Leica M Monochrom Typ 246, bianconero atto secondo

Leica M Monochrom Typ 246, bianconero atto secondo

di Alberto De Bernardi , pubblicato il

“Leica rinnova la sua Monochrom, aggiornando la precedente versione basata sul sensore CCD della M9 all'attuale sensore CMOS delle M e M-P Typ 240. ”

Impressioni d'uso

Che Leica sia un marchio tradizionalista non è un mistero. Basti considerare che l'unico automatismo attualmente disponibile, Priorità di diaframmi, è stato introdotto solo nel 2002 con la M7!

Il modo d'uso è quindi quello classico, oggi parzialmente riproposto dalle Fujifilm X. La ghiera dei diaframmi si trova sul corpo obiettivo, e - serve dirlo?!? - si tratta di diaframma meccanico; non è quindi disponibile la posizione "A" che consentirebbe di lavorare in Priorità di tempo. La posizione "A" è invece disponibile sulla ghiera dei tempi e, come detto, dal 2002 consente agli utenti Leica M di lavorare in Priorità di diaframma; viceversa, selezionare un qualsiasi valore diverso da A equivale a lavorare in esposizione manuale.

Mancando di fatto ogni funzione elettronica, l'utilizzo della Monochrom Typ 246 (di ogni M, in effetti) è davvero immediato - in doppia accezione: bastano pochi istanti per capire il funzionamento della macchina, e la sua reattività è sempre istantanea.

Abbiamo già sottolineato, nella pagina precedente, come le prestazioni non si possano assolutamente considerare elevate. In compenso, senza sistema AF che magari fatica ad agganciare il soggetto, senza mirino elettronico di cui attendere accensione o commutazione, senza oscuramento tra uno scatto e il successivo a causa dello specchio reflex, la Leica M è uno strumento ideale per "cogliere l'attimo" in scatto singolo.  


Elaborazione in-camera: nitidezza e contrasto elevati.

L'impatto con il mirino a telemetro e con la messa a fuoco manuale, però, è traumatico per chiunque abbia perso dimestichezza con questa pratica, tanto che, per quanti si avvicinano alla fotografia senza aver mai visto una fotocamera manual-focus, può essere di per sé motivo di rinuncia.

Per quanti non conoscessero il telemetro Leica, di tratta di un quadratino al centro dell'immagine che mostra due scorci della stessa scena parzialmente trasparenti e sovrapposti tra loro; il soggetto è a fuoco quando le due immagini si sovrappongono perfettamente. L'operazione richiede un po' di pratica. In compenso, il telemetro rimane utilizzabile anche in condizioni di luce molto bassa, laddove un sistema AF di modeste prestazioni potrebbe facilmente entrare in crisi.


Elaborazione in-camera: blu, selenio e sepia.

Il mirino delle M ha un'altra particolarità da considerare: essendo non-TTL, la visione non cambia con la focale impostata. Tutto ciò che si ha a disposizione è una doppia cornice luminosa che, secondo l'ottica installata, mostra il limite dell'inquadratura per le focali 28 e 90mm, 35 e 135mm, 50 e75mm. Con un ingrandimento del mirino pari a 0,68x, questo approccio è ottimo per la focale di 50mm, il cui riquadro lascia un piccolo bordo ai margini del mirino che consente al fotografo di tenere sotto controllo una parte più ampia di scena rispetto a quella inquadrata, e di vedere così cosa sta succedendo nelle immediate vicinanze - di fatto, cosa sta per entrare nel campo inquadrato, il che è molto utile nel reportage.

Con focali grandangolari o piccolo tele, però, la cornice esce dal campo visivo o si fa troppo piccola per consentire di comporre con precisione. Inoltre, il riquadro corrisponde al campo effettivamente inquadrato solo a 2 metri di distanza; all'infinito, il campo inquadrato sarà superiore (fino al 18% con il 135mm), a meno di 2 metri sarà leggermente inferiore. Il riquadro da quindi solo un'idea dell'inquadratura, non una sua esatta rappresentazione.


Il JPEG (in alto) può essere regolato per nitidezza e contrasto, ma già con le impostazioni standard appare molto inciso e contrastato. Dal RAW, com'è normale che sia, è possibile recuperare meglio luci e ombre, ma la gamma dinamica non è comunque particolarmente ampia.

Pur con tutti questi limiti, il sistema a telemetro e messa a fuoco manuale sa ancora conquistare e, tempo qualche giorno per acquisire la pratica necessaria, ricompensa con quello che è indiscutibilmente un suo grande pregio: l'affidabilità! Il fotografo sa sempre qual'é il suo soggetto, e la frustrazione dello scatto mancato per l'imperfezione della fotocamera diventa un ricordo. Quanto a velocità, beh ... la messa a fuoco è veloce quanto lo è la mano del fotografo, e non è impossibile che sia più elevata rispetto a un sistema reflex con ottica AF di livello base. Si tenga poi presente che diversi reporter, anche in presenza di sistemi AF, lavorano con il 35mm in MF impostato alla distanza iperfocale.

Con questo non intendiamo dire, sia chiaro, che il sistema Leica M sia la soluzione ideale o giusta per tutti, e che una moderna reflex non abbia ragione di esistere. Intendiamo dire semplicemente che, per un certo genere fotografico (street/reportage soprattutto, ma anche paesaggio o ritratto) e per un certo approccio fotografico, meditato e riflessivo, il sistema a telemetro è tutt'oggi perfettamente attuale.