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Pagina 1 - Micro G: un sistema in evoluzione Panasonic è stata pioniere del settore delle mirrorless presentando nel settembre del 2008 la sua LUMIX DMC-G1, allora denominata First Full-time Live View Digital Interchangeable Lens Camera. Le denominazioni nel corso del tempo si sono moltiplicate o ogni produttore ha punta sull'acronimo di preferenza, da EVIL a CSC: sta di fatto che a due anni di distanza le fotocamere con ottiche intercambiabili, sensori di grosse dimensioni e prive di mirino ottico rappresentano uno dei settori in maggiore fermento del settore fotografico. Prima nata dello standard Micro Quattro Terzi la Lumix G1 è nata con le forme di una reflex in miniatura, come rende evidente il confronto con il modello a pentaspecchio di casa Panasonic L10. Alla prima uscita sono poi seguiti nuovi modelli, alcuni orientati maggiormente alla ripresa video, altri dedicati agli amanti dei corpi di dimensioni compatte. Con Lumix G2 e G10 Panasonic è tornata al concept iniziale, più compatto di una reflex, ma caratterizzato da un'ergonomia simile, difficile da trovare su corpi dalle dimensioni (in particolare lo spessore) più compatte. Tra le novità più evidenti introdotte con G2 troviamo il touchscreen, visto un po' con sospetto dai puristi della fotografia, ma che nell'uso, come vedremo in questa recensione, ha saputo far valere le proprie ragioni. Pagina 2 - Panasonic LUMIX DMC-G2 Leggendo la tabella delle specifiche tecniche della Lumix G2 e confrontandola con quella relativa alla primogenita G1 si vede come il produttore nipponico abbia voluto semplicemente aggionare il prodotto, aggiungendo feature interessanti, ma senza andare a stravolgere il progetto iniziale. Troviamo un sensore di pari risoluzione, così come non cambia quella del mirino elettronico e del display posteriore, che però guadagna i comandi a sfioramento. Per una rapida consultazione abbiamo raccolto i dati relativi alle due fotocamere, così come presentati sul sito italiano, all'interno della stessa tabella.
La piccola Panasonic Lumix G2 offre molti pulsanti e selettori sparsi per il corpo macchina e permette di regolare i parametri più importanti in modo diretto, senza passaggi dal menu. Guardandola dall'alto a sinistra del mirino troviamo un selettore a ghiera che sovraintende alla gestione dei punti di messa a fuoco, comprese le funzioni Face Detection e Tracking; a esso coassiale e azionabile tramite un dente sporgente è posizionato il selettore della modalità di messa a fuoco che può essere manuale, autofocus continuo o singolo. Sopra la protuberanza che integra il mirino elettronico e il flash integrato troviamo, come di consuetudine, la slitta per i lampeggiatori esterni. Più a destra è integrata la ghiera dei modi con due selettori coassiali: uno sovraintende all'accensione e allo spegnimento della fotocamera, l'altro seleziona il modo di scatto tra singolo, raffica, bracketing e autoscatto. Più a destra troviamo invece il LED di stato verde, il pulsante iAuto, quello per l'avvio diretto delle registrazione dei filmati e il pulsante di scatto. Il retro vede sporgere molto il mirino elettronico ed è dominato dal display orientabile LCD da 3" e 461.000 punti. A sinistra del mirino è integrato il pulsante che permette il passaggio da esso alla visualizzazione a display, che di default è lasciata in automatico al sensore di prossimità vicino all'oculare. A destra sono posizionati il pulsante per la revisione degli scatti e quello per il blocco dell'esposizione, mentre più a destra è integrata la ghiera di regolazione. Più sotto due pulsanti dedicati al Quick Menu e alla commutazione tra le diverse modalità di visualizzazione del display. Più in basso 5 tasti disposti a croce per navigare nei menu, con funzione di scorciatoie in fase di scatto e, infine, sotto questi ultimi un ulteriore tasto per la previsualizzazione della profondità di campo e l'eliminazione delle foto. Il lato sinistro nasconde sotto due sportelli gommati i connettori HDMI e miniUSB e il connettore da 2,5mm per la connessione di un comando remoto o di un microfono esterno. Il frontale vede la sola presenza del tasto per lo sblocco dell'ottica per la rimozione, mentre il fondo, oltre ad ospitare il foro filettato in metallo per i cavalletti, ospita il vano batteria, che integra anche lo slot per le schede di memoria SD/SDHC/SDXC. L'obiettivo in dotazione dell'esemplare che abbiamo testato è quello che equipaggia il kit base. Si tratta del Lumix G Vario 14-42mm F3.5-5.6 ASPH Mega O.I.S., equivalente a 28-84mm di focale. Rispetto al modello precedentemente in gamma, il 14-45mm, adotta una baionetta in materiale plastico, è leggermente più grosso e perde il selettore on-off del sistema di stabilizzazione MEGA O.I.S. sul barilotto. Si tratta di una scelta orientata al contenimento dei costi, per combattere l'ormai agguerrita concorrenza del settore, non presente alla prima uscita del sistema Lumix Micro G. Pagina 3 - Impressioni d'uso Dal punto di vista dell'interfaccia, l'ottimo lavoro svolto dalle numerose scorciatoie si affianca agli strumenti Quick Menu e touchscreen che permettono di arrivare in diversi modi alle funzioni d'interesse, rendendo la fotocamera adattabile a tutte le esigenze. Premendo il pulsante Q.Menu è possibile modificare i principali parametri agendo sul joypad a cinque vie e lo stesso è possibile anche sfiorando il tasto virtuale equivalente sul display, con piena interoperabilità tra i due approcci. Il touchscreen è utilizzabile con le dita, ma non ottimizzato per esse, Panasonic per venire incontro alle esigenze delle mani più grosse include nella confezione una sorta di pennino da agganciare alla fotocamera. Un terzo approccio è simile a quello adottato da alcune delle reflex più in voga: premendo il pulsante display in ciclo continuo troviamo la schermata live view senza informazioni, quelle con diversi tipi di informazioni sullo scatto e infine una schermata che riassume i principali parametri di scatto, sui quali di può agire tramite i tasti fisici o, come già visto, direttamente a display con le dita o con il piccolo stilo di plastica agganciabile alla tracolla. Di questa schermata in particolare è scenica e comoda la ghiera virtuale per l'impostazione della compensazione dell'esposizione. Il menu è organizzato in verticale e diviso a sezioni tematiche: in generale le diverse opzioni sono disposte in modo intuitivo, tranne in alcuni rari casi nei quali è necessario spulciare tutte le pagine prima di venire a capo della funzione ricercata. La quarta pagina del menu è personalizzabile con le impostazioni di maggiore interesse, creando un 'My Menu' per l'accesso veloce. La Lumix G2 è dotata di una sola ghiera di regolazione, ma si tratta di un elemento in grado di essere cliccato oltre che ruotato: in questo modo anche nella modalità manuale passare dalla regolazione dei diaframmi ai tempi e viceversa è un'operazione semplice e veloce, così come passare alla regolazione della compensazione dell'esposizione nelle modalità semiautomatiche. Per la fascia di pubblico a cui è indirizzata questa macchina ci pare una scelta sensata e condivisibile: offre una libertà di regolazione quasi completa, senza aggiungere comandi che ai meno esperti potrebbero risultare fuorvianti e, fatto fondamentale su una fotocamera di tali dimensioni, risparmiando spazio per altri comandi. Grazie alla generosa (per le dimensioni generali della fotocamera) impugnatura e grazie al ridotto peso, la Lumix G2 si impugna in modo saldo e non stancante, potendo sfruttare anche il barilotto dell'obiettivo per la presa con la mano sinistra. L'oculare è abbastanza sporgente e comodo e la qualità del mirino elettronico è elevata, come ci era già capitato di dire in occasione del primo contatto con la macchina: non solo la frequenza di refresh del piccolo display è alta e le immagini scorrono in modo continuo anche cambiando rapidamente l'inquadratura, ma anche la risoluzione, la nitidezza e la resa dei colori sono molto buone. Durante il puntamento la commutazione tra mirino e display Live View avviene in modo automatico all'avvicinare l'occhio all'oculare, dotato di sensore di prossimità; in ogni caso tramite il tasto posto a sinistra dell'oculare è possibile fissare la visualizzazione su uno dei due display, per disattivare il sensore di prossimità, ad esempio, quando si scatta con la fotocamera appoggiata all'addome. Il display snodato permette ampia libertà dal punto di vista delle inquadrature e inoltre può essere ripiegato con lo schermo verso l'interno a protezione dello strato touch. Quest'ultimo ha dimostrato di essere facilmente soggetto a scalfitture e quindi è buona norma ripiegare il display quando non in uso, per evitare di rovinare il touchscreen. Il sistema autofocus ha dimostrato di essere molto veloce e preciso. Nel caso di soggetti statici il sistema di messa a fuoco batte in velocità molti di quelli integrati sulle reflex entry-level. Quando l'esame passa invece alla messa a fuoco continua il discorso cambia e, naturalmente, la piccola Panasonic non riesce a mantenere così alto il suo livello di funzionamento. La fotocamera ha però l'indubbio vantaggio di poter assegnare semplicemente con un tocco sul display il soggetto a cui assegnare il tracking autofocus, altra funzionalità in cui la Lumix G2 ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto alla concorrenza. La modifica della grandezza della zona in cui viene operata la messa a fuoco è un altro dei frangenti in cui il supporto touchscreen risulta davvero comodo: è sufficiente muovere l'apposita barra a scorrimento che appare a display per variare la dimensione. Una modalità di scatto super-intuitiva molto adatta alle nuove generazioni che hanno mosso i primi passi fotografici sugli smartphone touchscreen è quella che prevede semplicemente di toccare il display in corrispondenza del soggetto da fotografare: la fotocamera si occupa poi in automatico di mettere a fuoco e scattare. Pagina 4 - Prova sul campo - Un ottimo JPEG Portando con sé quotidianamente la piccola Lumix G2 si viene subito stupiti dalla bontà dell'intelligenza artificiale della modalità iA, in grado di tirare fuori in modo completamente automatico il meglio da gran parte delle scene e delle inquadrature. Esposizione, colori, impostazioni di nitidezza, contrasto e saturazione sono nella maggior parte dei casi combinate al meglio e i risultati spesso rasentano il meglio ottenibile manualmente da un fotografo esperto. In modalità Intelligent Auto il display mostra, oltre ai parametri di scatto, con un intuitivo sistema a icone la scena scelta dall'intelligenza artificiale della fotocamera, in questo modo il fotografo può accorgersi prima dello scatto di eventuali errori di valutazione della macchina e scegliere in caso di modificare manualmente la scelta della scena. Come abbiamo già detto gli errori sono molto rari e anche le condizioni più difficili vedono la Lumix G2 scegliere i parametri di scatto corretti: portiamo ad esempio la foto qui sopra dove la macchina è stata in grado di selezionare un coppia tempo/diaframma, un valore di sensibilità e tutti gli altri parametri di gestione delle immagini (come l'ottimizzazione del rapporto trai toni chiari e scuri) in modo da salvare dalla pelatura le alte luci, conservando la leggibilità piena delle ombre. In questo frangente il sensore dimostra una sufficiente gamma dinamica, ma soprattutto un infallibile sistema di lettura della luce, che durante il nostro utilizzo non ha praticamente mai sbagliato uno scatto. La tendenza a mostrare la corda quando si entra nel campo delle alte luci, tipica delle Quattro Terzi, viene limitata e nascosta al massimo dall'esposizione sempre corretta e orientata ad essere conservativa nei confronti dei toni più chiari. Utilizzando la modalità iAuto il sistema si avvale inoltre del buon funzionamento del sistema di ottimizzazione dell'esposizione e di espansione della latitudine di posa. Una foto simile ci mostra le possibilità di estrazione dei dettagli di ombre e luci con lo strumento Shadows/Highlights di Photoshop, pur lavorando (avendo utilizzato la modalità iAuto) sul file JPEG già compresso.
La bontà del file di partenza è confermata anche da una elaborazione più spinta: con l'aiuto dei plugin per Photoshop 'Tonal Contrast' della Suite Coloe Efex Pro 3.0 e Dfine 2.0 di NIK Software abbiamo ulteriormente 'pompato' il microcontrasto. La sola applicazione del primo filtro oltre a far emergere molti particolari dalle ombre ha portato con sé un aumento deciso del rumore sotto forma di grana, che abbiamo provato a contenere con l'applicazione dell'efficace filtro di contenimento del rumore. Dopo un'elaborazione così spinta l'immagine si avvicina molto al confine della percezione di 'realtà', forse per molti superandolo di netto, ma è indubbio che il JPEG in uscita dalla Lumix G2 sia un ottima base di partenza per eventuali lavori di postproduzione.
La stessa immagine ci permette anche di valutare l'utilizzo del formato 16:9, una delle opzioni messe a disposizione dalla macchina che sia affianca con la proporzione 3:2 al formato 4:3 nativo del sensore. Questo formato mantiene la larghezza nativa delle immagini (4000 pixel) e dunque si presenta come un semplice crop di quanto rappresentato sul sensore. Se non si hanno esigenze di visualizzazione diretta (ad esempio su TV) è consigliabile scattare sempre in formato 4:3 e procedere poi eventualmente al taglio in 16:9 se più consono al gusto personale, con la possibilità a posteriori anche di valutare con più calma in senso verticale l'inquadratura da ritagliare.
Un buon file JPEG è figlio dell'immagine in formato RAW in arrivo dal sensore. Nello sviluppo di un'immagine ad alto contrasto simile a quella di cui abbiamo appena parlato è possibile vedere come Adobe Camera RAW sia in grado di recuperare in modo credibile molte sfumature di colore, sia nelle ombre sia nelle alte luci. L'immagine in cui abbiamo esagerato con gli strumenti "Recovery" e "Fill Light" di ACR mostra uno scatto di impatto simili a un HDR, che naturalmente sconfina nell'irreale all'analisi dei particolari più minuti. La versione più 'normale', sviluppata adottando parametri più conservativi e poi sfruttando le capacità dello strumento Shadows/Highlights di Adobe Photoshop permette di apprezzare in ogni caso la quantità di dettagli tonali che il file porta con sé, grazie all'esposizione corretta e orientata a non bruciare particolari sui toni chiari. Pagina 5 - Prova sul campo - Sensibilità ISO Una delle caratteristiche che Panasonic ha sulla carta migliorato rispetto alla prima G1 è il limite superiore della sensibilità ISO con l'asticello posta sulla Lumix G2 al valore di 6400 ISO. Il comportamento della macchina è in linea con quanto già visto sulle fotocamere della famiglia Quattro Terzi, che rispetto alle reflex e EVIL APS-C pagano lo scotto di una superficie inferiore a disposizione degli elementi sensibili. L'analisi delle sole mire ottiche sembrerebbe dare in realtà risultati molto confortanti, con una grana che si fa via via più evidente, ma che non va ad inficiare la capacità della macchina di risolvere linee bianche e nere vicine, se non ai due valori di sensibilità massimi, l'ultimo in particolare. In una scena più vicina alla realtà, come quella che vi presentiamo più sotto, l'analisi cambia in modo abbastanza radicale. Le sensibilità fino a 400 ISO sono utilizzabili senza alcuna remora; salendo a 800 ISO le immagini elaborate dalla macchina con il livello di riduzione del rumore fissato si standard vanno incontro a una morbidezza maggiore, ma conservano anche negli scatti notturni, come potete vedere qui sopra, un livello di pulizia e dettaglio più che accettabile. La grana, i falsi colori e l'ammorbidimento dei contorni dato dagli algoritmi di contenimento del rumore diventano evidenti quando il valore impostato è pari a 1600 ISO, passando al livello 'molto evidenti' quando la sensibilità è elevata a 3200 ISO, già da considerare solo in caso di emergenza. Il valore di 6400 ISO è da considerarsi puro sfoggio accademico e può essere considerato utile solo per salvare le situazioni peggiori, ma a patto di stampare poi in formato 10x15cm e fare i conti con una perdita di dettaglio quasi totale da quella dimensione in su.
Anche sviluppando il file RAW con Adobe Camera RAW e applicando con regolazioni fini manuali i filtri di contenimento del rumore i risultati non migliorano molto a 6400 ISO: si riesce ad estrarre qualche dettaglio in più a prezzo di una grana molto più evidente, riducendo però di molto i fastidiosi artefatti che caratterizzano invece il JPEG in uscita dalla macchina.
Meglio vanno le cose quando ci si limita a 3200 ISO: in questo caso scendendo a qualche compromesso sul fronte della grana si possono ottenere buoni risultati, soprattutto eliminando gli artefatti che invece la macchina tende a introdurre nel tentativo di salvare dettaglio e pulizia dell'immagine. Pagina 6 - Prova sul campo - Intelligent Resolution e Exposure Il cervello della macchina fotografica, il processore Venus HD II, mette a disposizione funzionalità avanzate come le tecnologie Intelligent Resolution e Intelligent Exposure. Il nome già chiarisce la destinazione d'uso delle due tecnologie: la prima vuole enfatizzare la risoluzione raggiungibile dalla macchina fotografica, la seconda invece bilanciare al meglio le scene ad alto contrasto in cui la gamma dinamica è messa a dura prova. Entrambe le tecnologie prese singolarmente non hanno nulla di eccezionale, ma sicuramente sono alla base degli ottimi risultati raggiunti dalla modalità iAuto, che si avvale anche delle due funzionalità per combinarle e adattare al meglio i parametri di scatto alle diverse situazioni. Intelligent Resolution non va ad aumentare la risoluzione effettiva del sistema ottica+sensore, ma ottimizza la resa dei dettagli sottolineando il micro contrasto sulle linee di contorno e sulle texture complesse, andando invece ad applicare un denoising più marcato nelle aree omogenee. Il risultato è lo stesso che si raggiunge con la post produzione e un uso avveduto degli algoritimi (anche applicati tramite plugin) di riduzione del rumore e applicazione della maschera di contrasto selettiva, ma è un vero toccasana per chi non ha tempo/voglia/capacità di elaborare le proprie immagini in post produzione su PC. L'analisi alle mire ottiche mette in evidenza come non cresca la risoluzione raggiungibile dal sistema: le linee vicine alla frequenza di estinzione con il crescere del livello di applicazione si fanno leggermente più nette, ma vanno anche incontro a un moiré crescente.
Intelligent Exposure ha dimostrato di funzionare bene nelle scene ad alto contrasto in cui sono le ombre marcate a predominare: in questo frangente il sistema al primo livello di applicazione schiarisce l'immagine senza andare a bruciare le alte luci, e nei livelli successivi prova a estrarre sempre più dettagli dalle ombre, agendo in modo più marcato sul recupero delle alte luci al livello massimo di applicazione. Qui sotto in ordine di intensità le foto di prova: Tra le altre funzionalità affidate all'elaborazione del processore troviamo le modalità My Colour e filtri colore pensati per ricreare l'atmosfera dei vecchi scatti a pellicola. Questi filtri sono pensati per stimolare la creatività dei fotografi, senza richiedere l'applicazione di elaborazioni in post produzione e si indirizzano quindi agli utenti meno esperti, in cerca comunque di qualcosa di diverso dalle solite foto. Qui di seguito una carrellata, non esaustiva per ragioni di spazio, di alcuni dei filtri. Si tratta di elaborazioni che lavorano sui livelli di saturazione, contrasto e tonalità dei colori, ma che nelle modalità di simulazione pellicola introducono anche altri effetti come grana, soft focus, diffusione e aumento del livello di nero, con effetti anche piacevoli, ma che spesso sacrificano qualcosa sul fronte della resa nel dettaglio. I filtri sono disponibili anche durante la registrazione video, dove assumono una rilevanza maggiore, visto che la nicchia degli utenti che passa in post produzione i video è ancora più ristretta. Pagina 7 - Conclusioni La Panasonic Lumix G2 è degna erede della capostipite del sistema Micro G; le innovazioni introdotte (fatto salvo l'aumento della sensibilità ISO fino al valore di 6400, un dato buono da scrivere sulla confezione e dare in pasto al marketing) sono di sostanza. L'introduzione del touchscreen potrebbe sembrare a molti un'inezia, ma nell'uso quotidiano della fotocamera affianca interessanti metodi di interazione che dopo un po' di pratica risultano comodi, veloci e intuitivi. La possibilità di scegliere direttamente a display la funzione di interesse, senza doverla andare a cercare coi tasti direzionali, e di fissare con un tocco il punto da seguire con il tracking autofocus si dimostrano utili e funzionali. Ci ha poi stupito la facilità con cui i più piccoli, compresa una bimba di due anni e mezzo, si interfacciano con la macchina durante la revisione delle foto, scorrendo con le dita le immagini a display e passando da una all'altra lanciandole verso destra o sinistra. Tra i miglioramenti evidenti figura la velocizzata operatività della macchina: rispetto alla prima uscita la Lumix G2 si accende in pochi attimi e risponde in modo rapido ai comandi. Rapidità è la parola d'ordine anche per l'autofocus a contrasto, su soggetti statici batte in velocità i sistemi integrati in diverse reflex entry-level. Tramite il touchscreen l'area di messa a fuoco può poi essere dimensionata a piacere e posizionata ove richiesto all'interno dell'inquadratura. Per quanto riguarda la risposta alle alte sensibilità la Lumix G2 si posiziona in linea con le sorelle basate sullo stesso formato di sensore, pagando dazio nei confronti delle concorrenti con elemento sensibile APS-C in modo evidente a partire da 3200 ISO. Il filtro standard di denoising ad alti ISO è molto distruttivo nei confronti dei dettagli, ammorbidendo eccessivamente le immagini JPEG e introducendo fastidiosi artefatti; la conversione dei file RAW permette invece di salvare molti più dettagli, scendendo però a compromessi sul fronte dell'insorgenza della grana. Proposta sul mercato a circa €580 con l'obiettivo kit 14-42mm si presenta appetibile per una ampia gamma di fotografi. Da un lato chi cerca una fotocamera di dimensioni non eccessive, in grado di supportare con qualità le esigenze di un fotoamatore evoluto, trova nella Lumix G2 un'ottima compagna, ricca di comandi fisici e virtuali per accedere a tutte le regolazioni dei parametri di scatto. Tra questi chi vuole inoltre rinverdire le proprie vecchie ottiche trova in commercio molti adattatori per il sistema Micro Quattro Terzi, visto il tiraggio ridotto delle mirrorless, trova nella G2 e nella modalità Manual Focus Assist un ottimo supporto per portare i vecchi obiettivi nel mondo del digitale. Grazie all'ottimo funzionamento della modalità Intelligent Auto la Panasonic Lumix G2 è però anche molto adatta ai fotografi alle prime armi in cerca di qualità e a tutti quelli che non vogliono perdersi in mille regolazioni per ottenere buoni scatti. La combinazione di un sistema di lettura della luce affidabile e difficile da portare all'errore, di tecnologie di ottimizzazione di risoluzione percepita e gamma dinamica ben ponderate, permettono di ottenere senza sforzo ottimi scatti, spesso migliori di quanto potrebbe fare il fotografo regolando la macchina in pochi istanti. In estrema conclusione la Lumix G2 è l'aggiornamento alla G1 che ci si aspettava: guadagna le capacità video HD e un'ergonomia migliorata, anche grazie all'adozione del touchscreen, che non si pone ad alternativa dei comandi, ma in molti frangenti permette delle regolazioni veloci e intuitive, rappresentando una marcia in più nella regolazione della messa a fuoco direttamente a display. Il sensore è lo stesso della G1 e dei modelli che l'hanno seguita (fino alla GH2) è stato modificato il processo di elaborazione quindi in questo frangente i miglioramenti sono più lievi. Lumix G2 rappresenta un'ottima alternativa sul mercato delle mirrorless: il design simil-reflex si riflette in un'ottima ergonomia e impugnatura. Certamente chi non ha nel touchscreen e nelle funzionalità video una priorità può sempre continuare a considerare anche la G1 una valida alternativa per i suoi acquisti. Pagina 8 - Galleria Fotografica ed esempi video Nella Galleria Fotografica che trovate qui sotto abbiamo incluso tutti gli scatti che trovate in questa recensione (eccetto i test di laboratorio), ai quali abbiamo aggiunto anche altre immagini non utilizzate nel testo dell'articolo, ma che hanno contribuito al nostro giudizio finale sulla macchina. GALLERY: Panasonic Lumix G2: tutti gli scatti della recensione (per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo) La Lumix G2 permette di registrare filmati in alta definizione a risoluzione 1280x720 pixel: grazie al pulsante diretto situato vicino al comando di scatto è possibile far partire la registrazione dei video in ogni momento, senza dover passare dal menu. Anche la registrazione dei filmati può beneficiare del supporto della modalità Intelligent Auto e permettere anche ai meno esperti di ottenere buone immagini video senza sforzo. Il video qui sopra mostra la fotocamera alle prese con una scena notturna su cavalletto davanti al Duomo di Colonia, mentre quella sotto riprende il passaggio di una chiatta sotto il ponte sul Reno, sempre a Colonia. Questo secondo esempio mostra come gli obiettivi zoom non siano ottimizzati per la ripresa video e non permettano delle zoomate fluide. Anche i filtri colore e le simulazioni di pellicola possono essere utilizzate durante la registrazione dei filmati, stuzzicando certamente la creatività dei foto-videoamatori. Nei video qui sotto abbiamo messo alla prova la modalità 'Nostalgic' e il bianco e nero ad alto contrasto |
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