Sony A6500, ancora più veloce e… stabilizzata

Sony A6500, ancora più veloce e… stabilizzata

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Sony incrementa ancora l'appetibilità della sua APS-C top di gamma, aggiungendo con la A6500 ancora più prestazioni in scatto continuo e uno stabilizzatore a 5 assi finora riservato alla Full Frame. Ecco la nostra recensione completa.”

Ergonomia ed efficacia

Il primo approccio con la A6500 può lasciare tiepidi. Nonostante le specifiche prestazionali elevatissime, l'impostazione del corpo macchina è infatti quello tipico di una fotocamera consumer: singola ghiera di comando posteriore, nessun comando fisico per il controllo dei punti AF, e un mirino che, per quanto esibisca un'eccellente ingrandimento, è fisicamente molto piccolo, come del resto l'intera fotocamera.

La nuova impugnatura è poi certamente migliorativa, ma appare subito chiaro che la A6500 risulterebbe sbilanciata se accompagnata a teleobiettivi massicci. Nonostante gli insuperabili limiti fisici (che hanno comunque il positivo risvolto della compattezza), basta però qualche ora per rendersi conto che i controlli presenti sono ben realizzati e ben posizionati, e si utilizzano con sicurezza ed efficacia.

La funzione di selezione punto AF tramite TouchPAD (disattivabile) va nella direzione giusta. Precisiamo che, nonostante sia ben implementata, con possibilità tra l'altro di funzionare in modalità "solo PAD", "touchscreen convenzionale" o entrambe, risulta meno pratica di un joystick fisico (obbliga a staccare un po' gli occhi dal mirino, e si rischia costantemente di spostare il punto AF toccando il display con il naso). Ciò non di meno, è di gran lunga preferibile alla precedente soluzione (pressione del pulsante centrale del PAD per passare dalla selezione punto AF all'operatività standard), e rende maggior giustizia ad alcune modalità AF davvero brillanti; modalità come, ad esempio, lo Spot flessibile con inseguimento, che già sulla A6300 funzionava davvero molto bene, ma che in assenza di controllo diretto risultava difficile da utilizzare. 

Proprio il sistema autofocus è, in effetti, un indiscutibile punti di forza di questo modello: reattività    invidiabile, ottime doti di inseguimento e numerose modalità di funzionamento (vedi recensione A6300 o il video di approfondimento dedicato al sistema AF). Volendo trovare il difetto a tutti i costi, avremmo preferito maggiori possibilità di personalizzazione della risposta in modalità AF continuo/inseguimento; l'approccio "semplificato" – almeno in questa circostanza – di Sony fa comunque un ottimo lavoro, ed è coerente con l'indirizzo consumer del prodotto.

Un punto debole di questo prodotto, purtroppo sempre più evidente, è viceversa costituito dal mirino elettronico. Seppur tra i migliori della categoria, al crescere delle performance della fotocamera emergono tutti i limiti dell'EVF: il ritardo di commutazione tra display e mirino (circa mezzo secondo oltre al lag introdotto dal sensore eye-control), il black-out pronunciato in scatto continuo fino a 8fps (oltre non viene più visualizzata la scena reale, ma una sequenza dei fotogrammi già catturati)…
La semplice revisione dello scatto nel mirino castra pesantemente la reattività della fotocamera in scatto singolo, che altrimenti (grazie alla fulminea risposta del sistema AF e dello shutter lag inesistente) sarebbe fenomenale - consigliamo, a proposito, di disabilitare la revisione automatica.

Fa piacere trovare, tra le pagine di un menu leggermente rivisitato, nuove funzioni come la misurazione Spot+ (Highlight), che protegge le alte luci, così come un'evoluta gestione Auto ISO con accesso immediato a tempi di sicurezza fino a 1/4000s, e un bilanciamento automatico del bianco a tre posizioni (Normale, Atmosfera, Bianco).

Rimane il problema di fondo della curva di apprendimento molto ripida, tipica dell'approccio Sony: molte delle interessanti funzioni della A6500 rischiano di passare inosservate, "perse" tra un menu che conta 30 pagine solo per ciò che riguarda impostazione immagine, filmati e fotocamera (escluse sezioni wireless, App e riproduzione). Il fatto che l'unica vera guida alle funzioni – peraltro non la più esaustiva mai vista – sia disponibile solo online, certamente non aiuta.

A proposito di online, a cinque anni dall'introduzione ci sembra giunto il momento di fare il punto sulle PlayMemories Camera Apps, vale a dire la soluzione di espansione delle funzionalità (a pagamento e non) introdotta da Sony in analogia al modo d'uso degli Smartphone. Ebbene, l'impressione è che, in tutto questo tempo, non si sia mosso granché su questo fronte: sono disponibili a oggi una trentina di App in tutto, più di metà delle quali a pagamento. Per le App più interessanti (light painting, effetti di luce, time-lapse, esposizione multipla, cielo HDR…) bisogna sborsare tipicamente circa 5 o circa 10 Euro, ma l'App più costosa (Filtro digitale) ne costa circa 30. Semplicemente, a oggi, manca una "massa critica" di applicazioni gratuite per rendere davvero interessante questo strumento.