano molto meno 'mozzafiato' una volta trasferiti su PC o su altro dispositivo di visualizzazione. L'alta risoluzione dello schermo, più di un milione di punti, permette la visualizzazione di un ampio numero di miniature, oltre a una rappresentazione precisa degli istogrammi e di tutti i parametri testuali o grafici che possono aiutare il fotografo.
L'interfaccia con la macchina è resa molto più semplice (finalmente) dal tasto Quick che attiva a display la possibilità di modifica diretta di una ampia gamma di parametri di scatto, senza richiedere più il passaggio dal menu. In questo frangente anche l'assegnazione di una sola funzione ai tasti sulla spalla semplifica le cose. Chi è abituato a gestire con il joystick i punti di messa a fuoco trova più ostico sulle prime abituarsi al joypad posizionato all'interno del selettore circolare sul dorso della fotocamera, ma una volta familiarizzato con il comando il fatto di avere ghiera e joypad a portata di pollice senza effettuare spostamenti può velocizzare le operazioni.
La messa a fuoco è affidabile e in linea con quanto offerto dai modelli precedenti: certo un sistema più evoluto come quello della EOS 7D avrebbe fatto piacere, ma a quel punto sarebbero stati davvero pochi i punti di differenziazione tra le due fotocamere. La messa a fuoco è veloce e precisa in gran parte delle situazioni d'uso. L'autofocus in modalità AI Servo una volta agganciato il soggetto lo segue in modo corretto e il fuoco predittivo raggiunge buone percentuali di successo. Meno soddisfacenti le prestazioni quanto il sistema perde l'aggancio con il soggetto: in quel caso il tempo richiesto per riagganciarlo è spesso troppo e rischia di far perdere scatti importanti.
Molto meno performante è l'autofocus a rilevazione di contrasto utilizzabile durante la visualizzazione Live View. In questo caso i tempi di messa a fuoco si allungano parecchio e non sempre il risultato dà riscontro positivo. Di contro Canon ha migliorato parecchio la messa a fuoco effettuata abbassando lo specchio e utilizzando il modulo autofocus dedicato: l'operazione è velocissima e molto precisa e risulta molto spesso preferibile alle indecisioni del sistema basato sul contrasto. Molto buone sono le performance del sistema di lettura esposimetrica: preciso e flessibile il sistema iFCL a 63 zone non viene messo in difficolta nelle situazioni generali e anche nelle scene ad alto contrasto ha operato scelte condivisibili. I sistemi ALO (Auto Light Optimizer) e di scatto con priorità Alte Luci beneficiano della precisione dell'esposimetro e lavorano bene, permettendo rispettivamente di estrarre dettagli dalle ombre e esporre senza bruciare dettagli nelle alte luci: i due sistemi lavorano separatamente, per il futuro sarebbe forse auspicabile una gestione unificata, certamente più facile da utilizzare da parte degli utenti meno esperti. Pagina 5 - Qualità dell'immagine - Prova sul campo
L'incremento di risoluzione rispetto alle generazioni precedenti (10 e 15 rispettivamente per 40D e 50D) è notevole e segue quello operato da EOS 550D ed EOS 7D, posizionando le tre fotocamere a 18 megapixel. Le immagini in uscita dalla macchina sono alle basse sensibilità ottime: pulite, prive di artefatti e grana, esenti da rumore cromatico. In uscita dalla macchina le immagini JPEG risultano leggermente morbide nella visualizzazione al 100%, ma lo sviluppo dei RAW con enfasi sul microcontrasto oppure l'applicazione ai JPEG di maschere di contrasto permettono evidenziare molti dettagli. L'esempio che riportiamo è stato sviluppato con il software fornito in dotazione alla macchina Canon Digital Photo Professional. Il giudizio rimane praticamente immutato salendo di sensibilità fino al valore di 800 ISO: si mantengono buoni sia l'uniformità del colore sia la possibilità di agire con maschere di contrasto sulla morbidezza dell'immagine. Qui sopra e sotto due esempi a 640 e 800 ISO in cui si possono apprezzare la pulizia nelle ampie campiture di colore, la buona resa sia dei dettagli a fuoco sia dello sfocato. Salendo al successivo gradino di 1 EV il rumore inizia a farsi notare, anche se in modo molto discreto. Il confronto tra due scatti molto simili, l'uno con sistema di riduzione del rumore ad alte sensibilità, l'altro con il filtro NR regolato su Standard, mostra come il rumore sia presente, ma sia al valore di 1600 ISO gestito in modo ottimale dal processore DIGIC 4. L'ammorbidimento dell'immagine è più pronunciato rispetto alle sensibilità inferiori, ma il file permette ancora l'intervento, anche deciso, con la maschera di contrasto restituendo come unica controindicazione l'emergere di una grana sottile, visibile negli ingrandimenti a display al 100%, ma da considerarsi quasi ininfluente in fase di stampa, se non sui grandissimi formati. Il lavoro dell'accoppiata sensore-processore è ottimo anche salendo a 3200 ISO: l'esempio che riportiamo è stato ottenuto utilizzando la modalità Sport sulla ghiera dei modi. La macchina per mantenere breve il tempo di otturazione ha elevato la sensibilità al valore massimo tra quelli selezionabili in modalità Auto ISO, mantenendo attiva anche l'ottimizzazione delle ombre ALO. Il risultato, ottenuto con l'obiettivo Canon EF 70-200mm f/4L USM a quasi alla focale massima e a tutta apertura, è certamente apprezzabile e permette, a fronte di una grana fine e non fastidiosa, di estrarre numerosi dettagli.
Un altro esempio a 3200 ISO, questa volta un interno ripreso con l'obiettivo Canon EF 16-35mm f/2.8L II USM, conferma il giudizio molto positivo: l'immagine continua a permettere l'estrazione di molti dettagli e soprattutto offre una resa davvero buona nello sfocato. In questo caso vediamo all'opera anche uno dei filtri creativi introdotti da Canon su EOS 60D
L'ultimo gradino delle sensibilità pienamente utilizzabili è posto da Canon per questa fotocamera a 6400 ISO. I compromessi tra conservazione del dettaglio, grana e rumore cromatico qui cominciano a diventare una sfida difficile, ma 60D dimostra ancora di avere importanti carte da giocare. Per avere un'idea generale (la trattazione dell'intervento del filtro NR ai diversi livelli è demandata alla prossima pagina con gli scatti in laboratorio) vi proponiamo uno scatto a filtro disattivato e lo sviluppo del RAW con DPP secondo il nostro gusto personale, che preferisce avere una grana evidente a fronte della massima conservazione del dettaglio. Il banco di prova è particolarmente complesso, in quanto ad alti valori di ISO la riproduzione dei neri e delle superfici metalliche risulta molto difficile. In particolare ci ha colpito la possibilità di recuperare molti dettagli fini, come i graffi sulla superficie nera dello spargifiamma.
La sensibilità di 12800 ISO è considerata da Canon un'ancora di emergenza e pertanto inserita sotto la dicitura 'Espansione' (boost). Il termine lascia intendere che non è da considerarsi una sensibilità pienamente utilizzabile, ma che è integrata come emergenza in quei casi in cui le condizioni di luce non permettano altro per scendere sotto i tempi di sicurezza e portare a casa gli scatti. In questo caso il fotografo si trova ad effettuare una scelta di campo: prediligere il tentativo di preservare dettagli, pagando pesantemente dazio sul fronte della grana, oppure scegliere di ridurre al massimo quest'ultima, sacrificando buona parte dei dettagli più fini.
Demandando anche in questo caso i margini di intervento del filtro di Noise Reduction alla pagina dedicata, vi proponiamo qui sopra quattro diversi approcci: il file JPEG scattando senza filtri di riduzione del rumore attivati, due immagini del file RAW sviluppate con DPP con approcci differenti e l'elaborazione in Photoshop con il filtro Dfine della suite Nik Software di uno dei due, quello in cui era stato scelto l'approccio indirizzato al maggior dettaglio. Pagina 6 - Qualità dell'immagine - Analisi mire ottiche
Per avere un'idea della gestione del rumore operata dalla macchina vi proponiamo in questa pagina i particolari degli scatti effettuati con le mire ottiche: le mire per la misura della risoluzione permettono di vedere il variare del dettagli al salire della sensibilità, mentre le campiture di colore uniforme offrono la possibilità di analizzare i falsi cromatismi. La prossima pagina mette invece a confronto una scena fissa, in cui analizzare il comportamento della macchina in una situazione più 'reale'. Qui sotto trovate lo stesso set di immagini ripreso con algoritmo di riduzione del rumore regolato su Standard a tutti i valori di sensibilità permessi dalla macchina, con passo di regolazione pari a 1 EV.
Qui sotto trovate invece confrontati i diversi livelli di intervento dell'algoritmo di riduzione del rumore sui tre livelli massimi di sensibilità, così come ordinati sulla macchina: da sinistra a destra i valori 0:Standard, 1:Basso, 2:Elevato, 3:Disattivato.
L'ultimo set di immagini è composto da una porzione della carta colore Gretag Macbeth, anche in questo caso ripresa alle tre sensibilità più elevate con i diversi livelli di intervento della correzione del rumore da zero a tre dall'alto verso il basso.
È evidente come l'algoritmo di riduzione del rumore alle alte sensibilità operi scelte di campo ben differenziate: regolato su standard cerca di ottenere il miglior compromesso tra l'emergere della grana e dei falsi colori e la conservazione del dettaglio. Il livello Basso predilige la conservazione dei dettagli, ma restituisce una grana evidente, al contrario il livello Elevato offre immagini più uniformi, ma impasta i dettagli fini. Pagina 7 - Qualità dell'immagine - Analisi scena in laboratorio
Per analizzare gli stessi comportamenti in uno scenario controllato, ma più aderente alla fotografia di tutti i giorni abbiamo effettuato le stesse operazioni riprendendo una scena fissa, composta da diversi oggetti e materiali. Iniziamo, come per la pagina precedente, con l'analisi di tutte le sensibilità con filtro NR fissato sul valore Standard.
Come già emerso nella trattazione delle immagini sul campo, la bontà del file in uscita dalla macchina con il filtro di riduzione rumore regolata su standard è alto anche alle sensibilità massime. In particolare il valore più alto prima di passare all'espansione è utilizzabile con compromessi non eccessivi in buona parte delle situazioni.
Le considerazioni fatte dall'analisi delle mire ottiche si confermano anche fotografando la nostra scena in laboratorio: in particolare il diverso comportamento dell'algoritmo di riduzione del rumore è identificabile sui piccoli dettagli, come quelli rappresentati dalle scritte sul lato di una delle batterie presenti nella scena, particolari che vedete qui sopra. Pagina 8 - Filtri creativi
Seguendo il trend delle reflex e mirrorless consumer, Canon ha introdotto su EOS 60D una serie di filtri creativi che mimano alcuni effetti fotografici famosi. Rispetto ai Picture Style, che rimangono una certezza per i più esperti, i nuovi filtri sono più semplici da utilizzare, sono selezionabili direttamente dal Quick Menu e possono essere personalizzati con impostazioni molto semplici e intuitive. Qui sotto trovate una breve carrellata non esaustiva degli effetti che è possibile applicare alle foto grazie ai filtri creativi:
Pagina 9 - Video Seguendo il trend tracciato da altre reflex di casa Canon il comparto video offre possibilità di tutto rispetto. La qualità dei filmati Full HD registrati dalla macchina è elevata: a questo naturalmente contribuisce anche la possibilità di utilizzare montate sul corpo ottiche di grande pregio. L'approccio alla registrazione dei video deve essere per forza però più 'cinematografico' di quello a cui il pubblico consumer è generalmente abituato. Certo è possibile registrare filmati Punta&Scatta, ma per essere sfruttata al pieno delle sue qualità EOS 60D richiede molta esperienze e un approccio ragionato. Naturalmente lo zoom degli obiettivi non è motorizzato e richiede parecchia manualità per ottenere zoomate fluide e prive di incertezze: i meno esperti devono forzatamente optare per inquadrature a focale fissa. Anche la messa a fuoco è lontana da quella delle videocamere e, sebbene migliorata rispetto alle prime uscite in ambito video delle reflex, soffre ancora qualche incertezza di troppo. Anche sotto questo aspetto gioca un ruolo fondamentale l'esperienza del video operatore: saper giocare al meglio con la messa a fuoco e con le profondità di campo ridotte messe a disposizione dalle ottiche e dal grande formato del sensore è una sfida difficile. Pagina 10 - Conclusioni
"60D o 7D?" è una delle domande che ultimamente più di frequente ci viene posto. Effettivamente EOS 7D alla sua presentazione ha parecchio sparigliato le carte nella gamma Canon e gli appassionati, prima abituati a segmentazioni abbastanza rigide in base al numero riportato sulla targhetta, si sono trovati a dover trovare nuovi punti di orientamento. All'interno della gamma EOS 60D si presenta come una fotocamera di sostanza, ma priva di alcuni particolari che la farebbero entrare a pieno diritto nella categoria delle prosumer. Manca la presa sincro flash, il supporto di registrazione scelto è la SD, il corpo è costruito con materiali plastici rinforzati, manca la regolazione fine del fuoco personalizzata per i singoli obiettivi del proprio corredo. D'altra parte ci si trova al cospetto di una EOS che appartiene alla classe 'delle decine' e che si inserisce a pieno titolo nella categoria: mirino a pentaprisma ampio e di buona copertura, doppia ghiera, molti pulsati scorciatoia, display orientabile, resistenza agli agenti atmosferici, sistema di lettura esposimetrica avanzato. L'analisi delle immagini conferma la qualità della Canon EOS 60D: il sensore e il processore DIGIC 4 lavorano al meglio in accoppiata restituendo JPEG puliti e ricchi di dettaglio. Le immagini con le impostazioni normali risultano leggermente morbide, ma lo sviluppo dei file RAW o anche solo l'applicazione di maschere di contrasto sono operazioni che riescono ad estrarre molti dettagli. La pulizia dell'immagine si mantiene alta fino al valore si 1600 ISO: a sensibilità più elevate il rumore comincia ad emergere, ma gli algoritmi di riduzione riescono a tenerlo bene a bada, tanto da permettere di scattare senza patemi a 3200 ISO e senza troppe preoccupazioni anche a 6400 ISO. Il valore di 12800 ISO è correttamente identificato come 'Espansione' in quanto rappresenta un'ancora di salvezza utilizzabile, ma offre anche un livello di degradazione dell'immagine maggiore. Le funzionalità video sono avanzate e permettono di registrare filmati Full HD di alta qualità, anche se con un approccio 'cinematografico', limitando l'uso di zoom e autofocus, campi nei quali ottiche e sistema AF non vedono la propria specializzazione. In sintesi chi è alla ricerca di una Canon di sostanza e non ha strettamente bisogno delle funzionalità da sportiva della EOS 7D trova in Canon EOS 60D un'ottima macchina fotografica, adatta anche agli amatori non troppo esperti che voglio fregiarsi di un corpo non entry-level. I prezzi in rete di Canon EOS 60D oscillano tra €850 e € 900 per il solo corpo macchina, ai quali è necessario aggiungere almeno cento euro per il kit con obiettivo base 18-55mm e circa € 250 per avere nel kit l'obiettivo 18-135mm. Verso il basso la EOS 60D si trova molto pressata dalla nuova EOS 600D che ha aggiornato la precedente 550D attingendo a piene mani da alcuni particolari utilizzati proprio sulla 60D e aggiungendo una buona dose di incertezza in chi deve scegliere la fotocamera più adatta alle proprie esigenze.
Pagina 11 - Galleria Come d'uso integriamo nell'articolo la galleria fotografica con gli scatti contenuti all'interno della recensione, che permette di visualizzare le immagini ingrandite a display senza dover aprire i pesanti file a piena risoluzione raggiungibili cliccando sulle miniature. La galleria inoltre contiene ulteriori scatti che hanno contribuito al giudizio sulla macchina, ma che non hanno trovato spazio nell'articolo. GALLERY: Canon EOS 60D: le immagini della recensione (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo) |
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