Panasonic Lumix LX5: compatta luminosa

Panasonic Lumix LX5: compatta luminosa

di Roberto Colombo , pubblicato il

“Durante un incontro nella sede italiana di Panasonic abbiamo avuto un primo contatto con la compatta premium Lumix LX5: supporto RAW, ottica luminosa e corretta, sensore più grosso della media rappresentano un mix interessante”

Panasonic Lumix LX5 - Buon primo impatto

Solitamente i termini 'controllo della profondità di campo' e 'fotocamera compatta' non vanno molto d'accordo: le ridotte dimensioni dei sensori solitamente utilizzati (il formato più in uso è il 1/2,3") abbinate a ottiche non particolarmente luminose rendono le compatte macchine con una profondità di campo abbastanza estesa anche alle massime aperture.


Le dimensioni reali dei due sensori (rettangoli interni) e le stesse proporzioni ingrandite per meglio mostrare la differenza dimensionale

Grazie all'ottica f/2.0 e al sensore meno microscopico del solito (formato 1/1,63") Lumix LX5 lascia abbastanza stupiti sul fronte del controllo della profondità di campo. A tutta apertura si possono ottenere sfocati molto interessanti: inoltre l'obiettivo mantiene al centro una buona nitidezza anche a diaframma tutto aperto, permettendo di giocare in modo creativo con il dettaglio e lo sfocato.

 

L'ottica offre una focale di attacco grandangolare, pari a 24mm equivalenti, offrendo un ampio angolo di campo: la distorsione a barilotto alla focale minima è evidente e da tenere in considerazione in caso di presenza di linee rette ai bordi dell'inquadratura, ma è tale da non risultare troppo fastidiosa. Più contenuta ed evidente solo all'occhio attento la distorsione a cuscino alle focali più lunghe.

 
L'immagine JPEG uscita dalla macchina a confronto di quella sviluppata dal RAW con Adobe Camera Raw

La possibilità di salvare i file RAW è certamente una delle marce in più di questa compatta e permette di ottenere scatti di ottima qualità. La possibilità di recuperare dettagli schiarendo le ombre è buona, anche se chiede di contrappasso di accettare l'insorgenza di una buona dose di rumore, anche a sensibilità ISO contenute. Molto limitato è invece (quasi nullo in molti casi) è il livello di intervento sulle alte luci: la minima pelatura le rende totalmente irrecuperabili.


ISO 800

Naturalmente trattandosi di un sensore CCD di ridotte dimensioni è inutile pretendere prestazioni di rilievo alle alte sensibilità: già a 800 ISO in condizioni difficili, come ad esempio scarsa illuminazione, luci molto calde o con bilanciamento complesso, riproduzione di mezzi toni e toni scuri, il rumore è evidente e la battaglia per contenerlo mantenendo comunque un buon dettaglio porta all'insorgenza di molti artefatti, decisamente evidenti nei particolari al 100%.


ISO 6400

La sensibilità arriva a risoluzione piena fino a 3200 ISO, un valore davvero limite, mentre per spingersi oltre i tecnici Panasonic, come spesso accade in questo settore, hanno deciso di utilizzare una risoluzione ridotta a circa 3 megapixel: tenendo conto che la macchina permette di arrivare a 12800 ISO i risultati sono più che accettabili, se presi con la consapevolezza del mezzo con cui sono stati scattati. Meglio avere una marcia in più 'ridotta' nelle condizioni difficile che trovarsi poi in post produzione una serie di foto mosse. In particolare le sensibilità più alte ci sembrano pienamente utilizzabili per gli usi di piccolo formato, come la riduzione delle foto a wallpaper oppure la stampa fino a 13x18cm.

 
Il bianco e nero proposto dalla macchina e la nostra interpretazione in post produzione a partire dal RAW con ACR e Photoshop

La macchina offre i classici modi creativi di simulazione pellicola. Rispetto a quanto abbiamo visto sulle mirrorless i risultati sono abbastanza deludenti e, se consideriamo che il supporto RAW offre la massima libertà in post produzione, l'utilità è davvero ridotta. Nella prossima pagina trovate la galleria fotografica con tutti gli scatti del primo contatto, con diversi scatti proposti anche in particolari al 100%.