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Leica M9: ritorno al futuro
Leica M9: ritorno al futuro
Matteo Cervo - 16 Novembre 2009
“Leica torna alle origini della fotografia e lo fa proponendo un sensore digitale 24x36 mm ad equipaggiare il nuovo modello della serie M, una fotocamera che ha fatto la storia della fotografia.”
Pagina 1 - Introduzione

9 Settembre 2009, una data che è stata scelta da Leica come rafforzativo di un modello che vuole essere un ulteriore gradino verso l'alto nella storia della casa di Solms. Se il modello M8 è stato un progetto contraddistinto da pareri entusiasti e nel contempo da scettiche considerazioni dei puristi della pellicola, M9 mette gli appassionati Leica davanti al fatto compiuto: la serie M è stata in grado di rinnovarsi e tenere testa all'evoluzione digitale della fotografia.

Questo non significa solamente dotare un corpo macchina di un sensore digitale, ma essere in grado di coniugare la filosofia Leica M con una reale innovazione chiamata a mantenere la qualità di un marchio che ha fatto la storia della fotografia. Non possiamo negare che al giorno d'oggi il panorama fotografico sia occupato da sistemi sempre più complessi, in cui la gestione elettronica e l'utilizzo di microprocessori sia il centro di attenzione che fa la differenza tra una buona macchina ed un prodotto scadente.

Durante le prove sul campo della Leica M9 la domanda ricorrente di chi si incontrava e notava una digitale a telemetro era costante: "Ha ancora senso un sistema di questo tipo al giorno d'oggi? Questa fotocamera vale i soldi che costa se non ha neanche l'autofocus?". Cosa rispondere? Nella ricerca della risposta a questa domanda ci si interroga non tanto dal punto di vista delle ragioni tecniche che vogliono mettere a confronto un sistema reflex a uno a telemetro, ma si recuperano le motivazioni che spingono ognuno di noi a fare fotografia.

Ognuno avrà le proprie ragioni, percezioni, sentimenti e nella "lentezza" di una messa a fuoco manuale, ci si rende conto che troppo spesso la tecnologia rischia di essere abusata e di toglierci il gusto di un'azione tanto semplice quanto creativa come può essere la regolazione di un'apertura di diaframma su di una ghiera meccanica.

Ecco, forse questa è la ragione che spinge un fotografo ad investire in un sistema digitale a telemetro e se possiamo esprimere un parere personale, le soddisfazioni anche dal punto di vista della qualità di immagine sono tante: precisione della messa a fuoco anche in condizioni di luce scarsa, elevata gamma dinamica che lascia spazio ad un'interpretazione più vicina alla realtà della scena inquadrata, precisione dei dettagli e risposta tonale adeguata.

Leica M9 propone un ritorno alle origini con un sensore full frame 24x36 mm e conserva un vestito solido che si discosta poco dalla storia M. Scopriremo in questa recensione cosa offre la nuova Leica anche a livello tecnico.

Pagina 2 - Il sistema a telemetro

Prima di affrontare i test della fotocamera è doveroso spendere alcune parole sul sistema di messa a fuoco a telemetro, sia per capire meglio cosa offre la fotocamera sia per comprendere il funzionamento di una diversa modalità di messa a fuoco rispetto alle più diffuse fotocamere compatte e reflex.

Partiamo dalla considerazione che un sistema fotografico a telemetro evita la presenza dello specchio: la luce non passerà attraverso l'obiettivo per poi essere deviata dallo specchio nel pentaprisma e poi trasferita al mirino, ma entrerà nell'obiettivo per impressionare direttamente il sensore all'apertura delle tendine dell'otturatore.

Se in una fotocamera reflex osserviamo nel mirino quello che stiamo inquadrando con un obiettivo di una determinata focale, nelle fotocamere a telemetro il mirino non presenta continuità ottica con l'obiettivo, di conseguenza si osserverà al suo interno sempre e solamente una porzione di campo di vista più o meno grande di quanto l'obiettivo montato sul corpo macchina stia realmente comprendendo. Diverse cornici luminose all'interno del mirino restituiscono l'esatta inquadratura in funzione dell'obiettivo montato.

 

La mancanza dello specchio presenta il primo vantaggio di una fotocamera a telemetro che risiede nella possibilità di scattare con tempi di posa lunghi senza incorrere nel rischio di vibrazioni indotto dalla meccanica dello specchio. Ovviamente entro certi limiti dettati dalla "concentrazione" di ognuno.

Affinchè sia possibile focheggiare correttamente, è necessario che siano presenti due finestre capaci di raccogliere la luce, disposte sulla stessa linea ad una distanza prefissata. La prima finestra proietta l'immagine all'interno del mirino, la seconda finestra proietta l'immagine su di un prisma che devia il fascio luminoso verso uno specchio fisso. l'immagine dallo specchio viene portata al mirino.

Agendo sulla angolazione del prisma è possibile collimare le immagini provenienti dalla prima finestra con quelle della seconda finestra a livello del mirino; nel momento in cui le immagini sono coincidenti la messa a fuoco è raggiunta. Il sistema di regolazione dell'angolazione del prisma è collegato tramite una camma all'elicoide dell'obiettivo che permette di modificare la messa a fuoco; la scala delle distanze presenti sull'obiettivo riflette l'effettiva distanza di messa a fuoco ottenuta attraverso il telemetro a coincidenza.

Simulazione del comportamento del mirino a telemetro

La messa a fuoco a telemetro necessita di un po' di pratica prima di essere utilizzata con disinvoltura ma permette un grande precisione anche in ambiente con luce scarsa dove un sistema reflex fallirebbe. Per fare un esempio pratico riportiamo la seguente immagine notturna, eseguita in luce ambiente proveniente da un piccolo falò.

La messa a fuoco a telemetro ha permesso precisione anche in bassa luce:  1/12 s @ F/2, mano libera;

Questi due aspetti positivi del sistema a telemetro si scontrano con l'impossibilità di vedere nel mirino la scena realmente inquadrata così come non è possibile avere percezione della anteprima di profondità di campo. Pur non essendo un sistema di fuoco capace di inseguire con successo un soggetto in movimento, con un po' di pratica si possono ottenere buoni risultati e al contrario risulta semplice impostare la fotocamera pronta per una foto al volo.

Pagina 3 - Corpo e comandi

Leica M9 si presenta con lo stile inconfondibile in linea con la serie M: corpo in metallo con finiture lucide nere, comandi essenziali e ghiere di regolazione dei tempi in metallo zigrinato. Buona parte del corpo è cinto da una striscia in pelle nera che facilita la presa.

Il fronte della fotocamera ospita il mirino e le due finestre utili alla messa a fuoco a telemetro e alla cellula esposimetrica. La baionetta vede alla sua sinistra il pulsante di sgancio dell'obiettivo e alla sua destra la leva che modifica le cornici del mirino per aiutare il fotografo nella composizione con diversi tipologie di obiettivo.

Il dorso è essenziale e viene occupato da una serie di comandi sul lato sinistro del display LCD TFT da 2,2" e 230.000 punti; sul lato destro di quest'ultimo è presente un unico tasto che accede al menu ed una ghiera di selezione usata per visualizzare le immagini in revisione e gestirne l'ingrandimento. Al centro della ghiera è contenuto il dial di navigazione che scorre le diverse voci di menu e permette di impostare i parametri della fotocamera.

La parte superiore della fotocamera riporta al centro la slitta a contatto caldo che supporta la lettura flash TTL di Leica, a destra la ghiera di selezione dei tempi di otturazione e modalità di lavoro semi automatico in priorità dei diaframmi; all'estremo è presente il pulsante di scatto contenuto in un selettore circolare a quattro vie che permette l'accensione dell'apparecchio e la scelta della modalità di scatto. singolo, continuo, autoscatto.

 

Il fondello della Leica M9 nasconde al suo interno gli scomparti batteria e scheda di memoria; viene aperto tramite una maniglietta che ricalca quella utilizzata sui modelli a pellicola. Al posto di sostituire il rullino si accede alla batteria agli ioni di Litio e alla scheda SD/SDHC.

La sensazione restituita al tatto è di estrema solidità, la fotocamera è compatta ma forte. Le dimensioni contenute permettono tranquillamente di tenerla al collo, protetta sotto il lembo della giacca ma sempre pronta allo scatto, come è nella sua natura. Possono essere montate tutte le lenti serie M ma viene consigliato l'utilizzo delle ultime serie dotate di codifica ottica a 6 bit.

La fotocamera riconosce l'obiettivo in uso e compensa tramite i dati contenuti in una libreria nella memoria interna, le aberrazioni cromatiche e geometriche che affliggono l'obiettivo. Per le nostre prove abbiamo utilizzato un grandangolo da ritratto ambientato come il Leica 35 mm F/2 ASPH. Le dimensioni del corpo macchina si attestano a 139x80x37 mm per un peso complessivo di 585 g batteria esclusa.

Modello Leica M9
Tipologia Fotocamera digitale compatta con sistema a telemetro ed ottiche intercambiabili
Baionetta Baionetta Leica M con sensore ottico per identificazione obiettivi dotati di codifica a 6 bit
Sensore immagine CCD 23,9 x 35,8 mm da 18,5 Mp
Formati file DNG compresso e non compresso, Jpeg su due livelli di compressione
Spazio colore Adobe RGB, sRGB
Bilanciamento del bianco Auto,Manuale, 7 valori preimpostati
Supporto di memoria SD/SDHC
Esposimetro Misurazione TTL con prevalenza al centro e diaframma all'apertura di lavoro
Mirino Mirino a telemetro con compensazione automatica della parallasse
Regolazione diottrica Regolazione di fabbrica su -0,5 diottrie, disponibili lenti di correzione da -3 a +3 diottrie, opzionali
Corrispondenza tra mirino e immagine effettiva Alla distanza di messa a fuoco di un metro, le dimensioni della cornice luminosa corrispondono con precisione a quelle del sensore 23,9x35,8 mm. Con messa a fuoco all'infinito e in base alla lunghezza focale, il sensore copre da circa il 7,3% (28 mm) al 18% (135 mm) in più rispetto a quanto mostrato in cornice. Si ottiene il contrario se la distanza di messa a fuoco è inferiore a un metro.
Tempi di posa 32 s - 1/4000 s ; autoscatto a 2 s, 12 s
Dimensione immagini 4272x2586

3264x2160

2144x1424

1632x1080

Qualità immagine Jpeg super fine/ Jpeg fine/DNG + Jpeg super fine/ DNG + Jpeg fine
Filmati No
Raffica 2 fps per 8 immagini consecutive
Display Monitor TFT da 2,2" da 230.000 p
Slitta a contatto caldo Si, compatibile con SF24D,SF58
Interfaccia Mini USB 2.0
Alimentazione Batteria Li-Ion dedicata 1900 mAh
Dimensioni 139x80x37 mm
Peso 585 g batteria inclusa
Software in dotazione Adobe Photoshop Lightroom
Pagina 4 - Sotto la pelle

Sotto la pelle nera della M9 batte un sensore 23,9x35,8 mm da 18,5 Mp, così come nel modello precedente è stato adottato un CCD ma derivante da un progetto totalmente rinnovato che ha superato gli scogli del passato. Bisogna a questo punto fare un piccolo excursus spiegando che per utilizzare le ottiche M anche di vecchio tipo ci si è scontrati con la collimazione non corretta dei raggi luminosi che attraversano l'obiettivo con angoli diversi. Paralleli all'asse ottico quelli nell'intorno del centro della lente, per andare via via aprendosi ai bordi incidendo non più perpendicolarmente sul supporto sensibile.

Se nell'utilizzo con pellicola questo comportamento non è un problema, a livello digitale è causa di effetti indesiderati dovuti alla diffrazione della luce sulle microlenti del sensore che dovrebbero ricevere la luce in fasci perpendicolari alla superficie del fotodiodo, complice anche il tiraggio ridottissimo. Olympus ha a suo tempo posto fine a questa problematica sviluppando un sistema di lenti telecentrico per tutta la sua serie digitale.

Di certo non poteva essere una soluzione utilizzabile anche da Leica visto il parco ottiche di qualità che già porta a corredo. Se non è funzionale modificare  le ottiche i tecnici Kodak che hanno sviluppato il sensore hanno pensato bene di adattare la superficie sensibile alla distribuzione luminosa proponendo una distribuzione a gradiente delle microlenti: il disegno vuole solo chiarire la diversa disposizione delle microlenti sul sensore, la curvatura mostrata è un esagerazione che non si presenta sul sensore reale.

Il sensore è così ottimizzato per il sistema ottico da usare, come d'altra parte verrebbe logico pensare anche in senso inverso. Inoltre i 18,5 Mp utilizzati da M9 riescono a sfruttare bene il potere risolvente concesso dai vetri Leica. Per questo motivo si è scelto di non frapporre un filtro che tagliasse le alte frequenze (o filtro anti moirè) prima del sensore per non ridurre la nitidezza immagine demandando all'elaborazione digitale la pulizia di potenziali artefatti.

Analogo discorso era stato fatto sulla M8 con il filtro IR: la scelta di non schermare il sensore con il filtro per infrarossi fece si che per ottenere colori brillanti e ed una resa coerente di quei materiali, come i tessuti sintetici, illuminati da luci calde, bisognasse adottare un filtro IR davanti alla lente frontale dell'obiettivo. I tecnici Leica erano ben consapevoli di questo gap ma preferirono fornire in dotazione al corpo macchina il filtro per obiettivo.

Se possiamo osare nelle considerazioni, alla luce di quello che viene offerto dalla M9, ci sentiamo di dire che a suo tempo la M8 fu un progetto pilota ed anche con alcuni miglioramenti ottenuti con la M8.2, rimangono in sordina.

Oggi problematiche di questo tipo sono state superate con successo ed ora possiamo godere appieno della qualità immagine offerta anche senza filtri da montare davanti all'obiettivo.

Pagina 5 - Prova sul campo

Leica M9 ci è stata fornita con obiettivo 35 mm F/2 ASPH, il compagno ideale per il ritratto ambientato per una fotocamera votata al reportage; M9 conserva quella vena da scatto rubato che la ha contraddistinta con Capa, Bresson e molti altri. Il funzionamento della fotocamera risulta in fin dei conti meno complicato di una moderna DSLR: non ci si perde in menu complicati e combinazioni di molteplici pulsanti posti sul dorso.

I comandi sono essenziali, si sceglie se scattare in esposizione manuale oppure in automatismo spostando il selettore dei tempi in posizione A per lavorare in priorità dei diaframmi. I tempi di otturazione variano da 30 secondi ( manualmente sono impostabili solo 8 secondi dopo di che bisogna ricorrere alla posa Bulb) fino a 1/4000 s.

Il valore di sensibilità può essere gestito automaticamente dalla fotocamera oppure manualmente dal fotografo da 80 a 2500 ISO a passi di 1/2 stop. Tali operazioni vengono effettuate tramite il display posteriore e necessitano di usare entrambe le mani poichè per effettuare una selezione bisogna tenere premuto il tasto corrispondente, posto sulla sinistra, mentre si naviga con il dial, posto sulla destra.

Nel complesso l'operazione è agevole e le voci di menu si riducono a pochi valori come la scelta del formato di registrazione (DNG oppure JPEG), qualità dell'immagine, bilanciamento del bianco, selezione dei preset colore e pochi altri valori di settaggio più generali.

Il display non rende  ragione alla fotografie scattate e spesso presenta immagini sgranate e che cadono velocemente nelle ombre; la filosofia Leica non vuole il display per controllare le foto appena scattate ma principalmente per settare i parametri in macchina, d'altra parte visto che uno schermo da 2,2" è già una dimensione generosa e che per di più gode di 230.000 punti non ci sarebbe dispiaciuto poterne fruire appieno.

Un ulteriore nota dolente è la velocità operativa che risulta estremamente lenta, spesso la fotocamera necessità i alcuni secondi per comunicare con la scheda di memoria e non poche volte ha restituito problemi di inizializzazione allo scatto (prova effettuata con schede di memoria SDHC da 300x), bisogna quindi spegnere e riaccendere l'apparecchio. La raffica è di 2 fps mantenuta per 8 scatti consecutivi ma d'altra parte non ci aspettiamo grandi performance in questo ambito. Sempre in ambito operatività segnaliamo il fatto che non è possibile disattivare la riduzione del rumore per lunghe pose ritrovandosi così ad attendere magari preziosi secondi di elaborazione durante i quali alla fotocamera è negato lo scatto.

Un ultima nota che ci ha lasciato delusi è stata la rumorosità: pur impostando lo scatto dell'otturatore in modalità Soft&Discreto, la ricarica di quest'ultimo risulta "importante" e in un ambiente silenzioso non passa di certo inosservata.

Pagina 6 - Prova sul campo - II

Superato l'iniziale scoglio dovuto al display che falsa la reale qualità di immagine, i file prodotti dalla Leica M9 sono tutti da godere: una grande varietà di sfumature, colori brillanti e una gamma dinamica molto estesa soprattutto nelle ombre fanno la differenza.

Margherita per HWUpgrade

La risoluzione elevata permette una gestione di crop e dettaglio che viene subito percepita al primo ingrandimento del file prodotto: ben 30 x 45 cm a 300 dpi al 100%. La possibilità di stampe di qualità ed ingrandimenti che mantengono lettura sono opzioni validissime per questo modello.

1/2000 s @ F/?? - ISO 400

Come è possibile osservare nell'immagine sopra, la lettura delle ombre è estremamente elavata e la gamma dinamica della M9 risulta buona con una predilezione per le ombre. Le alte luci vengono sfondate abbastanza velocemente e per questo bene pensare ad un esposizione al ribasso anche perché le possibilità di recupero sul file Raw sono elevate.

A tal proposito è bene specificare che l'algoritmo di demosaicing della fotocamera non ha convinto, proponendo immagini buie e dai colori spenti soprattutto in condizioni di bassa luce e tonalità calde. Scattare in formato nativo è quindi consigliato anche perché Leica ha scelto di adottare l'estensione DNG per i propri negativi digitali, un formato aperto che dovrebbe garantire lunga vita e possibilità di condivisione sulla totalità dei software di editing raw.

Margherita per HWUpgrade 1/88s @ F/2 ISO 800

Lo scatto di cui sopra è il risultato della lavorazione Raw del file prodotto da Leica M9, inizialmente pensavamo di adottare solo il formato jpeg per la sessione di ritratto che ha visto protagonista Margherita ma, la resa dello sviluppo in macchina non permette di sfruttare appieno l'elevato recupero sia delle ombre che delle alte luci altrimenti permesso da una elaborazione raw tramite Adobe Camera Raw.

Di seguito vediamo il file Jpeg così come è stato elaborato dalla fotocamera, a seguire il file Raw aperto con ACR ma non elaborato ed infine il file Raw ottimizzato in modalità automatica nel bilanciamento del bianco e nei livelli:

Il file Jpeg come è stato elaborato dalla fotocamera

Il file DNG aperto in ACR ma non ottimizzato

Il file DNG ottimizzato in ACR con la modifica automatica di bilanciamento del bianco e livelli

Le tre immagini precedenti mettono in luce quale sia la differenza che presentano gli scatti elaborati in macchina o acquisiti in negativo digitale. Le differenze tra lo scatto jpeg ed il DNG non lavorato giocano a favore del Jpeg per quanto riguarda la brillantezza e saturazione dei colori ma riempiono velocemente le ombre.

Dopo l'ottimizzazione automatica in ACR vengono recuperate completamente le ombre profonde dando piena lettura allo sfondo prima incomprensibile. L'azione eseguita da ACR è fin troppo calcata e mette in luce cromatismi indesiderati nella zona che è stata "tirata", la lavorazione manuale del file permette di regolare con precisione l'entità del recupero tonale senza incorrere in degradazioni troppo forti dell'immagine.

Pagina 7 - Prova sul campo: mire ottiche

Come specificato all'inizio dell'articolo, Leica M9 propone una gamma di sensibilità che si estende da 80 a 2500 ISO, analizziamo il grado di nitidezza offerto dal sistema obiettivo-sensore-processore tramite le mire ottiche.

Il comportamento rimane estremamente omogeneo a tutte le sensibilità e a tutte le aperture mettendo in luce sia l'ottimo lavoro fatto dal punto di vista di progettazione del sensore e dell'algoritmo di demosaicing che della qualità ottica offerta dall'obiettivo in dotazione. Se a 80 ISO possiamo osservare circa 56 lp/mm a partire da 200 ISO tale valore rimane di difficile lettura e vengono perse una coppia di linee pari, la risoluzione spaziale offerta dalla fotocamera si attesta quindi a 51 lp/mm fino alla massima sensibilità di 2500 ISO, un valore corrispondente a 2448 LW/PH.

Il contributo di moirè e insorgenza di cromatismi fantasma diventa ben visibile a partire da 800 ISO, sensibilità che può essere utilizzata in sicurezza ma che necessita di un leggero filtraggio in postproduzione. Per capire meglio come possa conservarsi una buona nitidezza alle alte sensibilità e come nel contempo i cromatismi fantasma pregiudichino la lettura vi proponiamo una versione alternativa dello studio del rumore alle Gretag Macbeth, che in questo caso abbiamo preferito effettuare sulle mire ottiche stesse, mettendo in luce un particolare ingrandito al 100%.

80 ISO
200 ISO
400 ISO
800 ISO
1600 ISO
2500 ISO

 Come si può notare dalla tabella, fino a 400 ISO i file prodotti sono nitidi e puliti, a partire da 800 ISO il contributo di macchie di colore si fa sempre più consistente e viene accompagnato da fenomeni di moirè in particolar modo nella risoluzione di alte frequenze spaziali in direzione orizzontale.

Pagina 8 - Conclusioni

Leica M9 è una fotocamera che riserva grandi soddisfazioni dal punto di vista della qualità di immagine proponendo file luminosi e dai colori vibranti. A patto di utilizzare il formato nativo, il recupero di ombre e luci apre un mondo di sfumature che permettono di rappresentare la realtà con una grande quantità di dettagli. La ricchezza di particolari offerta dal sensore full frame da 18,5 Mp si sposa bene con lenti dall'elevato potere risolvente permettendo di lavorare discretamente anche in alta sensibilità, quando il rumore cromatico si fa sentire e vedere negli scatti.

La raffica di 2 fotogrammi al secondo non è a nostro avviso una limitazione su di una fotocamera votata al reportage e che necessita di un controllo manuale della messa a fuoco. Abbiamo, in questo frangente, apprezzato la precisione del mirino a telemetro anche in condizioni di bassa luce: quando le reflex eseguivano lunghe corse di elicoide per tentare di mettere a fuoco, Leica M9 ha richiesto solo pochi secondi per assicurarsi il fuoco corretto.

Il display posteriore non restituisce una anteprima che renda ragione alla qualità dell'immagine finale ma conserva una buona coerenza cromatica e di chiaro-scuri. Nell'insieme la fotocamera è compatta e solida, può essere trasportata senza problemi nella borsa come in uno zainetto o a tracolla sotto la giacca. Nonostante l'anima elettronica, Leica M9 necessita di una buona dose di manualità nell'utilizzo sul campo e questo è il fattore che la differenzia da fotocamere di altri settori.

Non sono però tutte rose e fiori, come si potrebbe pensare trovandosi di fronte al grande marchio che contraddistingue questa fotocamera. Certe mancanze si fanno sentire. Prima fra tutte la grande differenza del file jpeg dal file raw; se da un lato si può riflettere sulla vena artistica che implica la fase di scatto quanto quella di editing, dall'altro ci si scontra con la necessità di dover sempre post produrre ogni fotografia vanificando di fatto l'implementazione di preset colore e fruibilità immediata dello standard JPEG.

Ci ha stupito la rumorosità della ricarica dell'otturatore: la regina del reportage la vorremmo estremamente silenziosa, cosa che di fatto non avviene. In un mercato caratterizzato dalla corsa alla riduzione del rumore ad alte sensibilità, Leica si difende bene: il massimo valore ISO non è esagerato e si attesta a 2500, la lettura dei dettagli rimane buona ma l'insorgenza di cromatismi fantasma pregiudica in parte lo scatto, in particolar modo nelle zone d'ombra.

Leica M9 viene commercializzata al prezzo di 5000 euro, una cifra consistente che spaventa il portafoglio degli appassionati ma che rimette in discussione chi tiene in una vetrina il corredo Leica M. Per chi si approccia per la prima volta al mondo del telemetro, M9 rappresenta un acquisto importante che pone però un netto salto di qualità rispetto ai modelli precedenti.

Pagina 9 - Galleria immagini

Come annunciato a partire dalla scorsa recensione proponiamo nella sezione Galleria Immagini, sia la tabella con fotografie cliccabili per raggiungere il file in dimensioni reali, sia la presentazione web per chi possiede una connessione lenta. In particolar modo per Leica M9 avvisiamo i lettori che i singoli file sono abbastanza voluminosi.

1/250 s @ F/ ISO 800 Jpeg 1/180 s F/4 ISO 200 Jpeg 1/60 s @ F/5,6 ISO 400 B&W Jpeg
1/700 s @ F/2,8 ISO 200 Jpeg Saturo 1/700 s @ F/2,8 ISO 200 ACR + CS3 1/250 s @ F/2 ISO 200 ACR + CS3
1/42 s @ F/  ISO 1600 JPEG 1/88 s @ F/3,2 ISO 800 ACR + CS3 1/60 s @ F/  ISO 800 JPEG
1/2000 s @ F/4 ISO 400 Jpeg 1/350 s @ F/  ISO 200 ACR + CS3 1/125 s @ F/  ISO 800 Jpeg
GALLERY: Leica M9: il ritorno al formato 35mm nel digitale
(per vedere la gallery, guardare la versione completa dell'articolo)