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Pagina 1 - Introduzione
La fotografia digitale ha sperimentato un avvicinamento di massa in primo luogo grazie alle fotocamere compatte, mentre per il primo periodo le reflex sono rimaste oggetti dedicati a nicchie di utenza. Sono passati un paio d'anni da quando le reflex digitali si sono riavvicinate all'ampio pubblico amatoriale, scendendo a prezzi accessibili e a qualche compromesso. Dopo una breve rincorsa al numero dei megapixel, attualmente il valore più comune sembra essersi attestato sui 10 megapixel. Tra i diversi produttori sono emerse scelte progettuali differenti, ognuna supportata da precise motivazioni. Attualmente le fotocamere reflex con sensore di pari dimensioni della pellicola da 35mm sono ancora dedicate all'utenza professionale, mentre la maggior parte delle reflex prosumer si è dotata di sensori più piccoli. La scelta più estrema nel comparto reflex è quella optata dal consorzio QuattroTerzi, che riunisce in uno standard aperto produttori del calibro di Olympus, Leica e Panasonic, che ha adottato sensori che hanno metà delle dimensioni dell'area coperta da una pellicola 35mm. L'adozione di sensori più piccoli porta come conseguenza la riduzione dell'angolo di campo e il rapporto con la focale dell'obiettivo. Finché la pellicola da 35mm era lo standard su tutte le fotocamere gli obiettivi potevano essere confrontati in base alla focale e in base a quest'ultima avere esattamente l'idea dell'angolo di campo coperto. Diminuendo l'area di cattura dell'immagine il rapporto cambia, ad esempio, un obiettivo di focale 150mm su un corpo QuattroTerzi copre lo stesso angolo di campo (e quindi sembra avvicinare) quanto un obiettivo di 300mm di focale su una reflex a pellicola.
Questo cambiamento porta indubbi vantaggi nei teleobiettivi, dove anche una focale non estrema può fornire uno zoom di tutto rispetto. Il rovescio della medaglia è rappresentato dalle focali corte, dove per raggiungere l'angolo di campo coperto da un grandangolo è necessario avere focali molto corte. Restando all'esempio delle reflex Quattroterzi per avere la copertura pari a quella di un obiettivo da 28mm su camera reflex a pellicola è necessario adottare un obiettivo di 14mm di focale. Il segmento delle reflex digitali prosumer con sensore da 10 megapixel è abbastanza affollato e comprende Nikon D40x, Canon 400D, Olympus E-410, Pentax K100D e la protagonista della nostra prova, la Sony Alfa 100 DSLR. L'azienda giapponese è nel campo dell'imaging digitale fin dall'inizio e il suo marchio Cyber-shot ha assunto grande notorietà, ma ha deciso di fare il grande salto nel mondo reflex solo dopo l'acquisizione di Konica-Minolta. Pagina 2 - Sony Alpha 100
La Sony Alpha 100 raccoglie l'eredità della Minolta Dynax 5D, della quale in pratica rappresenta l'evoluzione. Abbiamo avuto modo di provare il kit DSLR-A100W dotato di corpo macchina, zoom standard (DT 18-70mm F3,5-5,6) e teleobiettivo (75 - 300 mm F4,5 - 5,6). Il parco ottiche è comunque vasto potendo contare su più di 20 obiettivi Sony e Carl Zeiss e anche su tutto il parco lenti Konica Minolta con innesto a baionetta tipo A. Pur puntando alla fascia prosumer la macchina è caratterizzata da una buona qualità costruttiva generale. Il corpo macchina utilizza materiali sintetici per la costruzione, ma nonostante questo al tatto e durante tutte le fasi d'uso la macchina dà una buona sensazione di solidità. Il bocchettone di innesto degli obiettivi è in metallo; diverso il discorso per le ottiche, nel caso dello zoom standard l'innesto è in plastica, mentre quello del teleobiettivo è in metallo.
Al momento della sua uscita sul mercato, da cui sono passati diversi mesi, la Sony Alpha si è presentata fin da subito con le carte in regola per essere una degna concorrente. Tra queste lo stabilizzatore per spostamento del sensore, a cui è legato anche il sistema di eliminazione della polvere, che sfrutta sempre la vibrazione del sensore. Lo stabilizzatore fa parte dell'eredità Minolta, ma muta il suo nome da Anti Shake a Super Steady Shot. Messo alla prova sul campo ha dimostrato di essere efficace, permettendo di scattare con tempi di due o tre stop superiori a quelli di 'sicurezza' con l'anti mosso disinserito. Nonostante l'adozione del pentaspecchio il mirino risulta luminoso e fornisce un'ottima copertura, pari al 95% dell'immagine reale. Con i dovuti arrotondamenti e adozioni di materiali diversi la parentela con la Dynax 5D è evidente anche nella forma del corpo macchina e nella disposizione dei comandi. Tra questi si nota con piacere il permanere della ghiera di controllo a sinistra della piramide del pentaspecchio, che anzi subisce alcune migliorie, e ora permette di tenere sotto controllo le principali regolazioni senza la necessità di acccedere al menù.
Entrambi gli obiettivi forniti nel kit (zoom standard DT 18-70mm F3,5-5,6 e teleobiettivo 75 - 300 mm F4,5 - 5,6) tradiscono una fattura economica, ma hanno prestazioni sufficienti per lo start-up; coprendo una focale compresa tra 18 e 300 millimetri (circa 27-450 mm equivalenti in formato 35mm) il kit copre una focale ampia anche se, in condizioni d'uso particolari la poca luminosità può risultare limitante. In ogni caso formano una base su cui il fotografo potrà costruire un parco ottiche adatto alle condizioni di ripresa che più gli interessano. La poca luminosità degli obiettivi ha anche ripercussioni pesanti sulla messa a fuoco automatica che, anche in condizioni neanche troppo spinte, spesso risulta lento e impreciso. Pagina 3 - Caratteristiche tecniche
Tutto ruota intorno al sensore da 10,2 megapixel effettivi (10,8 milioni totali) in formato APS-C, con dimensioni pari a 23,6 x 15,8 mm. Le informazioni fornite dal sensore sono analizzate dal processore Bionz, che dimostra di gestire abbastanza bene tutte le funzioni della fotocamera. A questo cuore elettronico vanno attribuite le diverse prestazioni della fotocamera, capace di registrare in contemporanea o singolarmente i fromati RAW e JPG e di scattare immagini a raffica alla velocità di 3 frame al secondo fino ad esaurimento scheda (in JPG, nel caso di registrazione in RAW la quota massima si ferma a 6 e in RAW+JPG scende a 3).
Sempre grazie alla buona gestione da parte del processore si registra un'autonomia davvero buona e un'ottimizzazione della gamma dinamica che in alcune soluzioni può risultare utile. La gamma ISO si estende da 100 a 1600, affiancate da due opzioni ereditate dalle Dynax, che permettono di ottimizzare la ripresa e la gamma in caso di presenza di forti ombre o alte luci. Le due opzioni sono denominate Lo80 e Hi200: per quanto emerso dalla nostra prova se non ci fossero non se ne sentirebbe la mancanza. Tra le funzioni di competenza del processore, il bilanciamento del bianco, che mette a disposizione un'ampia gamma di scelte. Oltre al bilanciamento automatico troviamo le principali condizioni di ripresa (luce solare, condizioni nuvolose, luci fluorescenti o a incandescenza), ognuna regolabile su diversi livelli. Disponibile la comodissima regolazione in gradi Kelvin oltre al bilanciamento rispetto ad un bianco di riferimento, che si effettua scattando una foto di una zona bianca della scena (o di un foglio di carta sottoposto alla stessa illuminazione dei soggetti da riprendere). Da segnalare la possibilità di effettuare il bracketing (lo scatto di immagini in sequenza con piccole variazioni delle impostazioni) su diverse impostazioni di bilanciamento. Sempre di competenza del processore il sistema di ottimizzazione della gamma dinamica (Dynamic Range Optimizer), la cui regolazione è attiva su due livelli. Il sistema agisce sulle immagini permettendo di recuperare dettagli nelle zone d'ombra e nelle alte luci. Nel caso di attivazione il sistema rende più leggibili le ombre andando ad agire sulla regolazione delle curve su tutta l'immagine, mentre se si seleziona D-R+ la regolazione avviene in modo selettivo area per area cercando di recuperare il massimo dei particolari sia sulle ombre che nelle luci.
La messa a fuoco utilizza 9 aree, con la possibilità di selezionare manualmente l'area da mettere a fuoco. É possibile poi impostare la messa a fuoco fine manuale al termine di quella automatica, in tutti quei casi in cui l'autofocus fallisce o non mette a fuoco il soggetto desiderato. Sono invece 40 le aree dell'esposimetro, che permette anche la lettura della luce in modalità spot e media a prevalenza centrale. La prima restringe la lettura della luce all'area centrale, mentre la seconda media questo valore con un peso più altro coi valori di luminosità rilevato dalle altre aree. Per quanto riguarda i tempi di scatto si va da 30 secondi a 1/4000sec; non manca la modalità 'Bulb' che permette al fotografo si scattare con i tempi decisi dal suo dito. La sincornizzazione con il flash arriva a 1/160sec, salgono a 1/125sec se è attivo il sistema di riduzione del mosso. Lo scatto in sequenza arriva, come già accennato, a 3 fps. Oltre le clasiche modalità di scatto manuale (M), a priorità di diaframmi (A), a priorità dei tempi (S) e programmata in autonomia dalla fotocamera (P), sono presenti diversi tipi di scena preimpostati, nei quali vengono variati anche altre regolazioni oltre alla coppia tempo-diaframma, quali ad esempio le impostazioni di colore, nitidezza e contrasto. Questi 'profili' sono in ogni caso modificabili, personalizzabili e adattabili ai propri gusti. Nella modalità 'Auto' nessuna impostazione è modificabile.
La fotocamera può scattare in modalità RAW+JPEG (in questo caso è disponibile solo il tipo di JPEG di dimensione massima e con compressione minima), solo in RAW, oppure in JPEG in diversi formati e livelli di compressione. Pagina 4 - Impressioni d'uso
Come dicevamo la confezione contiene tutto quello che serve al fotografo come corredo di base. Oltre al corpo macchina, infatti, troviamo i due obiettivi (che coprono uno zoom di 16.7x), la cinghia da tracolla, la batteria e il caricabatteria da rete, oltre ad una adattatore da Memory Stick a Compact Flash. Quest'ultimo è infatti l'unico formato di scheda di memoria utilizzabile sulla fotocamera, per essere utilizzate le memorie Sony devono passare per l'adattatore.
La struttura del corpo macchina vede un ampio impiego di materie plastiche, ma l'impressione di solidità è buona ed è molto rassicurante la vista del bocchettone in metallo. Impressione molto più 'plasticosa' viene data dagli obiettivi in dotazione. Il 18-70mm addirittura è del tutto costruito con materie plastiche, mentre il 75-300mm è almeno dotato di innesto in metallo. Lo scorrimento degli zoom è poco fluido e conferma l'impressione data a prima vista. Scomoda sul 18-70mm la ghiera di messa a fuoco, che in pratica risulta essere una sottile corona zigrinata che permette di mettere in movimento rotatorio l'ultima porzione dell'obiettivo. L'impugnatura è buona è tutti i comandi sono a portata di dito. Come spesso accade sulle reflex di questa fascia è presente una sola ghiera per la regolazione di tempi e diaframmi. In modalità manuale si può decidere quale sia l'impostazione da assegnare di default, rimandando alla contemporanea pressione del pulsante per la regolazione dell'esposizione la modifica dell'altro parametro. In pratica di default in modalità manuale la ghiera modifica i tempi di scatto, mentre la contemporanea pressione del tasto +/- permette la modifica dei diaframmi. A chi arriva dal mondo delle reflex manuali il processo sulle prime può risultare un po' macchinoso, ma ci si fa presto l'abitudine; in ogni caso chi è abituato alla regolazione dei diaframmi tramite ghiera sull'obiettivo continuerà a rimpiangerla. Nel complesso al primo impatto la fotocamera risulta abbastanza facile da usare, anche grazie alla ghiera a sinistra del mirino, che permette la regolazione delle principali impostazioni di scatto in modo rapido e veloce. Il mirino ha una buona copertura e quanto inquadrato corrisponde abbastanza bene all'immagine effettivamente ripresa dal sensore. All'uso risultano molto comodi sia il giroscopio che ruota lo schermo quando si mette la macchina in posizione verticale e il sensore di prossimità sotto il mirino. Quest'ultimo spegne lo schermo quando si avvicina l'occhio al mirino e, oltre a risparmiare batteria, risulta molto comodo nelle riprese notturne, dove avere un display acceso appena sotto il mirino può risultare molto fastidioso.
Il sensore volendo può anche attivare in modo preventivo l'autofocus, facendo una messa a fuoco 'preventiva'; il sistema è studiato per accorciare i tempi di messa a fuoco e permettere di non perdere scatti importanti. Proprio l'autofocus con i due obiettivi contenuti nel kit si dimostra il tallone d'achille del sistema, risultando spesso impreciso. Questo avviene non solo nelle scene particolarmente buie o poco contrastate (che mettono in difficoltà qualsiasi sistema di messa a fuoco automatica), ma a volte anche in situazioni insospettabili; in particolare alla focale di 300mm l'autofocus oltre ad essere molto lento nel portare a nitidezza il soggetto inquadrato a volte mette a fuoco tutt'altro. In ogni caso è possibile mettere a fuoco manualmente dopo l'autofocus e comunque questo è disattivabile con un comodo commutatore posto sotto il pulsante di sgancio degli obiettivi. Pagina 5 - Impressioni d'uso - parte seconda
L'esposizione è molto buona ed è risultata praticamente sempre corretta. Nei casi di scene molto contrastate, poi, il sistema Dynamic Range Optimizer svolge un buon lavoro, permettendo di scattare immagini in cui sia alte luci che ombre risultino correttamente visualizzate. Purtroppo il sistema non funziona in esposizione manuale, quando la lettura esposimetrica è regolata su spot o con prevalenza centrale e quando la sensibilità ISO è impostata a valori superiori al 400. Il tutto per consentire al processore di lavorare su immagini già 'bilanciate' in partenza ed esenti da rumore. L'applicazione ad esempio su una foto sottoesposta e magari scattata ad alti ISO porterebbe ad una esplosione del rumore.
Tra le funzioni per cui la fotocamera si è fatta notare alla sua presentazione troviamo il sistema di eliminazione della polvere tramite vibrazione. Non abbiamo messo alla prova il sistema con un impolveramento deliberato del sensore (ci pareva una cosa poco rispettosa) per cui ci basiamo sulle impressioni d'uso. Ad un certo punto sono comparsi nelle nostre foto un paio di spot di chiara origine pulviscolare. Il sistema ci ha messo un bel po' a eliminarli, ma alla fine ce l'ha fatta; per 'un bel po'' intendiamo diversi cicli di accensione/spegnimento, dato che la pulizia automatica avviene al momento dello spostamento del selettore su off. Dal menu in qualsiasi momento è comunque possibile azionare il sistema. Gli spot sulla foto sono con tutta probabilità dovuti a polvere sul sensore, in quanto ci hanno accompagnato per diverse foto, anche dopo la pulizia delle superfici esterne degli obiettivi.
Lo stabilizzatore, è molto utile, in particolare quando viene innestato il telezoom. Alla focale massima si guadagnano due o tre stop sui tempi di esposizione rispetto ai tempi 'di sicurezza'. Nella foto qui sopra è possibile apprezzare come il mosso alla focale massima di 300mm, scattando con un tempo di 1/30sec, si riduca a un micromosso che rientra nell'accettabile. Sono diverse le scuole di pensiero riguardo gli stabilizzatori ottici: chi preferisce averlo all'interno dell'ottica e chi invece preferisce che lavori con lo spostamento del sensore. Nel primo caso si instaura un rapporto di duplice stabilizzazione: vedere nel mirino un'immagine più ferma ha un effetto positivo sulla mano del fotografo che, tendenzialmente, rilassa di più i muscoli e riesce a mantenere la mano più ferma. L'impressione a volte è però quella di avere la sensazione che l'obiettivo non segua esattamente i movimenti decisi dal fotografo, quasi viva di vita propria. In ogni caso i fan di uno o dell'altro sistema possono contare su un'offerta di stabilizzatori variegata tra i diversi marchi. Lo stabilizzatore nel corpo macchina d'altro canto rende stabili tutte le ottiche, consentendo in alcuni casi un risparmio sul prezzo di acquisto di queste ulitme.
La gamma ISO, come già detto, si estende da 100 a 1600, ma se si vogliono ottenere immagini nitide e senza rumore è necessario optare per sensibilità che non superino i 400 ISO. In caso di pose lunghe agli angoli delle immagini notturne appaiono degli aloni chiari, dovuti con tutta probabilità al riscaldamento del sensore. Attivando la sottrazione del fotogramma nero il problema scompare del tutto, anche se, come è possibile osservare negli scatti qui sopra, eseguiti a 1600 ISO, f/14 e tempo di esposizione 1/30sec, ci è capitato che risultasse alterato il bilanciamento del bianco (impostato in entrambi gli scatti su automatico)
Il bilanciamento del bianco è abbastanza efficiente in automatico e come già detto ha diversi livelli di personalizzazione per meglio adattarsi a tutte le condizioni di ripresa. Soffre molto, come in quasi tutte le fotocamere, sotto le luci ad incandescenza particolarmente calde e in caso di illuminazione con lampade ai vapori di sodio (le classiche lampade gialle, utilizzate ache nell'illuminaizone stradale). Qui sopra si può apprezzare quanto il sistema automatico sia stato messo in crisi dalla scena, caratterizzata da luci fredde sullo sfondo, da riflessi di luci calde sui pali e la forte luce rossa del porto. (25 secondi, f/8, 400 ISO)
Merito del processore evoluto sotto questo punto di vista e dello spegnimento automatico del display è l'autonomia davvero ottima. Con una carica si fanno tranquillamente più di 500 scatti, anche accompagnati da un leggero uso del flash. Pagina 6 - Galleria di immagini Qui di seguito vi proponiamo una serie di immagini a risoluzione nativa della fotocamera, in modo che possiate farvi un'idea di come scatta. Abbiamo inserito le immagini JPEG convertite dalla fotocamera, in modo che non fosse presente la variabile soggettiva dello sviluppo con correzione dal formato RAW. Cliccando sulle miniature si aprono le immagini nelle dimensioni originali; ognuna pesa circa 3,5 MB, la visione è dunque consigliata a chi dispone di una connessione abbastanza veloce.
Pagina 7 - Conclusioni
La Sony Alfa 100 è, a conti fatti, un'ottima scelta, anche se non è recentissima la sua presentazione. Con i suoi 10 megapixel è allineata alla concorrenza, così come nell'offrire il sistema di riduzione della polvere sul sensore. Lo stabilizzatore nel corpo macchina aiuta a effettuare scatti 'fermi' con tutte le ottiche a disposizione. L'autonomia è ottima e il bilanciamento del bianco viene messo in difficoltà solo dalle luci molto calde. Il comodo accesso a gran parte delle impostazioni di scatto rende surperfluo in gran parte delle situazioni il ricorso al menu, garantendo anche una buona semplicità d'uso. Il rumore è contenuto molto bene fino a 400 ISO, soglia oltre la quale comincia a farsi sentire in maniera considerevole. In situazioni particolari la funzione Dynamic Range Optimizer permette di ottenere buone ombre e alte luci in condizioni di elevato contrasto. La compatibilità con l'innesto delle ottiche Minolta AF rende fin da subito molto ampio il parco ottiche a disposizione, come testimonia l'immagine qui sopra dove si vede montato sul corpo della Sony Alfa 100 un 50mm f/1.4 Minolta, obiettivo di ben altra luminosità rispetto a quelli contenuti nel kit che abbiamo messo alla prova. La Sony è quindi una scelta molto azzeccata per chi si è costruito negli anni un parco ottiche Minolta, che di colpo guadagnano tutte lo stabilizzatore. Per gli appassionato Minolta più esigenti in realtà la scelta più azzeccata sarebbe quello di attendere ancora qualche mese, quando dovrebbero essere presentate due nuove reflex digitali di casa Sony, tra cui un corpo macchina di chiara ispirazione professionale. Il kit da noi recensito ha un prezzo sul mercato che attualmente si attesta sui 900 euro, che scendono a 700 per il kit dotato solo dell'obiettivo 18-70mm e ulteriormente a 650 euro per solo il corpo macchina. Ormai con meno di mille euro un fotoamatore può dotarsi di un corredo più che dignitoso; questo ha portato a un differente approccio nel mondo delle compatte prosumer, che ultimamente hanno visto un abbassamento delle caratteristiche per non andare ad intralciare troppo il segmento delle reflex amatoriali. Particolare che lascia l'amaro in bocca è l'autofocus, che con gli obiettivi in dotazione al kit viene facilmente messo in difficoltà appena le condizioni della luce si allontanano dall'ideale. Inoltre la messa la messa a fuoco risulta lenta e, spesso, ci si ritrova, dopo qualche secondo in cui l'autofocus tenta di mettere a fuoco il soggetto, a scattare con quest'ultimo fuori dalla zona nitida. Rende bene l'idea la foto qui sopra, scattata a 300mm di focale, con apertura f/5.6 (la massima concessa dall'obiettivo a quella focale) a 400 ISO. |
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