Sony Alpha 100, una reflex alla prova dei fatti

Sony Alpha 100, una reflex alla prova dei fatti

di Roberto Colombo , pubblicato il

“A qualche mese dall'arrivo sul mercato e in attesa di conoscere quali reflex digitali la seguiranno in casa Sony, abbiamo analizzato la Alpha 100, prima DSLR del produttore giapponese. La fotocamera nasce dopo il matrimonio con Minolta e in pratica prende il testimone della serie Dynax D, sperando di fare breccia fra gli appassionati, di solito piuttosto esigenti”

Sony Alpha 100

La Sony Alpha 100 raccoglie l'eredità della Minolta Dynax 5D, della quale in pratica rappresenta l'evoluzione. Abbiamo avuto modo di provare il kit DSLR-A100W dotato di corpo macchina, zoom standard (DT 18-70mm F3,5-5,6) e teleobiettivo (75 - 300 mm F4,5 - 5,6). Il parco ottiche è comunque vasto potendo contare su più di 20 obiettivi Sony e Carl Zeiss e anche su tutto il parco lenti Konica Minolta con innesto a baionetta tipo A.

Pur puntando alla fascia prosumer la macchina è caratterizzata da una buona qualità costruttiva generale. Il corpo macchina utilizza materiali sintetici per la costruzione, ma nonostante questo al tatto e durante tutte le fasi d'uso la macchina dà una buona sensazione di solidità. Il bocchettone di innesto degli obiettivi è in metallo; diverso il discorso per le ottiche, nel caso dello zoom standard l'innesto è in plastica, mentre quello del teleobiettivo è in metallo.

Al momento della sua uscita sul mercato, da cui sono passati diversi mesi, la Sony Alpha si è presentata fin da subito con le carte in regola per essere una degna concorrente. Tra queste lo stabilizzatore per spostamento del sensore, a cui è legato anche il sistema di eliminazione della polvere, che sfrutta sempre la vibrazione del sensore. Lo stabilizzatore fa parte dell'eredità Minolta, ma muta il suo nome da Anti Shake a Super Steady Shot. Messo alla prova sul campo ha dimostrato di essere efficace, permettendo di scattare con tempi di due o tre stop superiori a quelli di 'sicurezza' con l'anti mosso disinserito.

Nonostante l'adozione del pentaspecchio il mirino risulta luminoso e fornisce un'ottima copertura, pari al 95% dell'immagine reale. Con i dovuti arrotondamenti e adozioni di materiali diversi la parentela con la Dynax 5D è evidente anche nella forma del corpo macchina e nella disposizione dei comandi. Tra questi si nota con piacere il permanere della ghiera di controllo a sinistra della piramide del pentaspecchio, che anzi subisce alcune migliorie, e ora permette di tenere sotto controllo le principali regolazioni senza la necessità di acccedere al menù.


Gli obiettivi forniti nel kit coi rispettivi paraluce

Entrambi gli obiettivi forniti nel kit (zoom standard DT 18-70mm F3,5-5,6 e teleobiettivo 75 - 300 mm F4,5 - 5,6) tradiscono una fattura economica, ma hanno prestazioni sufficienti per lo start-up; coprendo una focale compresa tra 18 e 300 millimetri (circa 27-450 mm equivalenti in formato 35mm) il kit copre una focale ampia anche se, in condizioni d'uso particolari la poca luminosità può risultare limitante. In ogni caso formano una base su cui il fotografo potrà costruire un parco ottiche adatto alle condizioni di ripresa che più gli interessano. La poca luminosità degli obiettivi ha anche ripercussioni pesanti sulla messa a fuoco automatica che, anche in condizioni neanche troppo spinte, spesso risulta lento e impreciso.